L'uomo, in vacanza con la famiglia dal 18 dicembre scorso, si è spento ieri per una crisi cardiaca, mentre si stava organizzando l'aeroambulanza per trasferirlo in un ospedale della Martinica, nelle Antille francesi
È morto Cristian Di Marco, il 43enne artigiano di San Giorgio (Mantova) ricoverato in coma da lunedì scorso nell'ospedale Queen Elizabeth di Bridgtown, Barbados, dopo un malore di cui ancora si ignorano le origini. L'uomo, in vacanza con la famiglia dal 18 dicembre scorso, si è spento ieri alle 15:20 locali (20:20 in Italia) per una crisi cardiaca, mentre si stava organizzando l'aeroambulanza, pagata dalla colletta degli amici che in un giorno sono riusciti a raccogliere 125mila euro, per trasferirlo in un ospedale della Martinica, nelle Antille francesi, per un delicato intervento chirurgico al cervello.
I primi sintomi e il coma
Secondo le testimonianze degli amici, Cristian era partito dall'Italia accusando già dolore alla testa, alla schiena e a un orecchio. Una volta arrivato alle Barbados, le sue condizioni si sarebbero aggravate nonostante avesse tentato di curarsi assumendo degli antinfiammatori. Tra il 22 e il 23 dicembre scorso si era quindi rivolto al locale pronto soccorso dove - riferiscono i familiari - è entrato in coma dopo aver ricevuto una dose di cortisone. Due giorni dopo, i medici hanno decretato la morte cerebrale, "ma senza effettuare una tac - accusano i parenti - e solamente in base ad una visita neurologica e agli esami del sangue". Nella cartella clinica, ottenuta non senza difficoltà e grazie all'intervento di un medico mantovano, si avanzano due ipotesi all'origine del malore dell'artigiano: meningite o cocktail di farmaci.
Difficoltà per l'autopsia
Ieri sera, la tragica notizia. Con l'uomo, al momento del decesso, c'erano i genitori, che hanno raggiunto le Barbados una volta informati della gravità della situazione, mentre la moglie e i figli erano appena rientrati in Italia. Ad assistere la famiglia Di Marco sin dal primo momento, il console onorario Paola Baldi, inviata dalla Farnesina per qualsiasi necessità.
I familiari, però, nutrono dei seri dubbi sul decesso e sull'assistenza ricevuta dall'uomo durante la degenza, tanto da richiedere l'autopsia sul corpo del 43enne, esame ritenuto dalle autorità del posto non necessario per un caso di morte naturale, come è stata archiviata dai medici locali quella dell'artigiano mantovano. Ma i parenti di Cristian non si danno per vinti: "La faremo in Italia", ribattono, nella speranza di ottenere qualche risposta certa che possa fare luce su quanto accaduto e alleviare in qualche modo il loro dolore.