Nell'isola caraibica si è smesso di scavare, anche se una squadra messicana continua imperterrita. Ora che l'emergenza si è raffreddata, dalle Nazioni unite dicono: "servono tende per gli sfollati" e i medici lanciano l'allarme epidemie
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Caos senza controllo. Ad Haiti alcuni caschi blu uruguayani sono stati costretti ad interrompere la distribuzioni di alimenti, di fronte all'impossibilità di mantenere l'ordine nella calca degli affamati. Colpi di fucile in aria per calmare la ressa. Poi i militari hanno dovuto abbandonare il posto. A 2 settimane dal sisma le ricerche di sopravvissuti sotto le macerie sono ufficialmente terminate. Eppure una squadra messicana diretta da Hector Mendez continua il lavoro non stop: 13 le persone estratte vive. Ora scavano attorno a quel che resta del Montana Hotel, a Petionville, nella periferia della capitale. L’equipe ritiene che lì sotto ci sia ancora qualcuno in vita. Secondo una stima del governo haitiano, il terremoto ha ucciso almeno 120.000 persone. Circa 1 milione i senza tetto.
Per questo servono al più presto 200mila tende per ospitare il milione di persone sfollate dal terremoto. Per ora solo una frazione delle tende richieste sono nel Paese o in arrivo, affermano le Nazioni Unite nell'ultimo rapporto sulla situazione nell'isola. Il bisogno di tende è particolarmente urgente in vista dell'arrivo della stagione delle piogge, che ha inizio in aprile. Sono inoltre ancora necessari decine di milioni di pasti pronti al consumo e migliaia di persone che hanno dovuto subire amputazioni hanno bisogno di seguire terapie, precisa la nota dell'Ufficio dell'Onu per il coordinamento degli Affari umanitari (Ocha). Il governo - riferisce l'Onu - ha fatto sapere che i movimenti di popolazione verso le zone rurali a nord e ovest di Port-au-Prince sono rallentati. I soccorso sanitari si spostano gradualmente dalle emergenze chirurgiche alle cure di base, mentre continua la distribuzione dell'assistenza a Port-au-Prince e nelle altre zone colpite, quali Jacmel, Carrefour, Leogane e Petit Goave.
Intatnto si terrà a marzo alle Nazioni Unite di New York la conferenza internazionale sugli aiuti per la ricostruzione di Haiti. L'annuncio è stato dato a Montreal, dove si è svolta una riunione preparatoria per la conferenza. ''Ci vorranno almeno dieci anni per la ricostruzione di Haiti'', ha detto il premier haitiano Jean-Max Bellerive. Mentre il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha sottolineato la necessità di migliorare il coordinamento internazionale degli aiuti.
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Per questo servono al più presto 200mila tende per ospitare il milione di persone sfollate dal terremoto. Per ora solo una frazione delle tende richieste sono nel Paese o in arrivo, affermano le Nazioni Unite nell'ultimo rapporto sulla situazione nell'isola. Il bisogno di tende è particolarmente urgente in vista dell'arrivo della stagione delle piogge, che ha inizio in aprile. Sono inoltre ancora necessari decine di milioni di pasti pronti al consumo e migliaia di persone che hanno dovuto subire amputazioni hanno bisogno di seguire terapie, precisa la nota dell'Ufficio dell'Onu per il coordinamento degli Affari umanitari (Ocha). Il governo - riferisce l'Onu - ha fatto sapere che i movimenti di popolazione verso le zone rurali a nord e ovest di Port-au-Prince sono rallentati. I soccorso sanitari si spostano gradualmente dalle emergenze chirurgiche alle cure di base, mentre continua la distribuzione dell'assistenza a Port-au-Prince e nelle altre zone colpite, quali Jacmel, Carrefour, Leogane e Petit Goave.
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