Clamorosa rivelazione del quotidiano Haaretz che in un articolo anticipa alcuni brani dell’autobiografia di Hassan Yousef, figlio di uno dei leader del gruppo islamico, in cui si legge la confessione: “Dal 1996 ho lavorato per i servizi israeliani"
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Il figlio di uno dei fondatori di Hamas spiava per i servizi segreti israeliani dello Shin Bet e le sue soffiate hanno permesso di sventare decine di attentati suicidi. A rivelarlo è un articolo del "magazine" di Haaretz che anticipa brani dell'autobiografia "Figlio di Hamas" del 32enne Mosab Hassan Yousef, che si è convertito al cristianesimo e dal 2007 vive in California. Mosab è figlio dello sceicco Hassan Yousef, fondatore del movimento islamico palestinese e uno dei suoi capi in Cisgiordania.
Il giornale israeliano scrive che le informazioni fornite da Mosab favorirono l'arresto del capo militare di Hamas in Cisgiordania e di Abdullah Barghuti, l'artificiere dell'attentato kamikaze alla Sbarro di Gerusalemme che nel 2001 fece 15 morti. Assoldato dallo Shin Bet nel 1996 mentre era detenuto in un carcere israeliano, a Mosab fu dato il nome in codice "Principe verde", chiara allusione al colore del movimento di resistenza islamica. Per gli 007 israeliani la fonte più affidabile all'interno di Hamas e il giovane palestinese avrebbe avuto un ruolo nell'arresto di Marwan Barghuti, leader di Fatah e figura-simbolo della seconda intifada del 2000, oltre ad aver convinto gli israeliani a rinunciare all'assassinio di suo padre.
In una precedente intervista, Mosab aveva raccontato l'ossessione di Hamas per le spie e come chiunque fosse sospettato di collaborazionismo venisse torturato in modo orribile, infilandogli chiodi sotto le unghie o ustionandolo con pezzi di plastica incandescente. Dopo l'incontro con un missionario protestante al Muro del Pianto si convertì al Cristianesimo, nel 2000, ma lo ha reso noto solo nell'agosto 2008, dopo la fuga dalla Cisgiordania. Poi il trasferimento negli Usa, dove ha collaborato con l'Fbi e rivelato molti segreti di Hamas. Per questo Al Qaeda l'ha messo sulla sua lista di obiettivi da eliminare, con una taglia sulla sua testa.
L'autobiografia, scritta insieme a Ron Brackin, uscirà negli Usa la settimana prossima. Nel libro Yousef jr. afferma che vorrebbe andare a Gaza "per indossare un'uniforme dell'esercito israeliano e lanciare una spedizione per liberare il caporale Gilad Shalit", tenuto prigioniero da miliziani di Hamas dal 1996.
"Tanta gente gli deve la vita e neppure lo sa", ha affermato il Capitano Loai, nome in codice dell'agente dello Shin Bet che gestiva il contatto con Mosab, "gente che ha fatto molto meno ha ricevuto il premio di Israele per la sicurezza e lui certamente lo merita". Il Capitano Loai ha lodato la straordinaria capacità del giovane di elaborare le informazioni per prevenire gli attentati. "Una volta sapevamo che a un kamikaze con una maglietta rossa sarebbe stata consegnata una cintura esplosiva nella piazza Manara di Ramallah", ha rievocato, "sapevamo solo che era sulla ventina e spedimmo lì il Principe verde che lo individuò subito e ci diede la targa dell'auto su cui salì, permettendoci di arrestarlo".
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Il giornale israeliano scrive che le informazioni fornite da Mosab favorirono l'arresto del capo militare di Hamas in Cisgiordania e di Abdullah Barghuti, l'artificiere dell'attentato kamikaze alla Sbarro di Gerusalemme che nel 2001 fece 15 morti. Assoldato dallo Shin Bet nel 1996 mentre era detenuto in un carcere israeliano, a Mosab fu dato il nome in codice "Principe verde", chiara allusione al colore del movimento di resistenza islamica. Per gli 007 israeliani la fonte più affidabile all'interno di Hamas e il giovane palestinese avrebbe avuto un ruolo nell'arresto di Marwan Barghuti, leader di Fatah e figura-simbolo della seconda intifada del 2000, oltre ad aver convinto gli israeliani a rinunciare all'assassinio di suo padre.
In una precedente intervista, Mosab aveva raccontato l'ossessione di Hamas per le spie e come chiunque fosse sospettato di collaborazionismo venisse torturato in modo orribile, infilandogli chiodi sotto le unghie o ustionandolo con pezzi di plastica incandescente. Dopo l'incontro con un missionario protestante al Muro del Pianto si convertì al Cristianesimo, nel 2000, ma lo ha reso noto solo nell'agosto 2008, dopo la fuga dalla Cisgiordania. Poi il trasferimento negli Usa, dove ha collaborato con l'Fbi e rivelato molti segreti di Hamas. Per questo Al Qaeda l'ha messo sulla sua lista di obiettivi da eliminare, con una taglia sulla sua testa.
L'autobiografia, scritta insieme a Ron Brackin, uscirà negli Usa la settimana prossima. Nel libro Yousef jr. afferma che vorrebbe andare a Gaza "per indossare un'uniforme dell'esercito israeliano e lanciare una spedizione per liberare il caporale Gilad Shalit", tenuto prigioniero da miliziani di Hamas dal 1996.
"Tanta gente gli deve la vita e neppure lo sa", ha affermato il Capitano Loai, nome in codice dell'agente dello Shin Bet che gestiva il contatto con Mosab, "gente che ha fatto molto meno ha ricevuto il premio di Israele per la sicurezza e lui certamente lo merita". Il Capitano Loai ha lodato la straordinaria capacità del giovane di elaborare le informazioni per prevenire gli attentati. "Una volta sapevamo che a un kamikaze con una maglietta rossa sarebbe stata consegnata una cintura esplosiva nella piazza Manara di Ramallah", ha rievocato, "sapevamo solo che era sulla ventina e spedimmo lì il Principe verde che lo individuò subito e ci diede la targa dell'auto su cui salì, permettendoci di arrestarlo".
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