Offese a Silvia Romano, gip: imputazione coatta per Sallusti e Feltri

Lombardia

Sempre a Milano il gip Livio Cristofano ha invece accolto la richiesta di archiviazione della Procura nei confronti del critico d'arte Vittorio Sgarbi

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La gip di Milano Teresa De Pascale ha ordinato l'imputazione coatta per diffamazione aggravata e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa nei confronti dei giornalisti Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri, per le parole rivolte nel maggio 2020 a Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya nel novembre 2018 e liberata dopo un anno e mezzo di prigionia.

Archiviazione per Vittorio Sgarbi

Sempre a Milano il gip Livio Cristofano ha invece accolto la richiesta di archiviazione della Procura nei confronti del critico d'arte Vittorio Sgarbi, difeso dall'avvocato Giampaolo Cicconi, nell'inchiesta per diffamazione aggravata. Sgarbi nel maggio 2020 aveva sostenuto, nelle trasmissioni radiofoniche 'La Zanzara' e in quella televisiva 'Quarta Repubblica', che la cooperante doveva essere "arrestata per concorso esterno in associazione terroristica".

La vicenda

L'11 maggio 2020 Feltri, in qualità di direttore editoriale, scriveva un articolo su 'Libero' con il titolo "Silvia Romano: 'Mi sono convertita'. Abbiamo liberato un'islamica (…)", e sempre lo stesso giorno Sallusti su 'Il Giornale', di cui era direttore responsabile, pubblicava un altro articolo dal titolo "Schiaffo all'Italia. Islamica e felice Silvia l'Ingrata. Abbiamo pagato 4 milioni per salvarla, ma la volontaria è tornata con la divisa del nemico jihadista". Lo stesso Sallusti il 10 maggio 2020 postava un tweet con queste parole: "Silvia è tornata, bene, ma è stato come vedere un prigioniero dei campi dì concentramento orgogliosamente vestito da nazista. Non capisco, non capirò mai".

Le motivazioni dei giudici

Nel provvedimento con cui la gip De Pascale ha accolto la richiesta di opposizione all'archiviazione da parte di Yassine Lafram dell'Unione delle comunità islamiche, assistita da Fernando Giuri, si legge che le espressioni utilizzate dagli indagati "risultano certamente discriminazione della religione islamica (…) nonché potenzialmente idonee a istigare il comportamento del pubblico a commettere atti di discriminazione per motivi religiosi o razziali". Per quanto riguarda Sgarbi, il gip Cristofano ha sottolineato che le frasi utilizzate dal critico d'arte, "seppure dal contenuto aspro e dalle forme iperboliche, dovevano essere calate anche nel contesto pubblico in cui erano state rese: trattavasi, infatti, di programmi radio-televisivi c.d. talk show, notoriamente caratterizzati da interventi resi con toni di teatralizzazione e di spettacolarità, al fine di tenere alta l'attenzione e di attirare la curiosità del telespettatore". Il gip milanese nel provvedimento ha anche richiamato l'articolo prodotto dalla difesa di Sgarbi, pubblicato dal 'Il Giornale' nel maggio 2020, in cui, sotto forma di lettera aperta diretta alla Romano, Sgarbi chiariva l'intenzione di non voler offendere la cooperante, ma solo esprimere la sua personale e legittima opinione di non condividere la sua scelta di essersi convertita all'Islam. 

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