Milano, guru tattoo rischia sfratto: aiutateci a trovare nuova sede

Lombardia
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Gian Maurizio Fercioni, il primo ad aprire uno studio di tatuaggi a Milano nel 1974, rischia lo sfratto dal suo Queequeg Tattoo Studio e il Museo del tatuaggio da lui fondato in via Mercato, a Brera, perchè il proprietario ha deciso dopo 23 anni di non rinnovare il contratto di affitto in scadenza a marzo 2023

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Gian Maurizio Fercioni fa parte della storia di Milano e non solo. Inizia giovanissimo a tatuare, a soli 15 anni, è il primo ad aprire un negozio di tattoo a Milano, nel 1974. Non solo, Fercioni è anche uno scenografo e costumista riconosciuto a livello internazionale, tra i fondatori del Teatro Franco Parenti cinquant’anni fa. Oggi, a 76 ani, rischia lo sfratto perché a causa di lavori di ristrutturazione del palazzo in cui si trova il suo Queequeg Tattoo Studio e il Museo del tatuaggio da lui fondato in via Mercato, a Brera, il proprietario ha deciso dopo 23 anni di non rinnovare il contratto di affitto in scadenza a marzo 2023.

La petizione

”Stanno ristrutturando e mandano via tutti gli inquilini - ha dichiarato all’AdnKronos Fercioni - mi ritrovo per cui a cercare un nuovo posto. Spero di riuscirci perché quando sentono la parola tatuaggio, diventa un’impresa un po’ ardua. Lo sfratto è momentaneo, in teoria, ma bisogna vedere quanto dureranno i lavori”. Perciò ha lanciato una petizione su change.org che ha già raccolto oltre 2.300 firme e ha chiesto aiuto all’assessorato alla Cultura e al sindaco di Milano per evitare che il suo studio-Museo chiuda per sempre.

"Importante conservare una tradizione antichissima"

“Pur avendo il patrocinio del Comune di Milano dal 2001, abbiamo lanciato l’appello un anno fa ma non siamo mai stati degnati d’interesse” afferma la moglie di Gianmaurizio, Luisa Gnecchi Ruscone. "Un consigliere regionale oggi è venuto a farci visita e ci hanno dato un appuntamento - spiega Luisa - andremo a parlare con l’assessorato. Il problema è che non sanno cosa sia il Museo del tatuaggio. Vorremmo che il Comune o la Regione Lombardia ci aiutassero a trovare una nuova sede dove continuare a svolgere questa attività. Un nuovo spazio, che abbia la stessa anima. Attualmente tra studio e museo sono 50 metri quadrati, ci interessa uno spazio simile dove si possa tatuare, uno spazio vivo, dove invitare tatuatori di varie tradizioni culturali, dalla Polinesia, India, America e Giappone. Io ho 70 anni e non sono tatuata - sottolinea Luisa -. Mio marito invece è ricoperto di tattoo ed è stato il primo ad aprire uno studio moderno di tatuaggi. Speriamo che qualcosa si stia muovendo perché è un vero peccato. Gli antropologi sostengono che il tatuaggio sia il primo oggetto cosciente con cui l'uomo si differenzia dal mondo animale. E’ importante conservare una tradizione culturale antichissima e di interesse così attuale”.

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