Bus dirottato e incendiato a Milano, il carabiniere: “Sy aveva un accendino in mano”

Lombardia
L'incendio del bus (Fotogramma)

"Abbiamo iniziato a spaccare i vetri per far uscire i bambini”, ha detto il militare testimoniando nel processo a carico di Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo scorso ha tenuto in ostaggio 50 ragazzini, due insegnanti e una bidella 

"Aveva un accendino in mano e gridava 'spostatevi o do fuoco a tutto il pullman'", ha raccontato un carabiniere, testimoniando nel processo a carico di Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo scorso ha tenuto in ostaggio 50 ragazzini (FOTO), due insegnanti e una bidella e ha dato fuoco al bus, a San Donato Milanese. Il militare ha raccontato le fasi concitate del salvataggio dei ragazzini.

Il racconto del carabiniere

Il militare, davanti alla Corte d'Assise di Milano e rispondendo alle domande del pm Luca Poniz, ha raccontato che "per primo un bambino cercò di passare per uscire ma rimase bloccato, a quel punto io e un collega abbiamo spaccato i vetri e i bimbi sono riusciti a uscire. Ho visto quell'accendino - ha aggiunto il testimone - e prima ho visto che aveva anche un coltello, sono stati momenti davvero concitati". E poi ancora: "Il pullman ha preso fuoco molto rapidamente, quindi la nostra paura era che ci fosse qualcuno all'interno. Iniziammo a spaccare i vetri e a far uscire i bambini, i bambini uscivano e intanto divampavano le fiamme". Anche un'altra collega, intervenuta per salvare gli alunni, ha confermato di aver visto Sy con in mano l'accendino testimoniando nell'udienza di oggi dedicata proprio alla ricostruzione da parte di investigatori e testimoni.

Sy: “Da qui non uscirete più”

"Adesso vi farò fare un bel viaggetto e da qua non uscirete più", sono queste, secondo la testimonianza della bidella, le prime parole che pronunciò Sy. La donna ha raccontato tutte le fasi di quella situazione "irreale" che ha vissuto assieme agli insegnanti e agli alunni, chiarendo che il senegalese aveva "sempre in mano un coltello", ma "io ho visto che aveva anche una pistola". E ancora: "Sentivo che brontolava tra sé stesso, diceva di bambini morti in mare e ripeteva sempre quella parola 'Linate' (l'aeroporto dove, secondo gli investigatori, Sy avrebbe voluto compiere la strage)". "Mi sono vista la morte addosso - ha spiegato la teste - ho visto il fumo, le fiamme, ho sentito poi il bus esplodere". La donna ha detto di aver chiesto spiegazioni del gesto a Sy, mentre lui dirottava il pullman, "ma non mi rispondeva".

Le parole della bidella

Quella mattina i bambini dovevano essere portati dalla palestra esterna all'istituto fino allo loro scuola media, la Vailati di Crema (Cremona), dal pullman guidato da Sy, che già altre volte li aveva accompagnati. "Prima - ha proseguito la bidella - aveva sempre fatto il suo lavoro, era educato, c'era rispetto tra noi, non avrei mai sospettato una cosa del genere, non aveva mai avuto comportamenti strani coi bambini". La collaboratrice scolastica ha spiegato anche che, quando erano sul bus dirottato, lei ha cercato "un dialogo con lui, gli ho detto 'ma cosa stai facendo? Son tutti bambini, io sono una mamma'". Ha raccontato ancora di essere stata salvata da un carabiniere, "scaraventata sull'asfalto" mentre poco dopo il bus è esploso. E di aver riportato "lesioni alla schiena". In quel viaggio uno dei ragazzini, Adam, riuscì a dare la localizzazione esatta ai carabinieri segnalando dove si trovava il pullman, mentre un altro, Ramy, fingendo di pregare in arabo, aveva invece dato l'allarme al padre, sempre per telefono. In un video, recuperato dagli inquirenti, Sy prima di tentare di compiere quella strage aveva detto: "Viva il panafricanesimo, combattiamo i governi corrotti e critichiamo la politica europea che sfrutta l'Africa".  

Le accuse a Sy

Secondo quanto emerso dalle indagini, Sy sarebbe voluto arrivare fino a Linate per fare una strage sulla pista dell'aeroporto, per condizionare la politica in materia di immigrazione e "intimidire la popolazione". Tra le altre accuse contestate a Sy, oltre alla strage, anche il sequestro di persona aggravato, incendio, resistenza e lesioni ai danni di 17 bambini, non solo per ferite ma anche per traumi da "stress" e psichici da "violenza emotiva".

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