No Green pass, minacce in chat al sindaco Sala: due indagati

Lombardia

Al termine delle indagini coordinate dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano, agenti della Polizia di Vercelli e Cagliari hanno eseguito due perquisizioni nei confronti di due utenti della chat "Basta dittatura! - proteste”. Uno dei due è un sottufficiale della Marina militare, ora non in servizio perché No vax

Due utenti della chat Telegram riconducibile al movimento No Green Pass “Basta dittatura! - proteste”, chiusa all’autorità giudiziaria di Torino, sono indagati per minacce gravi ai danni del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Al termine di un'attività investigativa coordinata dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano Alberto Nobili, la Polizia di Stato ha eseguito due perquisizioni nei loro confronti. I due indagati, entrambi senza precedenti, sono un 51enne del Sud Sardegna e un 50enne del Vercellese. Uno dei due è un sottufficiale della Marina militare, ora non in servizio perché No vax. A effettuare le perquisizioni sono stati i poliziotti di Vercelli e Cagliari. Tramite un video, il primo cittadino del capoluogo lombardo aveva detto che nella chat “ci sono i miei numeri di telefono, la mia email, si parla di decapitazione”. (COVID: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI IN ITALIA E NEL MONDO - I DATI DEI VACCINI IN ITALIA)

I decreti di perquisizione

Nei due decreti di perquisizione si parla di "gravi, minacciose e intimidatorie espressioni". Tra i commenti su quella chat, scrivono gli inquirenti, "molti dei quali dal tenore fortemente denigratorio ed offensivo" ne sono emersi "almeno due per i quali è configurabile la minaccia grave" e "aggravata per essere stata commessa contro un pubblico ufficiale". E vengono riportati, quindi, i due messaggi molto simili e violenti dei due cinquantenni, uno di Teulada (Cagliari) e l'altro di Crescentino (Vercelli). Le perquisizioni sono state disposte, si legge negli atti, anche per verificare se le due persone mantengono contatti stretti coi "gruppi 'no vax'" anche per organizzare le "numerose manifestazioni pubbliche non autorizzate" degli ultimi mesi e se siano tra i promotori. Il blitz è stato disposto anche per verificare se avessero a disposizione eventuali armi "in ragione della particolare violenta animosità intrinsecamente manifestata nella condotta", ossia nelle minacce sulla chat. 

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