Milano, faida tra gruppi di trapper: 9 arresti. Nelle bande “regole di fedeltà e omertà"

Lombardia
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Tra i destinatari del provvedimento figura Mohamed Lamine Saida, detto Simba la Rue, accusato, tra l'altro, di sequestro di persona e lesioni su Mohamed Amine Amagour, il rapper Baby Touché, che il 9 giugno fu picchiato e tenuto dentro un'auto per 2 ore

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I carabinieri di Milano hanno eseguito un'ordinanza di custodia in carcere a carico di 9 persone per gravi fatti di violenza in un contesto di rivalità tra gruppi di trapper. Tra i destinatari del provvedimento del gip Guido Salvini, nell'inchiesta del pm Francesca Crupi, c'è Mohamed Lamine Saida, detto Simba la Rue, accusato, tra l'altro, di sequestro di persona e lesioni su Mohamed Amine Amagour, il rapper Baby Touché, che il 9 giugno fu picchiato e tenuto dentro un'auto per 2 ore e i video furono postati sui social. Simba, poi, a metà giugno subì un agguato e fu ferito a coltellate a Treviolo. Su questo caso indagano i pm di Bergamo.

Secondo gli investigatori, le due bande di trapper sono "governate da regole di fedeltà reciproca e di omertà" e si sono rese "protagoniste di reiterati episodi di violenza" seguiti "all'aspra conflittualità determinata dalle rivalità nella diffusione delle rispettive produzioni musicali", emerge dalle indagini. Gli arresti sono stati eseguiti tra Bergamo, Como e Lecco per accuse, a vario titolo, di sequestro di persona, rapina e lesioni aggravate.

Gli scontri tra i gruppi di Simba La Rue e Baby Touché

L'ordinanza cautelare riguarda nove presunti componenti, tra cui una ragazza di 20 anni, della banda di Simba La Rue, anche lui 20enne e nato in Tunisia. In particolare, a Simba e ad altri cinque viene contestato un episodio di rapina ai danni due giovani del gruppo di Baby Touché, che sarebbero stati pestati e colpiti anche con un coltello, il primo marzo scorso, per rubargli il portafoglio e un cellulare. Un fatto che, stando agli accertamenti, sarebbe stato una risposta ad un'altra aggressione subita da un ragazzo del gruppo di Simba. Sempre Simba con altri tre, tra cui il suo manager 24enne, avrebbe preso parte al sequestro ai danni di Touché, trapper padovano: l'avrebbero accerchiato in via Boifava a Milano, preso a calci e pugni e poi l'avrebbero caricato su una macchina. Sarebbe stato tenuto lì dentro per due ore, mentre sul suo account Instagram, ma anche su quello dei suoi aggressori, venivano pubblicati i video di quanto stava succedendo, con tanto di viso sanguinante e tumefatto del giovane, insulti e parole di dileggio. Era stato, poi, liberato a Calolziocorte, nel Lecchese.

Trapper
A sinistra Mohamed Lamine Saida, detto Simba la Rue, e a destra Mohamed Amine Amagour, detto Baby Touché - ©Ansa

Le indagini sui gruppi di trapper

Il blitz di stamani è scattato nell'ambito di un'inchiesta, condotta dai carabinieri della Compagnia di Milano Duomo, in cui è stata accertata una acerrima rivalità tra gruppi di giovani trapper, spesso di origine straniera o di seconda generazione, con tantissimi follower su Instagram. Contrasti che da mesi ormai a Milano hanno portato a diversi episodi di aggressioni, spesso spettacolarizzate e pubblicizzate sui social. Bande che, secondo le indagini, agirebbero come delle gang e per ottenere una supremazia sulle altre sia a Milano che in altre città. Anche l'agguato di metà giugno a Simba La Rue in provincia di Bergamo era stato rivendicato sui social da uno dei giovani della banda di Baby Touché.

Baby Touché: “Io sequestrato? Solo pubblicità”

"Siamo in normali rapporti. Con lo stesso abbiamo inscenato una finta faida fra di noi per fare spettacolo e per farci pubblicità", ha messo a verbale Baby Touché negando davanti agli investigatori di essere stato sequestrato e picchiato dal gruppo di Simba La Rue. "I video che sono stati pubblicati da me e da quelli che erano in macchina con me su Instagram - ha aggiunto il giovane - sono stati realizzati da me e dagli stessi ragazzi con cui ero in compagnia mentre eravamo a Milano. Preciso di aver incontrato Simba La Rue a Milano poco prima e nello stesso luogo da dove sono partito per venire a Calolziocorte (...) Ribadisco di non essere stato mai in pericolo e di non essere stato costretto da nessuno a fare alcunché contro la mia volontà". Per il gip di Milano Guido Salvini è "evidente che le menzogne riferite da Baby Touché siano finalizzate a non fare emergere l'esistenza di una faida tra le due bande nell'ambito della quale lui stesso è coinvolto per la commissione di gravi fatti di sangue". Una faida basata anche su un "meccanismo pubblicitario costruito intorno ai comportamenti e alle azioni delle bande, attraverso le canzoni, i video e i social network" che "punta all'imitazione e alla glorificazione delle azioni delittuose moltiplicando gli effetti pericolosi".

