Coronavirus Brescia, l’appello alle istituzioni degli Spedali Civili: "Chiudere tutto"

Lombardia
Gli Spedali Civici di Brescia (ANSA)

Il primario di cardiorianimazione ha dichiarato: “Le terapie intensive non hanno più posti”. Il collega del pronto soccorso della Clinica Poliambulanza, afferma: “Aumentano sempre più i giovani contagiati”. L'appello dei 243 sindaci del Bergamasco: "Fermiamoci"

"Le terapie intensive della Lombardia non hanno più posti. Il mio appello alle istituzioni è: chiudere tutto. Non si può continuare a far circolare le persone". Lo ha detto Sergio Cattaneo, primario di cardiorianimazione degli Spedali Civili di Brescia. Pensiero condiviso anche da Paolo Terragnoli, primario del pronto soccorso della Clinica Poliambulanza del capoluogo lombardo: "Aumentano sempre più i giovani contagiati. È finito il momento di uscire, bisogna stare a casa e va chiuso tutto" (LA DIRETTALO SPECIALELA SITUAZIONE IN LOMBARDIALA SITUAZIONE IN ITALIA). 

La situazione a Brescia

A Brescia, tra città e provincia, i contagi sono 4.648, con 594 morti e i 1.156 dimessi registrati dall'Ats di Brescia. Il prefetto bresciano Attilio Visconti ha spiegato che "la gestione dei tanti morti per ora non è critica". Ha poi aggiunto: "L'intesa con la Diocesi sta permettendo di portare le salme nelle chiese dei paesi. Al momento non c'è necessità dell'intervento dell'esercito".

Anche ortopedia allo stremo

Franco Cavina, medico ortopedico, non vede la sua famiglia da 15 giorni per evitare di contagiarla e ha preso in affitto un appartamento alle porte di Brescia. Il suo reparto, agli Spedali civili di Brescia, è diventato un hub, come quelli di Varese a Niguarda di Milano per tutti i traumatizzati maggiori della Lombardia. "Non abbiamo un solo letto vuoto. Facciamo a tutti i sintomatici il test per rilevare il Covid-19 e i pazienti che risultano positivi vengono isolati e messi in una stanza apposita", le sue parole. Alcuni suoi colleghi si sono positivizzati e necessariamente non sono al lavoro; quindi i turni sono ancor più massacranti. "Siamo allo stremo", ha concluso il medico. 

L'appello dei 243 sindaci bergamaschi: "Fermiamoci"

"E' arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi". Questo è l'appello firmato dai 243 sindaci dei Comuni bergamaschi, a partire dal primo cittadino del capoluogo lombardo, Giorgio Gori, inviato al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al governatore lombardo Attilio Fontana. "Al momento - spiegano - riteniamo che l'adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l'unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine".

La lettera dei primi cittadini

La lettera è firmata anche dal Presidente della Provincia di Bergamo, Gianfranco Gafforelli, e dai primi cittadini di tutti i partiti politici: "La situazione che si vive nell'intera Regione Lombardia assume ormai i connotati dalla tragedia e questo è ancor più evidente purtroppo nella nostra provincia di Bergamo che in questi giorni sta vedendo morire tanti uomini e donne e cancellare intere generazioni, senza nemmeno poter dare un degno saluto. Con questa nota si vuole rimarcare la necessità condivisa e trasversale di una effettiva presa di coscienza della drammaticità del momento anche per chi non vive questa Provincia. Chiediamo, auspichiamo e sollecitiamo quindi un intervento maggiormente coercitivo che imponga nuove restrizioni: con i dati che tutti conosciamo non è pensabile che ancora oggi ci si debba basare sul buon senso dei cittadini chiamati a rispettare regole soggette alle più varie interpretazioni".
I sindaci si dicono "consapevoli dell'importante presenza di attività produttive in Regione Lombardia che grande e operosa hanno fatto la nostra terra, e siamo consapevoli che maggiori restrizioni potrebbero comportare gravi conseguenze economiche, ma al momento tutto questo appare necessario per salvare delle vite e per tutelare il valore primario della salute che non può che precedere quello pur sacrosanto del mercato economico. Al momento riteniamo che l'adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l'unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine. I movimenti sul territorio sono ancora troppi, e molti inesorabilmente costituiscono un vettore per questo virus".

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