"L'Amministrazione penitenziaria - fa sapere il ministero della Giustizia in merito alla vicenda - ha informato il 13 agosto scorso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza di 'comportamenti non consoni di alcuni operatori di polizia penitenziaria'"
Un detenuto del carcere di Monza ha denunciato di essere stato picchiato da alcuni agenti penitenziari il 3 agosto scorso. L’aggressione sarebbe avvenuta nel corridoio della sezione D del primo piano dell'Istituto, davanti alla cella numero 21. L'associazione 'Antigone', che si batte per i diritti nelle carceri, ha inviato un esposto alla procura presso il Tribunale di Monza affinché disponga accertamenti.
La vicenda
Il detenuto ha riferito dell’aggressione alla compagna, che è andata a trovarlo in carcere il 7 agosto. Nell'esposto presentato alla Procura il presidente di 'Antigone', Patrizio Gonnella, riferisce che il detenuto sostiene che gli sia stato fatto firmare un foglio in cui dichiarava di essersi fatto male da solo. "Il medico che lo ha visitato - è scritto nell'esposto - non ha refertato alcuna lesione". In seguito all’aggressione il detenuto è stato messo in isolamento per quindici giorni e, durante questo periodo, è stato visto dalla suora che frequenta il carcere. L'uomo, che sostiene di essere in grado di riconoscere gli autori delle violenze, a dieci giorni dal fatto è stato trasferito presso la casa circondariale di Modena. Qui al momento dell'ingresso in carcere a seguito di visita medica gli sono state refertate le lesioni ancora presenti e gli sono stati dati sette giorni di prognosi.
La nota del ministero della Giustizia
"L'Amministrazione penitenziaria - riferisce il ministero della Giustizia - ha informato il 13 agosto scorso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza di 'comportamenti non consoni di alcuni operatori di polizia penitenziaria', con riferimento a quanto accaduto al detenuto ristretto nell'istituto lombardo". "La segnalazione - spiega il Ministero - nasceva dalla visione delle immagini registrate dagli strumenti di videosorveglianza, al fine di appurare l'effettivo svolgimento di quanto accaduto". "Il fatto veniva inizialmente denunciato come aggressione da parte del detenuto al personale in servizio, al quale seguiva quindi un rapporto disciplinare e il trasferimento del detenuto. La visione delle immagini, invece, rivelava 'un andamento dei fatti diverso da quanto risulta agli atti'".
In seguito "l'Amministrazione penitenziaria disponeva la sospensione del procedimento disciplinare e della sanzione dell'esclusione dalle attività in comune. Al tempo stesso procedeva ad assegnare 'il personale coinvolto in diversa misura nella vicenda in posti di servizio non a contatto con la popolazione detenuta', in attesa delle valutazioni dell'Autorità giudiziaria". Infine "successivamente alla segnalazione alla Procura e al Provveditorato regionale lombardo dell'Amministrazione penitenziaria, gli atti venivano inviati alla Direzione Generale del Personale del Dap, per le valutazioni disciplinari di competenza in merito a 'comportamento delle unità di Polizia Penitenziaria nominate in oggetto non in linea con i doveri istituzionali'".
Le parole del presidente di Antigone
"Chiediamo dunque alla magistratura - spiega Gonnella - che accerti i fatti descritti anche alla luce del reato di tortura che punisce la condotta del pubblico ufficiale che cagiona 'acute sofferenze fisiche' o un 'verificabile trauma psichico' ad una persona privata della libertà". "Ci auguriamo che si arrivi presto ad accertare i fatti acquisendo tutte le prove - aggiunge - nell'interesse di tutti, e in particolare della gran parte degli operatori e dei poliziotti il cui lavoro è encomiabile. Lo Stato deve porre un muro invalicabile contro gli abusi, se questi sono accaduti. Confidiamo nel lavoro della magistratura".
Il Garante: "Chiesta apertura del procedimento disciplinare"
"Ci siamo subito attivati sul caso del detenuto che ha denunciato di essere stato preso a pugni sul volto da alcuni agenti penitenziari del carcere di Monza", dichiara il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, che sottolinea la collaborazione ricevuta dalla direzione del carcere. "Sono stati messi a nostra disposizione i filmati registrati dalle videocamere interne all'Istituto che - aggiunge - abbiamo subito trasmesso alla Procura". "Precauzionalmente - dice ancora il Garante - abbiamo chiesto l'apertura della procedura disciplinare nei confronti delle persone sospettate dei reati, eventualmente da sospendere in attesa degli esiti della procedura penale".