Milano, evade il Fisco mentre è ai domiciliari: arrestato imprenditore

Lombardia

Secondo la Procura, l'uomo avrebbe impartito disposizioni per evadere il Fisco con fatture false e con i denaro dell'azienda avrebbe comprato un'imbarcazione, una moto, pagato trattamenti estetici per l'ex moglie e viaggi per i figli

Malgrado fosse già in detenzione domiciliare per una "condanna definitiva per reati tributari" avrebbe impartito disposizioni per evadere il Fisco con fatture false e con i soldi dell'impresa avrebbe comprato un'imbarcazione, in particolare un "taxi veneziano", una moto, ma anche pagato "trattamenti estetici" per l'ex moglie e viaggi per i figli. Per reati fiscali e fallimentari è stato arrestato, posto ai domiciliari, con altri due, dalla Gdf di Lecco, nell'inchiesta del pm di Milano Roberto Fontana su debiti tributari per 19 milioni, l'imprenditore Antonio Giuseppe Baldan di Baldan Group, azienda di cosmetica e benessere.

Le accuse all'imprenditore

L'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Baldan, 60 anni, è stata emessa dal gip di Milano Carlo Ottone De Marchi. L'inchiesta avrebbe accertato come due società di Baldan Group, attive nel settore della vendita di macchinari per l'estetica e per le quali la Procura di Milano aveva già avanzato richiesta di fallimento, operassero sul mercato "attraverso la sistematica omissione di ogni adempimento fiscale che ha costituito per anni" una "forma di auto finanziamento". A riprova ci sarebbe "la totale assenza, alla data della richiesta di fallimento, di debiti verso istituti di credito". I presunti illeciti, posti in essere inizialmente con una società sino al 2013, successivamente sono proseguiti "sotto una nuova veste giuridica in cui venivano contestualmente trasferiti tutti gli asset attivi, nonché i dipendenti della prima società, ormai gravata" da debiti fiscali per oltre "12 milioni di euro". Baldan e gli altri, tutti amministratori di fatto o di diritto delle società, inoltre, per sottrarre a tassazione i proventi dell'impresa avrebbero creato società estere nel Regno Unito, Olanda, Svizzera, Germania, gestite di fatto dalla società italiana. Così, spiegano gli investigatori, si sarebbero poi accumulati debiti col Fisco e previdenziali per oltre 19 milioni. In più, il capitolo della distrazione dei fondi societari per "fini personali", l'annotazione di fatture per operazioni inesistenti, l'utilizzo in compensazione di crediti tributari inesistenti e l'acquisizione di una società di diritto colombiana, un'operazione "priva di ogni ragione economico-imprenditoriale".

Il gip: “Feste con 96 bottiglie di vino”

Per Baldan, scrive il gip, "sarebbero sempre state le casse della B&M", società del gruppo, "pur in pendenza dell'istanza di fallimento, a soddisfare il proprio stile di vita, e quello dei familiari, particolarmente oneroso". Significativa, si legge ancora, un'intercettazione dello scorso aprile "nel corso della quale Baldan aveva ordinato, sempre attingendo dalle casse della B&M srl, 96 bottiglie di vino giustificandole come un omaggio per i clienti per il prossimo evento fieristico 'Baldanprof' che l'indagato avrebbe voluto organizzare". Baldan dice intercettato: "perché facciam la fiera, la faccio qua, la gente viene e quindi penso che è contenta".

Le intercettazioni

"Ormai m'hanno condannato, farò la mia condanna eh punto (...) tanto che a un certo punto m'han quasi convinto e versavo, avrò fatto qualche mese 5.000 euro, due o tre mesi, poi ho detto no no c... verso 5.000 a fare dico, tanto che ne verso cinque o mille, bastan 1000". Così, intercettato lo scorso febbraio, Antonio Giuseppe Baldan, imprenditore milanese nel campo delle 'beauty farm' e arrestato oggi perché avrebbe continuato a non versare le tasse, si vantava per "il fatto di non esser mai stato destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo" in relazione "alle numerose condanne per reati tributari", si legge nell'ordinanza. Neppure "le istanze di fallimento avanzate nei confronti delle due società" al centro dell'indagine, segnala il gip, "hanno rappresentato un deterrente per Baldan", socio di maggioranza ed amministratore unico dal 1984 al 2013 della 'B&B GROUPS srl' e socio al 10% della B&M srl ed amministratore unico dal 2002 al 2018. Dalle intercettazioni è emerso pure "come gli indagati abbiano falsificato e predisposto a posteriori i contratti del cosiddetto 'ramo farmacie'" e stavano "facendo lo stesso, predisponendo un contratto retrodatato al 2014, al fine di giustificare l'utilizzo del marchio 'Timodella' da parte della B&M srl senza la corresponsione di alcun canone".

L'indennità Covid

L'imprenditore milanese avrebbe voluto "richiedere per il Natale 2020 l'indennità Covid per alcuni dipendenti senza poi effettivamente interrompere l'attività produttiva", si legge ancora nell'ordinanza. "Visto che è un Natale molto fiacco (...) non si potrebbe... non so... gli diamo lo stipendio e la tredicesima la facciamo dare dallo Stato?", diceva Baldan il 7 dicembre scorso. Queste "conversazioni", secondo il gip, rappresentano "un indizio" sul proposito di Baldan "di richiedere la cassa integrazione" per alcuni dipendenti, ma allo stato non ci sono "altri elementi che consentano di sostenere" che il "proposito truffaldino sia stato effettivamente attuato". Per l'ipotesi di truffa allo Stato l'imprenditore è indagato, ma non è stato arrestato. Baldan avrebbe anche messo in atto "compensazioni di debiti tributari con crediti inesistenti" per una "asserita attività di Ricerca e Sviluppo" e così avrebbe ottenuto "l'erogazione del credito d'imposta per la 'formazione 4.0'" per oltre 100mila euro "senza l'effettivo svolgimento dei relativi corsi di formazione" per i dipendenti.

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