Haiti appesa a un filo, quello della Rete

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Il sisma ad Haiti ha distrutto qualsiasi infrastruttura di telecomunicazioni. L'unico sistema per comunicare con l'isola resta il Web. "La situazione è drammatica" racconta un'operatrice umanitaria grazie a Skype

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Port-au-Prince, la capitale haitiana, è distrutta. Il terremoto che martedì sera ha scosso il paese ha inghiottito case, scuole, ospedali, interi palazzi. Le linee telefoniche, se non sono interrotte, funzionano a singhiozzi. Resiste solo Internet.
La capitale di Haiti è appesa a un filo. Quello della Rete.

Da Skype è arrivata la prima testimonianza del terremoto che ha investito il paese più povero d’America. Il volto di questo ragazzo e il suo racconto del panico che ha inghiottito le strade della capitale hanno fatto il giro del mondo: " C'è tanta gente sotto le macerie. Ora è tutto distrutto, le linee telefoniche sono interrotte. Tutto, tranne Skype, è interrotto ".

Sempre attraverso Skype Fiammetta Cappellini, operatrice umanitaria italiana ad Haiti per conto dell’Avsi ( Associazione Volontari per il Servizio Internazionale ), restituisce il dramma di quelle ore e l’incertezza per la sorte toccata ad amici e parenti. “Per le strade vagano persone in preda a crisi di panico e di isteria, feriti in cerca di aiuto. Gli ospedali sono difficilmente raggiungibili, le strade della capitale impraticabili". E "la gente resta per strada, sia chi non ha più una casa sia chi teme nuove scosse".

Sono soprattutto i video amatoriali , caricati in rete anche poche ore dopo il sisma, a darci le dimensioni del disastro. E davanti a immagini come queste non servono commenti. 






Nelle ore della tragedia haitiana, Facebook si trasforma in valida alternativa al telefono. Sul social network amici e parenti riescono a comunicare attraverso la loro bacheca e, quando possibile, cercano di dare informazioni ad altri.
Sono in tanti a chiedere quale sia la situazione nel distretto di Fontamarra 27 . Il sollievo arriva dalla risposta dell’utente Mark che dice di essere in contatto con il padre che vive in quella zona: “ non sembrano esserci vittime. Sono crollati alcuni tetti, la gente è ancora per strada. E’ spaventata. Teme altre scosse e preferisce non rientrare nelle abitazioni ”.

Colpisce poi la grande quantità di foto posate . Haitiani lontano dalla loro terra d'origine cercano informazioni su mamma e papà, amici d’infanzia e conoscenti dei quali, da martedì sera, non hanno più notizie.
Claire Marie Guerre, cerca Mme Germanine ; Thompson Tintus , invece, cerca la sorella che lavora all’ospedale centrale. Il suo nome è Vanessa, e questa è la sua foto .
C’è anche chi spera di ritrovare famiglie intere e chi, come Barbara chiede notizie su Gérard le Chevallier membro delle Nazioni Unite; durante le scosse si trovava all’interno del palazzo dell’Onu.

Sono tante le iniziative del popolo della Rete. Celine, attraverso il suo blog , pubblica notizie sulle condizioni dei bambini dell'orfanotrofio Maison des Anges (la casa degli angeli). E gli utenti italiani nei loro post segnalano i siti, come quello della Croce Rossa internazionale , strutturati per offrire aiuti e informazioni certe sulle condizioni dei sopravvissuti al disastro.


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