Milano, lavoratori dello spettacolo e studenti occupano il Piccolo Teatro

Lombardia
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Una cinquantina di persone oggi, giornata mondiale del teatro, hanno occupato il cortile del Teatro Grassi di via Rovello per protestare contro la chiusura delle istituzioni culturali

Una cinquantina di persone, tra lavoratori del coordinamento spettacolo della Lombardia e studenti, questa mattina hanno occupato il cortile del Teatro Grassi di via Rovello, in pieno centro a Milano. Per l'azione di protesta contro la chiusura delle istituzioni culturali i manifestanti hanno scelto, spiegano, una data non casuale: oggi è infatti la giornata mondiale del teatro. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI)

La protesta

"Stabiliremo qui un parlamento culturale permanente, come luogo di incontri, assemblee, dibattiti e laboratori" dice Valentino Ferro, tecnico luci e lavoratore dello spettacolo, tra gli occupanti del teatro Grassi. I lavoratori dello spettacolo intorno alle 8 di questa mattina sono entrati nel cortile dell'istituzione culturale dove intendono rimanere quanto possibile per quelle che chiamano le 'Prove di uno spettacolo vivo'. "Questa azione - spiega Ferro - si inserisce in una giornata di respiro nazionale per rilanciare le lotte dei lavoratori dello spettacolo e le nostre richieste di riforma, tutela e reddito di continuità. Abbiamo scelto il Piccolo perché è il primo teatro di prosa comunale d'Italia, come scritto nel programma di sala del'47. Per noi è un simbolo".

Occupazione del Piccolo Teatro di Via Rovello contro la chiusura continua a causa dell'emergnza Covid, Milano, 27 marzo 2021.ANSA/ PAOLO SALMOIRAGO
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La proposta del direttore del Piccolo

Un presidio permanente dei lavoratori dello spettacolo che rispetti però gli orari di apertura e chiusura del teatro e il giorno di riposo. È questa la proposta che il direttore del Piccolo Teatro di Milano, Claudio Longhi, ha fatto ai lavoratori dello spettacolo. L'intenzione dei lavoratori era quella di occupare in modo permanente il cortile e, dopo la richiesta del direttore, arrivato in via Rovello per un confronto, si riuniranno in assemblea per decidere il da farsi. "C'è comprensione e dialogo - ha spiegato Longhi parlando con la stampa - ma vogliamo capire esattamente quali sono le richieste. A fronte di una occupazione permanente dello spazio la nostra proposta è quella di creare un presidio permanente collegato agli orari di lavoro, dalle 9 alle 19 e quando il teatro è chiuso di liberare lo spazio. Se la proposta non verrà accettata troveremo un altro punto di compromesso". Il tema della situazione dei lavoratori dello spettacolo "mi è carissimo e ne parlo da sempre ma è complesso e va affrontato nella radicalità - ha concluso - delle sue implicazioni. Siamo in una situazione di deregolamentazione di cui ho sempre denunciato i limiti politici, in questo momento c'è un'enorme confusione rispetto a cosa sia un lavoratore dello spettacolo. Il Covid ha acceso i riflettori su questa condizione e va capito bene di cosa stiamo parlando". Nel chiostro i lavoratori hanno appeso degli striscioni con le scritte: "Facciamoci sentire. Noi non rinunciamo", "È da un anno e da una vita che aspettiamo, arte in primo piano". All'ingresso del teatro campeggia invece lo striscione "Reddito di continuità".

I lavoratori: “La fondazione Grassi è con noi”

"Mi ha telefonato Francesca Grassi, figlia di Paolo Grassi e presidente della omonima fondazione e mi ha detto che tutta la fondazione Paolo Grassi è con noi", ha detto Marco Cacciola, uno dei portavoce dei lavoratori dello spettacolo. Un altro dei portavoce dei lavoratori ha poi aggiunto che la data del 27 marzo, scelta per occupare il chiostro dello storico teatro milanese, "oltre ad essere la giornata mondiale del teatro è anche quella che il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, aveva indicato come quella per la riapertura dei luoghi della cultura. Ma la crisi sanitaria ancora in corso non l'ha permesso. Bisogna ragionare su come tornare a lavorare quando ci saranno le condizioni, per ripartire con un livello di certezza che è quello che ci manca adesso, questa continua precarietà ormai è insopportabile".

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