In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Caso Becciu, L'Espresso: Ex cardinale è indagato in vicenda Marogna

Lombardia
©Ansa

Intanto la Procura generale di Milano ha dato parere negativo all'istanza di scarcerazione presentata dai difensori della manager 39enne. Gli avvocati Fabio Viglione e Agostinangelo Marras, legali di Becciu, hanno dichiarato che il loro assistito "non ha ricevuto alcuna comunicazione dalla competente Autorità"

Condividi:

L'ex cardinale Angelo Becciu sarebbe indagato nel filone d'inchiesta sulla vicenda di Cecilia Marogna, la manager coinvolta nell'indagine vaticana sull'ex numero 2 della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu (LA DIFESA DI BECCIU - LE DIMISSIONI DEL CARDINALE - CHI È). E' quanto riporta lespresso.it citando fonti vaticane. Le accuse formulate dalle autorità vaticane si riferirebbero alle cospicue elargizioni determinate da Becciu in favore della consulente sarda e sull'omessa vigilanza sull'utilizzo dei fondi. Inoltre, fa sapere L'Espresso, il prelato sardo, nonostante gli annunci delle scorse settimane, non si sarebbe ancora presentato davanti ai promotori di giustizia per chiarire la sua posizione.

Intanto la Procura generale di Milano ha dato parere negativo all'istanza di scarcerazione presentata dai difensori di Cecilia Marogna, arrestata nel capoluogo lombardo il 13 ottobre su mandato dell'autorità giudiziaria della Città del Vaticano.

Gli avvocati: "Non ha ricevuto alcuna comunicazione dalla competente Autorità"

"In relazione alla notizia diffusa nel pomeriggio dall'Ansa - sottolineano gli avvocati Fabio Viglione e Agostinangelo Marras, legali di Becciu - secondo la quale 'l'Espresso rivela che l'ex Cardinale Angelo Becciu è indagato nel filone d'inchiesta sulla vicenda di Cecilia Marogna', nell'interesse di Sua Eminenza il Cardinale i difensori ancora una volta ribadiscono che il loro assistito non ha ricevuto alcuna comunicazione dalla competente Autorità".

L’udienza

La 39enne cagliaritana era presente stamani nell'udienza a porte chiuse davanti alla quinta sezione penale d'appello in cui si è discusso della richiesta di scarcerazione, istanza presentata dalla difesa in attesa della conclusione del procedimento sull'estradizione. Sulla richiesta dei difensori dello studio legale Dinoia i giudici (presidente del collegio Franco Mattacchioni) decideranno in tempi rapidi e comunque entro cinque giorni. Nell'udienza sull'istanza di revoca o di modifica della misura cautelare è intervenuta il sostituto pg Laura Gay e hanno parlato i legali della donna, che era presente in aula e che è stata portata via dopo l'udienza da un'uscita laterale. La Corte d'Appello aveva disposto la convalida dell'arresto eseguito dalla Gdf, tramite Interpol, e la misura cautelare in carcere per la "gravità dei fatti" e per il "pericolo di fuga". La Corte, dopo l'udienza di oggi, dovrà valutare soltanto se sussistano o meno le esigenze cautelari per tenere la 39enne ancora in carcere in attesa dell'eventuale estradizione (il procedimento passerà poi per un'altra udienza) o se basterà una misura meno afflittiva, come i domiciliari. Marogna è accusata di appropriazione indebita aggravata in quanto dal dicembre 2018 in poi, con la complicità di altre persone, si sarebbe appropriata in maniera illecita di fondi della Santa Sede a lei assegnati per fini istituzionali e che avrebbe utilizzato in parte per spese personali.

Il pericolo di fuga

Cecilia Marogna potrebbe fuggire: è la permanenza del pericolo di fuga, da quanto si è saputo, uno dei motivi su cui si fonda il parere negativo della Procura generale milanese. Tra l'altro, da quanto si è appreso, la Procura generale (parere scritto del sostituto pg Giulio Benedetti, in aula Laura Gay) ha fatto presente alla Corte d'Appello che il Vaticano ha integrato e precisato le imputazioni a carico della donna, chiarendo che è accusata non solo di appropriazione indebita aggravata ma anche di peculato. La Procura generale nel mettere in evidenza il pericolo di fuga ha sostenuto che la difesa, tra l'altro, non ha chiarito nemmeno in quale domicilio, tra Milano e la Sardegna, la donna potrebbe stare nel caso in cui le venissero concessi i domiciliari. Per quanto riguarda la contestazione di peculato, poi, nelle carte che il Vaticano inoltrerà ai magistrati milanesi e relative al procedimento di estradizione (udienza non ancora fissata), le autorità dovranno precisare perché la donna era qualificata come pubblico ufficiale e quale incarico avesse. La 39enne si è sempre definita un'esperta in relazioni diplomatiche che era in grado, sempre a suo dire, di tutelare la Santa Sede in contesti difficili come in Africa e Medio Oriente. In relazione alla contestazione della difesa, che sostiene che Marogna non poteva essere arrestata "dato che l'accordo tra Italia e Vaticano consente l'estradizione dal Vaticano all'Italia, ma non quella dall'Italia al Vaticano", è stato fatto notare in Procura generale che di solito le convenzioni bilaterali internazionali sono reciproche e le estradizioni sono possibili 'in entrambi i sensi'. 

Le parole del legale di Marogna

Il legale di Marogna ha chiarito che il primo punto, su cui si basa l'istanza di revoca della misura cautelare, è la mancanza di una "convenzione internazionale" che consenta un'estradizione dall'Italia al Vaticano, perché "in base all'articolo 22 dei Patti Lateranensi" è prevista l'estradizione "dal Vaticano all'Italia ma non viceversa". E dunque "non si può arrestare una persona per estradarla, se la stessa estradizione non è consentita dagli accordi internazionali". In secondo luogo, la difesa lamenta che "al momento non ci è stato nemmeno spiegato quali siano le accuse che hanno portato all'arresto, perché non abbiamo a disposizione il mandato di cattura e non lo hanno nemmeno i magistrati milanesi". Le notizie che sono uscite nei giorni scorsi, ha chiarito il difensore, "si basano su ciò che ha scritto il promotore di giustizia del Vaticano al Ministero della Giustizia per sollecitare l'estradizione, ma non sulle accuse contestate nel mandato di cattura". Le carte, ha ribadito, "qua non sono ancora arrivate". Infine, per la difesa non sussiste nemmeno "il pericolo di fuga" che ha portato all'arresto, perché Marogna "è stata arrestata sotto casa mentre stava andando al supermercato, il pericolo di fuga riguarda chi sta cercando di scappare".