Coronavirus, legale operatori Don Gnocchi: “Mascherine da metà marzo”

Lombardia

L’avvocato Romolo Reboa: “Dpi non utilizzati sino intorno alla metà di marzo”. Nella memoria difensiva dell’Istituto, si legge che i pochi dispositivi reperibili erano stati “raccolti dalla protezione civile”, il che ha generato “una penuria di protezioni nelle Rsa” 

L’avvocato Romolo Reboa, che assiste 18 lavoratori e le famiglie di alcuni pazienti morti nell’Istituto Palazzolo-Don Gnocchi di Milano (al centro, insieme ad altre case di cura, di inchieste milanesi sulla gestione dell'emergenza coronavirus), ha dichiarato all’Ansa che gli operatori sarebbero rimasti sprovvisti di mascherine fino a metà marzo (LA DIRETTA - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA).

Reboa: “Dpi non utilizzati almeno sino a metà marzo”

Reboa ha affermato: "Dalla lettura delle dichiarazioni alla stampa della difesa degli indagati, mi sembra che non sia più in contestazione il fatto storico che i Dpi non sono stati utilizzati nelle Rsa della Fondazione Don Gnocchi di Milano, almeno sino intorno a metà marzo, né nella forma di mascherine, né nella forma di mezzi alternativi, che sono comunemente disponibili in assenza di mascherine (per esempio sciarpe e foulard) e che, per aver esercitato il proprio diritto di denuncia a tutela del diritto alla salute proprio e dei degenti, diciotto persone contagiate sono state dichiarate non gradite ed estromesse dal posto di lavoro". L’avvocato ha inoltre aggiunto: "Se però, a tutela del diritto dei cittadini ad essere informati, si desidera un confronto immediato tra avvocati sui media, non sarò certo io a sottrarmi ad un pubblico contraddittorio con il collega".

La memoria difensiva della Don Gnocchi

Nella memoria difensiva, depositata agli atti dell'inchiesta sulla Fondazione Don Gnocchi, l’avvocato Stefano Toniolo ha denunciato una grave penuria di mascherine nella fase più dura dell'emergenza coronavirus, ovvero tra la fine di febbraio e metà marzo, periodo in cui la Rsa avrebbe dovuto fare a meno di quasi 64mila mascherine.

L’avvocato: “Pochi dispositivi reperibili, penuria per tutte le Rsa”

I pochi dispositivi "reperibili sul mercato", scrive Toniolo, "erano stati (comprensibilmente) raccolti dalla Protezione civile italiana e convogliati alle strutture sanitarie impegnate" nella lotta al Covid-19. Una situazione che ha "finito col generare una penuria di mascherine per tutte le Rsa".

La replica del legale dei 18 operatori

Su questo punto, Reboa ha però precisato: "L'oggetto dell'inchiesta non è la data di consegna di mascherine o Dpi da parte della Protezione Civile regionale o statale. Le famiglie delle vittime hanno chiesto di accertare se i dirigenti di un'istituzione privata abbiano o meno assolto correttamente il loro dovere primario di tutelare la salute di lavoratori e degenti prima e dopo la dichiarazione di emergenza di cui al Dpcm del 31 Gennaio 2020 e non i comportamenti delle pubbliche amministrazioni". Ha poi aggiunto: "Se ho ben interpretato la linea di difesa dell'avvocato Stefano Toniolo, si afferma sarebbero dovute intervenire con più tempestività, quando una o più Rsa si sono rese conto di non aver valutato quel rischio di infezioni ospedaliere sul quale esistono decine di volumi scientifici e norme finalizzate a prevenirlo".

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