Scontri in Iran, Shirin Ebadi parla a SKY TG24

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Al telefono da Londra il premio Nobel per la Pace del 2003 parla dell'arresto della sorella e degli incidenti in corso nel paese. Aumenta intanto la tensione tra Gran Bretagna e il regime degli Ayatollah


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La repressione attuata in questi giorni "così come gli arresti, di oltre 1500 persone, è illegale, fatta per spaventare la gente ". Lo ha affermato in un'intervista a SKY TG24 il premio Nobel iraniano Shirin Ebadi.

Commentando la vicenda della sorella Nushin, docente di medicina arrestata ieri sera da un reparto della sicurezza, la Ebadi - raggiunta a Londra - ammette: "Non sappiamo dove è rinchiusa. Gli avvocati non hanno avuto il permesso di incontrarla, come per tutti gli arrestati di questi giorni. Mia sorella è stata arrestata senza neanche un ordine di carcerazione. Non avevano il diritto di farlo".

Shirin Ebadi racconta che tre uomini e una donna si sono presentati ieri sera presso l'abitazione della sorella a Teheran. Dopo una perquisizione dell'edificio, hanno prelevato la  Nushin Ebadi, 47anni, e portato via il suo computer.
"L'hanno arrestata per costringermi a mettere fine al mio lavoro", ha detto il premio Nobel per la Pace, avvocatessa e attivista per i diritti umani di 62 anni. "Non ha fatto nulla di male, non è coinvolta nelle mie attività per i diritti umani e non ha mai partecipato ad alcuna protesta", ha aggiunto.

In Iran, ha continuato la Ebadi, le persone vengono fatte sparire per spaventare il popolo. Secondo l'avvocatessa le proteste al momento si sarebbero allargate a tutto il paese. "Le  conseguenze saranno negative per un regime che si dice islamico e che prende la sua legittimità dall'Islam. Eppure la gente è stata  attaccata nel giorno sacro dell'Ashura . Il governo parla di 8 morti e  60 feriti, ma sono le cifre sono molto più alte".
Ma la repressione non sembra destinata a fermare la protesta: "Nel giugno scorso (dopo le contestate presidenziali, ndr ) la gente è scesa in piazza contro brogli elettorali , ora - conclude la giurista - è una protesta non più di gente che ' cerca il proprio voto ' ma 'contro' il regime".

E intanto sale la tensione in Iran. Il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, ha detto oggi che se la Gran Bretagna non cesserà di parlare contro la repressione delle proteste in Iran, "riceverà un pugno in bocca". Lo riferisce l'agenzia Isna.

Ieri l'Iran ha vissuto un'altra giornata di scontri, dopo quella di domenica in cui sono morte 15 persone, come ha ammesso la stessa tv di Stato. Decine i riformisti arrestati, tra cui anche alcuni stretti collaboratori di Mousavi e dell'ex presidente Mohammad Khatami.

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