Inchiesta università, indagato anche Massimo Galli. Pm: "Falsificò verbale concorso"

Lombardia
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Si tratta dell'inchiesta della procura di Milano su presunte iscrizioni e nomine irregolari per un episodio di turbativa e falso ideologico

C'è anche l'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli tra i docenti indagati nell'inchiesta della procura di Milano su presunte iscrizioni e nomine irregolari per un episodio di turbativa e falso ideologico. 

Le accuse a Galli

Galli in qualità di professore all'Università degli Studi di Milano, "dipartimento di scienze biomediche e cliniche" al Sacco, e di direttore del reparto di malattie infettive, avrebbe "turbato" con "promesse e collusioni", in concorso col dg della Asst Fatebenefratelli-Sacco Alessandro Visconti e la collega Manuela Nebuloni, la procedura per assumere a tempo determinato "quattro dirigenti biologi" per favorire in particolare "due candidate". Assunzioni che erano, invece, "fortemente" osteggiate da Maria Rita Gismondo, anche lei nota virologa del Sacco.  La procedura per l'assunzione dei 4 biologi per 8 mesi "da assegnare alla Uoc Malattie Infettive 3" era stata indetta dall'Asst Fatebenfratelli Sacco con "avviso pubblico del 15 aprile 2020", nel periodo della prima ondata Covid. Un'altra ipotesi di turbativa riguarda un posto da professore di ruolo all'Università Statale. Avrebbe truccato il "concorso" per favorire un candidato, risultato vincente, e avrebbe commesso un falso come componente della "commissione giudicatrice" sul verbale di "valutazione dei candidati" il 14 febbraio 2020. Avrebbe attestato che il "prospetto contenente i punteggi attribuiti fosse il risultato del lavoro collegiale", mentre fu "concordato" solo dopo, scrivono i pm. Per questa procedura sono indagati anche il candidato vincente Agostino Riva, la segretaria di Galli e due componenti della commissione giudicatrice, il professore dell'Università La Sapienza di Roma, Claudio Maria Mastroianni, e la professoressa dell'Università di Palermo, Claudia Colomba. E sarebbe stato penalizzato un altro candidato, Massimo Puoti del Niguarda di Milano. 

Il concorso per i biologi

Galli e Visconti avrebbero concordato, si legge nell'imputazione, che il primo "predisponesse un avviso pubblico modellato sulle caratteristiche delle due candidate che intendeva favorire", tra cui Arianna Gabrieli, "dichiarata vincitrice". E che "decidesse anche la composizione della commissione giudicatrice in modo da farvi entrare dei membri a lui favorevoli che avrebbero privilegiato le candidate da lui indicate". Circostanza, scrive la Procura, che non si sarebbe verificata "perché fortemente osteggiata" da Maria Rita Gismondo. Lei avrebbe anche "prospettato di rivolgersi all'Autorità Giudiziaria". E Manuela Nebuloni, professoressa e presidente della commissione giudicatrice, si sarebbe messa "a disposizione di Galli e del suo progetto illecito, anche tentando di riproporre la commissione che quest'ultimo aveva originariamente individuato per favorire le sue candidate". 

Crisanti: “Intatta la mia stima per Galli”

"Non posso commentare le indagini e la vicenda, perché non conosco il concorso e le persone coinvolte, ma ho una grande stima professionale di Massimo Galli. È una persona di grande integrità, come ho potuto constatare di persona, e la mia opinione su di lui non cambia”. Queste le parole di Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, sulle notizie relative al'inchiesta della procura di Milano. "Spesso gli elementi d'accusa emersi in fase di indagini preliminari - ha dichiarato all’ANSA Crisanti - vengono poi smentiti in fase dibattimentale. Posso solo dire che la mia stima per Galli rimane intatta".

Indagato anche Massimo Andreoni

Anche Massimo Andreoni, ordinario alla Sapienza di Roma, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e primario al policlinico Tor Vergata, risulta indagato nell'inchiesta. Andreoni deve rispondere di falso in concorso con Galli e altri colleghi, come componente della commissione giudicatrice del concorso bandito nel luglio 2020 per un professore di seconda fascia all'università di Torino. Come si legge nel capo di imputazione Andreoni e Galli, componenti della commissione giudicatrice con Claudio Maria Mastroianni della Sapienza di Roma, avrebbero sottoscritto la "relazione riassuntiva" che riguardava una riunione da remoto avvenuta la mattina del 21 settembre 2020 e nella "quale si dava atto che la commissione (...) ha definito preliminarmente i criteri per l'attribuzione dei punteggi da assegnare agli elementi oggetto di valutazione" e "ha proceduto quindi alla valutazione" di un candidato esprimendo nei suoi confronti "un motivato giudizio" attribuendo "il punteggio". Secondo il provvedimento dei pm Luigi Furno e Carlo Scalas e dell'aggiunto Maurizio Romanelli, i professori avrebbero attestato "contrariamente al vero, che l'elaborazione dei criteri e la valutazione del candidato fossero il risultato di un lavoro collegiale della commissione effettuato nel corso della riunione telematica mentre, in realtà, tale documento era stato predisposto solo" da Giovanni Di Perri, ordinario all'università di Torino (pure lui indagato per falso), "mentre Galli (...) non aveva partecipato ad alcuna riunione". 

Le perquisizioni

Da quanto risulta, sono in corso da questa mattina perquisizioni e acquisizioni di documenti da parte dei carabinieri del Nas di Milano nell'ambito di un'inchiesta nei confronti di 33 persone, tra cui 24 docenti delle università del capoluogo lombardo, Pavia, Torino, Roma e Palermo. 

L'indagine

L'indagine avviata nel marzo 2018, su segnalazione di irregolarità nella gestione delle iscrizioni a numero chiuso alla facoltà di Medicina e Odontoiatria dell'Università Statale di Milano, ha a oggetto più episodi di condizionamento delle assunzioni pubbliche di docenti ordinari ed associati - ma anche di assistenti e dirigenti ospedalieri - secondo criteri non meritocratici, ma volti a favorire specifici candidati tramite la preventiva "profilazione" dei bandi di concorso sul prescelto da favorire, e anche grazie alla puntuale scelta di compiacenti membri delle commissioni concorsuali. Secondo l'accusa, gli indagati "hanno inquinato sistematicamente la regolarità delle procedure di selezione" ai concorsi "sostituendo logiche clientelari al metodo meritocratico e al principio di imparzialità". Nell'inchiesta viene contestata, a vario titolo, anche l'accusa di associazione per delinquere.

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