'Ndrangheta: estorsioni e usura, 7 arresti tra Milano e Pavia

Lombardia

Le accuse sono di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, spaccio di stupefacenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti

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Gli agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Dda di Milano, stanno eseguendo nelle province di Milano e Pavia diverse misure cautelari nei confronti di persone ritenute responsabili di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, spaccio di stupefacenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Dieci gli indagati, di cui tre sono stati portati in carcere, quattro ai domiciliari e uno sottoposto alla misura dell'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Le operazioni vedono impegnati decine di poliziotti, anche della Squadra Mobile di Pavia.

La vicenda

Si stima che solo il giro di affari legato alle emissioni di false fatture ammontasse a diversi milioni di euro. Inoltre è stata scoperta una "vendita di denaro" da parte di alcuni degli indagati che consentiva di poter camuffare dei prestiti di tipo usuraio ed è stato riscontrato sfruttamento di manodopera in nero. Durante le indagini il Tribunale di Milano - Sezione Misure di Prevenzione - aveva emesso un decreto di sequestro a carico di uno degli indagati, risultato affiliato alla 'ndrangheta, in particolare alla locale di Giussano (Monza e Brianza), direttamente collegata alla locale di Guardavalle (Catanzaro). L'uomo è risultato gestore, attraverso una serie di prestanome, di società cartiere che emettevano false fatturazioni al fine di mascherare altre operazioni ed attività illecite. Nel 2019 inoltre gli erano stati confiscati 3 milioni di euro dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese.

Il racconto delle vittime

Nel corso delle indagini sono state raccolte le dichiarazioni di due presunte vittime di usura da parte dell'indagato destinatario del provvedimento di sequestro, che avrebbe prestato loro somme di denaro a tassi di interesse tra il 10% e il 30% mensili con la minaccia di pesanti conseguenze se non restituiti. "Mi fece un prospetto delle condizioni del prestito, dicendomi che se non avessi onorato gli impegni sarei stato gambizzato, nella migliore delle ipotesi", è il racconto contenuto nell'ordinanza del gip di Milano Fiammetta Modica, emessa su richiesta del pm Francesco De Tommasi. "Mi ha prospettato un prestito di 30mila euro con restituzione mensile del capitale di 10mila euro e interessi per circa 3mila euro". L'indagato gli avrebbe anche detto, stando al suo racconto, che un "addetto alle riscossioni" aveva "massacrato un signore di Dairago che si occupava di ceramiche e marmi e che aveva un ritardo di uno o due giorni nel pagamento della rata del prestito". 

Oltre ad un secondo episodio di usura ai danni di un'altra vittima, negli atti si parla anche di un caso di presunta estorsione, legato ad una fornitura di droga, nel corso del quale il presunto 'ndranghetista avrebbe pure sferrato "una testata" alla nuca "della vittima". 

Lo zio di Rino Gattuso citato nell'ordinanza

Nell'ordinanza del gip compare anche il nome di Damiano Gattuso, zio di Gennaro 'Rino' ex centrocampista del Milan e della Nazionale. Nel provvedimento, tuttavia, il parente dell'ex calciatore non risulta indagato. Gattuso viene citato da una delle vittime perché, stando al racconto di quest'ultima, l'avrebbe messa "in contatto" con l'affiliato alla mafia calabrese finito in carcere oggi. La vittima ha parlato di un "incontro presso un bar a Gallarate", provincia di Varese, a cui erano presenti lui, Damiano Gattuso e l'arrestato. Quest'ultimo gli avrebbe chiesto "di quanti soldi avessi bisogno e io gli dico 10mila euro, a tutta risposta lui mi dice - ha spiegato la vittima - ti costano il 40% (...) alla fine della discussione ci accordiamo per il 25% al mese". L'arrestato a quel punto avrebbe detto a Damiano Gattuso: "guarda che ne rispondi tu! Di questi soldi se lui non paga prima scanniamo a lui e poi veniamo da te! E a noi non interessa chi è tuo nipote!". 

Il gip: "Clima omertoso"

Il "clima omertoso", scrive ancora il gip, "ha impedito" di accertare "altri episodi di pattuizioni usurarie ma appare pacifico" come l'arrestato "ponesse a disposizione di una platea di imprenditori le società cartiere e il sistema della false fatturazioni". Lui stesso, secondo il gip, avrebbe detto "di svolgere questo 'lavoro' da oltre 30 anni". L'inchiesta del pm Francesco De Tommasi della Dda milanese è nata dalle dichiarazioni dell'imprenditore vittima di usura, arrestato 3 anni fa in un'inchiesta su un traffico illecito di rifiuti. Dall'indagine, scrive il gip Fiammetta Modica, è emersa la figura dell'arrestato, che ha la "dote" della "camorra" nel clan e che "vendeva denaro e, tramite un giro di società allo stesso sostanzialmente riconducibili e l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, forniva una copertura ad ingenti movimenti di soldi, funzionali a plurimi scopi suoi e dei suoi 'clienti'". E' venuto a galla "un sistema solido di 'cartiere' intestate a prestanome, quasi sempre coincidenti con i cosiddetti 'monetizzatori' e intestatari di conti correnti anche on line" pure presso una "banca tedesca". 

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