In una sentenza chiave un tribunale australiano ha disposto che una casa di cura di Perth ponga in atto il desiderio di un paziente paraplegico che vuole morire e interrompa l'alimentazione
Stop all'alimentazione forzata. E' quanto stabilito da un tribunale australiano che ha accolto la richiesta di un uomo tetraplegico a interrompere le cure.
Un tema che in Italia ha acceso il dibattito politico e interrogato la società civile sul significato di eutanasia.
Una questione legata indissolubilmente al dramma privato e alla vicenda pubblica di Beppino Englaro, che per anni ha lottato per ottenere l'interruzione delle terapie che tenevano in vita Eluana, in stato di coma vegetativo per oltre 16 anni.
Dal giorno delle sua morte, il dibattito in Italia sembra essersi sopito.
La sentenza, emessa oggi dal giudice del tribunale di Perth, ha disposto che una casa di cura della città australiani ponga in atto il desiderio di un paziente paraplegico che vuole morire, e interrompa l'alimentazione. Il giudice capo della Corte suprema dell'Australia occidentale, Wayne Martin, ha stabilito che la casa di cura non avrà responsabilità penali interrompendo l'alimentazione e l'idratazione attraverso un tubo nello stomaco di Christian Rossiter, di 49 anni.
Secondo il giudice supremo dell'Australia occidentale, Wayne Martin, infatti Rossiter è una persona cosciente e in grado di assumere decisioni informate sul suo trattamento sanitario.
"Non riesco neppure a soffiarmi il naso. Neppure ad asciugare le lacrime dai miei occhi", ha dichiarato il paziente, ex agente di borsa e grande avventuriero. Nei giorni scorsi l'uomo aveva lanciato un appello affinche' gli fosse permesso di porre fine alla sua vita, da lui descritta come un "inferno". "Non ho paura della morte, solo del dolore", aveva dichiarato Rossiter, che soffre di una grave paralisi dopo aver subito diversi incidenti, tra cui la caduta da un palazzo e un incidente stradale avvenuto mentre andava in bicicletta.
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