Milano, riapre oggi il Cenacolo di Leonardo da Vinci

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Fino al 21 febbraio le visite sono programmate dal martedì al venerdì secondo il solito sistema dei turni, che prevede 12 persone ogni 15 minuti fino al 12 febbraio, per diventare poi 18 dal 16. I biglietti possono anche essere acquistati il giorno stesso presso la biglietteria del museo

Da quest’oggi, martedì 9 febbraio, il Cenacolo di Leonardo da Vinci, capolavoro realizzato nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie, a Milano, è di nuovo aperto al pubblico. Fino al 21 febbraio le visite sono in programma dal martedì al venerdì secondo il solito sistema dei turni, che prevede 12 persone ogni 15 minuti fino al 12 febbraio, per diventare poi 18 dal 16. Vista l'incertezza della situazione pandemica (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI), i biglietti potranno non solo essere prenotati online con prevendita settimanale, ma anche essere acquistati il giorno stesso della visita presso la biglietteria del museo.

Oltre all’Ultima Cena, nel refettorio è possibile ammirare anche la Crocifissione di Donato Montorfano, che nei prossimi mesi sarà sottoposto a un lavoro di restauro, dando la possibilità al pubblico di osservare l'intervento in corso da una prospettiva ravvicinata.

Gli effetti del periodo di chiusura

“Un lato positivo c'è: è stata abbattuta la leggendaria inaccessibilità al Cenacolo”, ha dichiarato la direttrice dei musei statali lombardi, Emanuela Daffra, ricordando che prima dell’emergenza sanitaria i tempi di attesa erano lunghissimi. “Il periodo di chiusura poi non è stato del tutto negativo - ha aggiunto Michela Palazzo, direttrice del museo del Cenacolo Vinciano -. Abbiamo potuto svolgere tanti lavori di manutenzione e metterne in cantiere altri, che altrimenti avrebbero richiesto più tempo”.

Complessivamente nel 2020, anno in cui è rimasto aperto al pubblico da inizio gennaio al 26 febbraio e poi dal 9 giugno a novembre, il Cenacolo ha registrato l'80% di visitatori in meno rispetto al 2019. Le previsioni per quest'anno sono di raggiungere almeno il 40% dell'epoca pre Covid.

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