Tangenti in Lombardia, pm chiede il rinvio a giudizio per 34 indagati

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La richiesta viene dalla procura di Milano: lo scorso novembre, a undici di loro, era stata negata l’istanza di patteggiamento. In corso un’udienza preliminare per un troncone dell’inchiesta

La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex europarlamentare di Fi Lara Comi, per il deputato azzurro Diego Sozzani, per l'esponente sempre di Forza Italia di Varese, Nino Caianiello, per il patron della Tigros Paolo Orrigoni e per la stessa società a cui fa capo la catena dei supermercati, e per altre 29 indagati in una tranche dell'inchiesta "Mensa dei poveri" su un "sistema" di mazzette, appalti e nomine pilotate e finanziamenti illeciti. Sistema di cui Caianiello, secondo l'ipotesi, sarebbe stato il presunto 'burattinaio'. 

Le richieste di rinvio a giudizio

La richiesta di processo per i 34 imputati - per alcuni dei quali è già in corso l'udienza preliminare davanti al gup Natalia Imarisio per una tranche dell'indagine - è stata firmata nei giorni scorsi dai pm Luigi Furno, Silvia Bonardi e Adriano Scudieri e dall'aggiunto Alessandra Dolci, e riguarda anche l'ex dg di Afol, Giuseppe Zingale, e l'attuale sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, Stefano Besani, avvocato di Gallarate, Laura Bordonaro, ex presidente di Accam spa, Matteo Di Pierro, ex collaboratore dell'imprenditore Daniele D'Alfonso, Marcello Pedroni, all'epoca consigliere di Prealpi servizi, Alessandro Petrone, ex assessore all'Urbanistica di Gallarate, l'intermediario Pier Michele Miano e l'imprenditore Piero Tonetti. I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere, turbativa d'asta, corruzione e truffa all'europarlamento e altri reati. 

Negate le istanze di patteggiamento

Undici di loro, lo scorso novembre, si sono visti respingere dal gip Maria Vicidomini le istanze di patteggiamento, a pene tra 1 anno e 8 mesi e 3 anni, avanzate, col consenso dei pm Luigi Furno, Silvia Bonardi e Adriano Scudieri, titolari dell'indagine. Il giudice aveva rigettato le richieste in quanto riteneva che applicare pene così basse di fronte a fatti gravi significa avallare la possibilità concreta che gli indagati tornino a commettere reati a discapito "di quanti, fra imprenditori e professionisti, lavorano onestamente". Non è escluso che qualcuno possa presentare una nuova istanza di patteggiamento.

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