L'ipotesi di reato è traffico di influenze illecite. L'inchiesta vede al centro "trasferimenti di denaro" da parte del gruppo Onorato alla società del comico, la Beppe Grillo srl, per il pagamento di contratti pubblicitari tra il 2018 e il 2019. Perquisita anche la Casaleggio associati. L'avvocato difensore di Vincenzo Onorato: "Sono amici di antica data"
Beppe Grillo è indagato a Milano per traffico di influenze illecite per alcuni contratti pubblicitari sottoscritti dalla compagnia di navigazione Moby con il blog Beppegrillo.it. Secondo i magistrati, Vincenzo Onorato ha chiesto a Beppe Grillo una serie di interventi a favore di Moby spa che il leader del Movimento 5 stelle" ha veicolato a esponenti politici trasferendo quindi" all'armatore "le relative risposte", si legge in un comunicato del Procuratore della Repubblica di Milano facente funzione, Riccardo Targetti. Nell'ambito dell'inchiesta della guardia di finanza, coordinata dall'aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Cristiana Roveda, gli investigatori hanno perquisito anche la sede legale della Casaleggio associati. L'indagine riguarda anche un contratto per 600mila euro annui sottoscritto dalla stessa Casaleggio Associati con Moby spa nel triennio 2018-2020. Allo stato Davide Casaleggio, legale rappresentante e socio di maggioranza della società, non è indagato.
Difesa Onorato: "Sono amici di antica data"
"Sono amici di antica data, da circa 45 anni. È facile quindi che qualcosa possa essere stata equivocata, ma è necessario leggere gli atti". Lo ha detto all'Ansa, l'avvocato Pasquale Pantano, difensore di Vincenzo Onorato, l'armatore indagato a Milano con Beppe Grillo per traffico di influenze illecito.
Il capo d'imputazione
Il pm Cristiana Roveda e l'aggiunto Maurizio Romanelli, come si legge nel capo di imputazione, hanno ritenuto "illecita la mediazione operata" da Grillo sulla base sia "dell'entità degli importi versati o promessi" da Onorato, sia della "genericità delle cause dei contratti", sia "delle relazioni effettivamente esistenti ed utilizzate" dal leader del movimento Cinque Stelle "su espresse richieste" dell'armatore "nell'interesse del gruppo Moby". In pratica, ricostruisce il decreto di perquisizione, Grillo ha percepito 120mila euro all'anno sia nel 2018 sia nel 2019 "apparentemente come corrispettivo" per diffondere "su canali virtuali", come il sito beppegrillo.it, contenuti redazionali per il Marchio Moby. In cambio, secondo l'ipotesi da accertare, il fondatore di M5S avrebbe fatto avere, via chat, ai parlamentari del movimento da lui fondato le istanze di Onorato orientando l'intervento pubblico "favorevole agli interessi" della compagnia di navigazione allora in crisi finanziaria. Inoltre il comico avrebbe anche trasferito all'armatore "le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest'ultima". Quanto al contratto tra Moby spa e la Casaleggio associati, emerge sempre dalla ricostruzione riportata nel decreto di perquisizione e sequestro, prevedeva il versamento di 600mila euro nel triennio 2018-2020, per la stesura di un piano strategico e la campagna pubblicitaria 'io navigo Italiano'.
I contratti con Moby e le richieste di Onorato
Dalle attività investigative, spiega la Procura, è venuto a galla che la "società Beppe Grillo srl, di cui" il garante dei Cinque Stelle "è socio unico e legale rappresentante ha percepito da Moby spa 120mila euro annui negli anni 2018 e 2019 quale corrispettivo di un 'accordo di partnership'" per la "diffusione su canali virtuali di 'contenuti redazionali' per il marchio Moby". Inoltre, nel triennio 2018-2020 la stessa Moby ha anche "sottoscritto un contratto con la Casaleggio Associati srl che prevedeva il pagamento di 600mila euro annui quale corrispettivo per la stesura di un piano strategico e per la attuazione di strategie per sensibilizzare l'opinione pubblica e gli stakeholders alla tematica della limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano personale italiano e comunitario". In questo arco di tempo Onorato "ha richiesto", chiarisce la nota, a Grillo "una serie di interventi in favore di Moby" che il comico, a sua volta, avrebbe 'girato' ad altri politici riferendo poi all'armatore le "relative risposte". Per questo gli inquirenti hanno ritenuto necessario acquisire oggi la documentazione che riguarda i contratti e le relative prestazioni, su cui si sta indagando, e ogni altro documento utile. Le Fiamme Gialle stanno perquisendo anche "ulteriori soggetti a vario titolo coinvolti" nella vicenda.
Le chat con le richieste a Grillo per Moby
Da quanto è stato riferito le chat, con anche le riposte alle richieste avanzate da Onorato, sono state trasmesse dai pm dell'inchiesta Open. Ora gli inquirenti milanesi intendono accertare se i contratti pubblicitari fossero fittizi e se i relativi compensi percepiti dalla società del comico fossero il pagamento per prestazioni effettive o il prezzo per la "mediazione" politica.
La nascita delle indagini
Su Moby, ammessa al concordato preventivo di recente, è in corso un'inchiesta per bancarotta, coordinata dal pm Roberto Fontana, che vede indagati il patron Vincenzo Onorato e il figlio. Da una tranche di questa indagine, e in particolare da una relazione depositata da un consulente tecnico della Procura, è nato il filone per traffico di influenze illecite. Il fascicolo vede al centro "trasferimenti di denaro" da parte del gruppo Onorato alla società di Grillo che gestisce il sito, la Beppe Grillo srl, per il pagamento di contratti pubblicitari, tra il 2018 e il 2019. L'indagine era partita, tra l'altro, da una relazione tecnica, allegata al concordato preventivo e firmata da Stefani Chiaruttini, nella quale si parlava di 240mila euro versati alla Beppe Grillo srl per un contratto che va dal marzo 2018 al marzo 2020 "volto ad acquisire visibilità pubblicitarie per il proprio brand sul blog" del comico-politico, di 600 mila per due anni per la Casaleggio Associati per "sensibilizzare le istituzioni sul tema dei marittimo" e per "raggiungere una community di riferimento di 1 milione di persone".
Gli altri pagamenti riportati nella relazione
Inoltre, di 200 mila euro alla Fondazione Open "sostenitrice" di Matteo Renzi, di 100 mila euro al Comitato Change legato al presidente della Liguria Giovanni Toti, di 90 mila al Partito Democratico, per chiudere con 10 mila euro a Fratelli d'Italia. E ancora 550mila euro destinati a Roberto Mercuri (non indagato), ex braccio destro dell'ex vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, a cui si aggiungono, oltre ai 50 mila euro all'associazione senza fini di lucro "Fino a prova contraria", l'acquisto e la ristrutturazione per 4.5 milioni di una villa in Costa Smeralda per "rappresentanza" aziendale, appartamenti di lusso a Milano "in uso a rappresentanti del Cda", noleggio di jet privato e auto come Aston Martin e Rolls Royce, Mercedes o Maserati Levante. Allo stato, comunque, eccetto Beppe Grillo, gli altri nomi indicati nella relazione non risultano iscritti nel registro degli indagati.