Le parole del gip di Milano

"Molti trapper anche milanesi sono di origine nordafricana, anche di seconda generazione, e le loro manifestazioni violente si ispirano in qualche modo ai tumulti che avvengono nelle banlieue francesi", osserva il gip di Milano Guido Salvini nell'ordinanza. A quanto si è saputo, durante le perquisizioni di stamani a Simba La Rue è stata trovata anche una pistola calibro 6.35 con quattro proiettili. Sempre dall'ordinanza viene a galla il "racconto", che era già presente su canali social, "dell'episodio che ha dato origine ai motivi di scontro tra le due gang in conflitto", quella di Simba e l'altra di Baby Touché. Ci fu, scrive il gip, "una iniziale pesante aggressione verbale subita dal trapper padovano" Touché, "mentre si trovava a Milano, in zona corso Como, aggressione posta in essere da Simba La Rue ed altri appartenenti al suo gruppo, che avrebbe generato questa 'guerra' tra bande".

“Spirale di violenza inarrestabile”

I giovani "che aggrediscono, nel giro di pochi giorni diventano quelli aggrediti, in una spirale di aggressioni-ritorsioni-aggressioni che si autoalimenta e che non appare altrimenti arrestabile e che con il passare del tempo produce crimini sempre più cruenti e pericolosi", scrive il gip nell'ordinanza. Tutto il "meccanismo pubblicitario costruito intorno ai comportamenti e alle azioni delle bande, attraverso le canzoni, i video e i social network", spiega il giudice, "punta all'imitazione e alla glorificazione delle azioni delittuose moltiplicando gli effetti pericolosi delle azioni stesse". La "dimensione sociale" in cui si muovono li ha portati "a una totale astrazione dalla realtà, che impedisce loro di percepire il disvalore ed il peso delle azioni criminose" e questa "continua sfida ad alzare sempre la posta in gioco, le continue ed improvvise ritorsioni, imprevedibili e 'spettacolari', sono ormai fortemente pericolose per la sicurezza pubblica" in una "dinamica di 'giustizia privata', realizzata con armi, minacce sui social, avvertimenti ed aggressioni spettacolari". Il fatto che "gli autori dei reati, e più in generale, gli appartenenti alle bande rivali, siano molto conosciuti e seguiti sui social network", dove annunciano anche "i prossimi 'obiettivi', rischia di portare numerosi ragazzi anche di giovanissima età a considerare 'normali' le azioni criminose poste in essere dagli esponenti delle gang". I follower hanno "seguito con coinvolgimento le evoluzioni della faida e hanno creato delle vere e proprie 'fazioni' di sostegno all'uno o all'altro gruppo, scontrandosi nei commenti e alzando ancor di più il livello di scontro".

“Lo abbiamo ferito bene”

"Lo abbiamo aperto bene, era pieno di sangue eh ... visto?",così Christopher Alan Momo, 23 anni e uno dei 9 giovani finiti in carcere, parlava in un'intercettazione della rapina del primo marzo scorso. Poco prima delle tre di quella notte Momo e Fabio Carter Gapea, 25 anni, nato a Palermo e anche lui in carcere da oggi, erano saliti a bordo di un'auto, riassume il gip, "ansimando e intrattenevano una conversazione" dalla quale "emergeva inequivocabilmente il fatto che l'aggressione" era stata "portata a termine con successo dal gruppo". Oltre a loro due e al presunto capo della banda, il trapper Simba La Rue, sono stati arrestati anche Marco Locatelli, bergamasco di 22 anni, Pape Ousmane Loum, 24 anni nato in Senegal, Ndiaga Faye, 25 anni e nato in Senegal, Chakib Mounir detto 'Malippa', 24 anni e manager di Simba, la ventenne Sara Ben Salha, nata a Monza, Mevljudin Hetem, 19 anni e di origine macedone. In un'altra intercettazione del 19 febbraio scorso Gapea diceva: "Sai come stavamo piangendo adesso se avevamo dietro il ferro (pistola, ndr)". E Momo: "Ci prendevano tutti .... stavano venendo qui altre tre macchine". Ancora Gapea: "Oggi abbiamo rischiato di brutto frate, se io portavo il ferro .... abbiamo sfiorato l'arresto bro". In un'altra conversazione la ragazza di 20 anni raccontava "di essersi fatta male, durante l'aggressione" e spiegava che la vittima, ferita, si era appoggiata "a lei e all'altra ragazza presente, sporcandole di sangue" e aggiunge: "Il suo sangue, fi.., volevo spalmarmelo in faccia il suo sangue di mer..".

Le aggressioni

Nelle indagini i carabinieri hanno perquisito anche l'abitazione di un minorenne, accusato in concorso di rapina e lesioni per l'episodio di via Settala, a Milano, del primo marzo scorso ai danni di un 22enne italiano e di un 27enne pugile tunisino, vicini al gruppo capeggiato da Baby Touché. Le indagini sono passate per le analisi dei tabulati telefonici e di decine di profili social dei personaggi coinvolti. Il movente della prima rapina, spiegano gli investigatori, era legato ad una precedente aggressione contro un componente del gruppo di Simba La Rue, che il 14 febbraio scorso, mentre si trovava vicino alla stazione di Padova, era stato "circondato e ripetutamente colpito da una decina di giovani". Il minorenne indagato era già stato arrestato nelle scorse settimane perché "destinatario di un ordine di esecuzione per la carcerazione" per scontare "una pena di 1 anno e 4 mesi per tentata estorsione, rapina, atti persecutori e minaccia". Sono stati denunciati anche altri due "appartenenti al gruppo di Simba La Rue per porto di armi od oggetti atti ad offendere e detenzione abusiva di armi e munizioni". Nel corso di un controllo in strada avevano nell'auto un coltello e una pistola 'scacciacani' "priva del tappo rosso con 16 munizioni".

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