12 giorni per salvare il pianeta. L'obiettivo del summit è arrivare a un accordo che permetta di sostituire il protocollo di Kyoto che scade nel 2012
Dopo oltre due secoli a Copenaghen il mondo cerca una nuova rivoluzione industriale. Per dodici giorni, 192 Paesi e più di cento capi di Stato e di governo, tra cui quello statunitense Barack Obama e il premier cinese, Wen Jabao, si danno l'appuntamento per siglare un patto per stabilizzare il clima del pianeta.
L'obiettivo del summit, che si concluderà il 18 dicembre, è arrivare a un accordo che permetta di sostituire il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012. L'annuncio che Obama sarà presente alla fase finale del negoziato ha ravvivato l'ottimismo e l'attesa sui risultati è così palpabile che l'Onu, raggiunta quota 5.000, ha sospeso gli accrediti dei giornalisti. L'obiettivo largamente condiviso del summit è di limitare l'aumento della temperatura del mondo a due gradi centigradi.
Gli esperti stimano che per riuscirci occorre dimezzare le emissioni entro il 2050 rispetto al 1990. Finora, però, gli impegni annunciati dai Paesi industrializzati per il 2020 implicano un calo tra il 12 e il 16% delle loro emissioni, contro il 25-40% auspicato. Gli Usa, che con Barack Obama (atteso a Copenaghen il 18) hanno riportato il clima tra le loro priorità politiche, si sono impegnati a ridurre del 17% le loro emissioni entro il 2020.
Ma la Cina e l'India, pur professando la loro buona volontà, sono pronte a ribadire le "responsabilità storiche" dei Paesi industrializzati nel riscaldamento globale e a farle pesare sul tavolo del negoziato. L'Ue che si era già impegnata a ridurre le sue emissioni del 20 per cento rispetto al 1990, sta valutando se può arrivare al 30 per cento.
La bozza danese prevede un taglio delle emissioni del 30 per cento entro il 2020, del 50 per cento entro il 2050.
Le posizioni rimangono distanti, ma la presenza dei capi di Stato (non era mai più accaduto, dopo il vertice di Rio) fa sperare che si arrivi a un accordo politico sostanzioso.
Uno dei temi più spinosi rimane quello del finanzimento dei costi che i Paesi poveri dovranno sostenere per poter adottare tecnologie pulite e così ridurre le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra. Un'ipotesi di accordo è che i Paesi ricchi finanzieranno 10 miliardi di dollari all'anno, a partire dal 2012. Il segretario generale della Conferenza, Yvo de Boer, ha chiesto una corsia preferenziale per lo stanziamento di 30 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, una proposta sostenuta dall'Ue ma che incontra forti resistenze.
Il sito ufficiale del vertice di Copenaghen
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