Fondi Lega, Salvini a cena con Manzoni. La Procura: “Incontro non registrato”

Lombardia

Secondo la ricostruzione di Repubblica e Fatto Quotidiano, alla serata, oltre al leader del Carroccio e al revisore contabile arrestato due giorni fa, erano presenti anche il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli e il senatore Stefano Borghesi. Il procuratore Francesco Greco ha poi spiegato che “durante l'incontro non era attivo alcun captatore informatico". La ricostruzione è basata su altri elementi, come intercettazioni, e al momento non c'è la certezza che alla cena fossero presenti Salvini e Calderoli

Una cena a fine maggio scorso a Roma tra Matteo Salvini, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, il senatore Stefano Borghesi e Andrea Manzoni, revisore contabile alla Camera per la Lega e arrestato due giorni fa nell'inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission. Il particolare, come scrivono oggi 'la Repubblica' e 'il Fatto Quotidiano', emerge da un'informativa della Gdf agli atti delle indagini. La procura in merito ha precisato che “nel corso di quell'incontro, non era attivo alcun captatore informatico", e che, oltre ad una ricostruzione basata su altri elementi di indagine come intercettazioni in cui si citano nomi di persone, nell'inchiesta al momento non si può avere alcuna certezza che alla cena fossero presenti Salvini e Calderoli.

Salvini: "Sono tranquillissimo"

"Sono tranquillissimo, sono anni che cercano i soldi in Russia e in Svizzera, in Lussemburgo, San Marino, Liechtenstein e non trovano niente. Perché gli unici soldi la Lega li chiede agli italiani attraverso i contributi volontari e con quello che versano tutti i mesi i suoi parlamentari. Altri soldi non ne chiediamo e non ne abbiamo bisogno". Lo ha detto a Bari Matteo Salvini, leader della Lega, rispondendo ad una domanda sull'inchiesta della Procura di Milano che ha portato all'arresto di tre commercialisti vicini alla Lega. 

L'inchiesta

In quel periodo Manzoni e Alberto Di Rubba, direttore amministrativo per il Carroccio al Senato e anche lui arrestato, erano preoccupati per il licenziamento di Marco Ghilardi, all'epoca direttore della filiale di Seriate (Bergamo) della banca Ubi, per alcune operazioni sospette sui conti accesi dai due commercialisti nell'istituto di credito. Come era emerso, tra l'altro, stando ad una testimonianza dello stesso Ghilardi, i due gli avevano chiesto di aprire "conti" intestati alle "associazioni regionali" del Carroccio, ossia articolazioni territoriali del partito. Operazione che non andò in porto. In uno degli interrogatori resi, come riporta 'il Corriere della Sera', Luca Sostegni, presunto prestanome dei professionisti e che sta collaborando coi pm dopo essere finito in carcere a luglio, ha raccontato che Michele Scillieri, altro commercialista di fiducia della Lega arrestato, gli avrebbe detto "sorridendo" che i soldi dell'affare sull'immobile per la LFC sarebbero serviti per le elezioni del marzo 2018. Sul punto, però, gli investigatori al momento non hanno trovato riscontri nelle indagini che, comunque, seguono da tempo anche la pista dei 'fondi neri' e si intrecciano con quelle genovesi sul riciclaggio dei 49 milioni di euro della Lega di cui si son perse le tracce.

La fiduciaria panamense in Svizzera

Il passaggio di parte degli 800mila euro, incassati dalla vendita gonfiata dell'immobile per la Lombardia Film Commission, dall'Italia alla Svizzera su una fiduciaria panamense basata nel Paese elvetico, è uno dei punti che le indagini vogliono chiarire in relazione alla "destinazione finale" di parte della provvista (quasi 300mila euro pare) creata con la presunta operazione immobiliare illecita. Da giorni è stata avviata dai magistrati una rogatoria in Svizzera per seguire i flussi del denaro.

Gli interrogatori di Sostegni

Negli interrogatori resi finora da Sostegni gli inquirenti hanno posto anche domande sulla destinazione finale di parte della provvista dell'affare immobiliare. Sostegni, però, ha chiarito che lui si è occupato come prestanome solo di una parte delle transazioni, quelle già individuate nelle indagini, e che la "mente" delle operazioni, anche quelle a lui sconosciute, era il commercialista Scillieri. E in uno dei verbali Sostegni ha riportato anche una battuta che Scillieri avrebbe fatto rispondendo "servono per la campagna elettorale" alla sua domanda: "Che ve ne fate di tutti questi soldi?". Gli inquirenti hanno provato ad avere chiarimenti sul punto, ma Sostegni l'ha liquidata come una battuta. E allo stato tracce di soldi che vanno alla Lega non sono state trovate nelle indagini. Sostegni si è assunto, invece, tutte le sue "responsabilità" sulla vicenda che ruota attorno al capannone di Cormano (Milano), ma ha detto di non essere al corrente degli altri flussi di denaro su cui sta lavorando la Procura. È probabile che nelle prossime settimane Sostegni, difeso dal legale Giuseppe Alessandro Pennisi, venga ascoltato ancora dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi.

La Procura: “Incontro non registrato”

"In relazione ad alcuni articoli apparsi sui quotidiani odierni, riguardanti un incontro cui avrebbero preso parte anche parlamentari, la Procura della Repubblica di Milano precisa che, nel corso di quell'incontro, non era attivo alcun captatore informatico", ha spiegato il procuratore Francesco Greco. Stando a quanto si è potuto ricostruire al momento, gli investigatori hanno raccolto elementi dalle loro attività, tra cui l'analisi delle intercettazioni, sull'incontro a Roma a fine maggio. Il captatore 'troyan', nel corso delle indagini, era attivo sui telefoni del commercialista Michele Scillieri e del presunto prestanome Luca Sostegni e non su quelli di Manzoni e dell'ex presidente di LFC Alberto Di Rubba. Dunque, oltre ad una ricostruzione basata su altri elementi di indagine, come intercettazioni in cui si citano nomi di persone, nell'inchiesta allo stato non si può avere alcuna certezza che alla cena fossero presenti, tra gli altri, Salvini e Calderoli. Pare certa, invece, da quanto si è appreso, la presenza di Manzoni e del senatore Borghesi. Stando agli accertamenti, Manzoni ed altri si incontravano di solito a Roma e in quel periodo, fine maggio, erano preoccupati per alcuni articoli comparsi su 'l'Espresso' e per il licenziamento del direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo), istituto di credito presso il quale Di Rubba e Manzoni avevano aperto conti.

Calderoli: “Non ero presente alla cena”

"Per quel che mi riguarda quella cena non c'è mai stata", ha detto all'Ansa Calderoli. Potrebbe esserci stata una cena con altri parlamentari della Lega? "Non posso sapere - replica Calderoli - quello che fanno gli altri. Per parte mia, non ho mai partecipato a una cena come mi viene attribuito".

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