Alberto Genovese resta in carcere. Nuova ordinanza arresto per presunta violenza a Ibiza

Lombardia
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La difesa chiedeva il trasferimento dell’imprenditore ai domiciliari in una clinica per la disintossicazione. Intanto, al 43enne è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere in cui si contesta una presunta violenza avvenuta luglio sull'isola spagnola. Il gip: “Ha mostrato disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne. In libertà compirebbe certamente reati della stessa indole”

Alberto Genovese resta in carcere. Il gip di Milano, Tommaso Perna, ha infatti respinto l'istanza di scarcerazione e il trasferimento agli arresti domiciliari in una clinica di Como per disintossicarsi presentata dalla difesa dell'imprenditore, in carcere dal 6 novembre scorso con l'accusa di aver stordito con droghe e violentato una 18enne durante una festa nel capoluogo lombardo. Il giudice ha respinto anche la richiesta di procedere con una perizia che avrebbe dovuto valutare la compatibilità col carcere di Genovese. Dagli atti del servizio psicologico di San Vittore è tuttavia emerso che il 43enne non ha patologie, nemmeno legate all'uso di cocaina.

Nuova ordinanza di custodia cautelare

Intanto, sempre nella giornata di oggi, all'imprenditore è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per violenza sessuale e cessione di droga, nella quale si contesta a Genovese una presunta violenza che sarebbe avvenuta il 10 luglio scorso a Ibiza. Come si legge nell'ordinanza, firmata dal gip sulle indagini della Squadra mobile, coordinate dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro, il 43enne, con la "partecipazione" della sua fidanzata, S. B., indagata (non destinataria di misura cautelare), "con violenza e abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica" avrebbe costretto la 23enne "a subire atti sessuali". La giovane mise a verbale gli abusi già prima dell'arresto di Genovese dello scorso novembre. In "una festa all'interno della residenza Villa Lolita" a Ibiza, "affittata per un periodo di vacanza da Genovese", lui e la fidanzata avrebbero offerto più volte alla giovane "sostanze stupefacenti", cocaina e ketamina, fino ad uno "stato di alterazione del livello di coscienza". Poi, dopo averla condotta "all'interno della loro camera da letto e averle offerto altre sostanze stupefacenti, mentre si trovava in stato di semi-incoscienza" l'avrebbero costretta a "subire plurimi atti sessuali", continuando a cederle droghe, "fino a che la ragazza non veniva accompagnata fuori dalla stanza sorretta dai due indagati", poiché "incapace di reggersi in piedi e sanguinante".

Respinte altre richieste di arresto

Il giudice ha invece respinto l'arresto per un presunto tentato abuso sulla stessa ragazza del giugno 2020 - in questo caso, per il gip, non c'è stato un tentativo di violenza, ma un approccio sessuale respinto - e per una presunta violenza sessuale su un'altra giovane dello scorso 4 luglio, sempre a Ibiza. Non sono state accolte dal magistrato nenanche le ipotesi d'accusa per altri 5 presunti episodi di abusi su un'altra ragazza, tra marzo 2019 e ottobre 2020 a Milano. Su questi casi (per alcuni è indagata anche la fidanzata) ci sarebbero state dichiarazioni contradditorie da parte della presunta vittima, smentite dalle immagini delle telecamere a circuito chiuso dell'appartamento di Genovese. La giovane non sarebbe stata incosciente e aveva avuto una relazione di circa un anno e mezzo con l'imprenditore. Le ultime due ragazze hanno sporto denuncia contro l'ex imprenditore delle start up e hanno raccontato le loro vicende sui media. Per questi episodi sono necessari ulteriori approfondimenti.

