Bergamo, truffa su gestione dei fondi per i migranti: 80 indagati

Lombardia

Tre persone sono finite ai domiciliari. Le accuse per loro sono associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, allo sfruttamento del lavoro e all'inadempimento di contratti di pubbliche forniture e il riciclaggio

Sono un’ottantina le persone coinvolte nell’inchiesta della Procura di Bergamo, iniziata nel 2017 e riguardante il periodo 2017-18, con al centro la gestione da parte di alcune strutture bergamasche dei contributi pubblici destinati all'accoglienza dei migranti.

Le accuse

Ai domiciliari sono finiti il fondatore 73enne della cooperativa 'Rinnovamento' di Antegnate, la presidente A. M. P., 58 anni, di Antegnate, e l'economo G. T., 39 anni, di Crema. Le accuse per loro sono associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, allo sfruttamento del lavoro e all'inadempimento di contratti di pubbliche forniture e il riciclaggio. 

Sono 38 invece gli avvisi di garanzia notificati in relazione alla cooperativa Ruah e l'associazione Diakonia, legate alla Caritas di Bergamo, per gli stessi reati con l'aggiunta della turbativa d'asta. L'accusa di truffa riguarda la gestione dei 35 euro che lo Stato assegnava alle strutture per ciascun migrante. Tra gli indagati ci sono funzionari pubblici e sacerdoti. 

La nota della Caritas di Bergamo

In una nota la Caritas di Bergamo ha espresso la "totale disponibilità verso la magistratura affinché possa svolgere le indagini su una questione alquanto complessa, nella quale l'associazione Diakonia si è sempre mossa con tracciabilità e rendicontazione, in uno stile di pronta collaborazione con le istituzioni dello Stato e le forze dell'ordine". L'auspicio è che l'indagine dimostri che "l'agire è stato svolto con trasparenza e in risposta collaborativa alle istituzioni, per il bene dei migranti e della società bergamasca che si è trovata a rispondere a questa urgenza". 

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