Il gip: “Disprezza il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne”

Secondo il gip, Alberto Genovese ha "manifestato una spinta antisociale elevatissima ed un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne" e "deve presumersi che, se rimesso in libertà, o comunque in una situazione tale da dover volontariamente osservare le prescrizioni imposte, compirebbe certamente reati della stessa indole”. Inoltre, si legge nell’ordinanza, la sua personalità è "altamente pericolosa", anche perché a Ibiza ha "attuato la medesima condotta già posta in essere" con la ragazza 18enne a Milano, "consistente nella ripetuta somministrazione di sostanza stupefacente, in modo da ridurla ad uno stato di incoscienza totale e a compiere atti sessuali senza la sua partecipazione emotiva e, conseguentemente, senza che lei potesse prestare il consenso".

Le chat

Altri elementi sono emersi dall’analisi delle chat di Genovese. ”Ogni tanto mi vengono dei momenti di senso di colpa, per cui prendo in considerazione di essere meno un animale”, è il messaggio inviato dal 43enne a un amico ad aprile 2020. Per il gip Perna, dalle chat “si comprende quale sia l'intimo convincimento di Genovese rispetto al sesso e alle donne, dimostrando egli indubbiamente un preoccupante maschilismo e un carattere prevaricatore, connotato da totale mancanza di rispetto verso il genere femminile”.

E ancora: "Ma chi le vuole quelle che non si drogano?", scriveva invece lo scorso ottobre a una ragazza, che rispose con una risata. Uno scambio di messaggi che, secondo il giudice, "risulta particolarmente significativo" riguardo alla relazione che c'era tra il 43enne e la giovane. Tanto che per le presunte violenze sessuali contestate dai pm nel caso della giovane (e anche di un'altra ragazza) non è stato disposta la misura cautelare. Tali corrispondenze permettono poi di comprendere "come la consumazione di rapporti sessuali durante e dopo l'assunzione massiccia di sostanza stupefacente" da parte della ragazze, "ma anche dell'indagato, costituisse, nel contesto degradato di riferimento, il modo attraverso il quale entrambi, di comune accordo, gestivano la propria relazione affettiva, come tale, insindacabile da parte" del giudice "e, invero, di chiunque altro".

Le deposizioni agli atti

"Quando ne abbiamo parlato al telefono mi ha detto che Genovese l'aveva drogata 'fino al midollo'". Così un'amica della 23enne che sarebbe stata abusata ad Ibiza, ha messo a verbale, il 5 gennaio, davanti a inquirenti e investigatori i racconti della giovane. Il 19 gennaio, un pr che figura tra gli organizzatori dei festini di Genovese tra Milano e Ibiza, ha raccontato che quella notte di luglio la ragazza venne "portata nella sua stanza" dopo i presunti abusi. "Ho lasciato lì il bicchiere di acqua e zucchero ma non sono entrato in stanza - ha riferito -. Io ho avuto paura che la ragazza fosse andata in overdose, e ho pensato al peggio. Mi ricordo di aver detto ad Alberto che non avrei mai più voluto vedere una scena del genere. Sono stato preso da uno stato d'ansia. Ho temuto un'overdose della ragazza perché già dalla sera prima c'era stato consumo di droga". In una chat agli atti tra il pr e un'altra ragazza, tra l'altro, il primo scrisse che se quest'ultima voleva "rifiutare gli inviti di Genovese, invece di trovarsi degli alibi" doveva dire "chiaramente che non intendeva parteciparvi". Avrebbe dovuto scrivergli, facendo riferimento all'episodio di Ibiza: "l'hai usata come un sacco di patate e l'hai buttata fuori dalla stanza, sei una persona così, quindi non voglio stare con te". Poi, il pr in un audio inviato ad un'altra giovane diceva: "La verità è che se si va a casa di Alberto e non c'è Alberto ci divertiamo cento volte di più. Cioè una volta che lui si chiude in stanza e gli abbiamo dato in pasto il pesce quotidiano, la tipa giusta ... bon ... per quelle ore ti diverti, poi quando torna su lui è tutto finito, o quando ti caccia”.

 

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