Il decesso della 34enne è avvenuto "per malattia" anche se restano ancora ignote "le cause che hanno generato la patologia", che "possono essere molteplici: da un'infezione ad altre", ha spiegato il procuratore di Milano
La consulenza medico-legale sulla morte di Imane Fadil "ha dato un esito piuttosto sicuro" su un decesso "per malattia", anche se restano ancora ignote "le cause che hanno generato la patologia, che possono essere molteplici: da un'infezione ad altre". Lo ha spiegato il procuratore di Milano, Francesco Greco, chiarendo che mesi fa venne presa in considerazione anche l'ipotesi "dell'avvelenamento da cianuro", ma, secondo i risultati del lavoro dei periti, il decesso della 34enne marocchina sarebbe da addebitare ad aplasia midollare.
Si tratta di una malattia "molto rara e difficile da curare. Ci sono 50 casi in Italia e la terapia immunosopressiva o il trapianto", su un paziente come lei, "non avrebbero assicurato la sopravvivenza", ha detto il pm di Milano Luca Gaglio, specificando che la diagnosi certa "è arrivata il 23 febbraio e tre giorni dopo Fadil è morta".
Il parere dei medici legali
"L'aplasia midollare associata a epatite acuta costituisce un'entità clinica estremamente rara e di estrema gravità in cui l'esito infausto è purtroppo frequente sia come conseguenza dell'insufficienza epatica che di quella emopoietica". Lo scrive il pool medico legale nominato dai pm di Milano per accertare le cause della morte. I medici parlano anche di "scelte terapeutiche" non "coerenti" alla diagnosi di aplasia che venne fatta all'Humanitas, ma escludono colpe mediche. "Anche se le scelte terapeutiche degli ultimi giorni successive alla diagnosi formale di aplasia midollare non sono state coerenti con tale diagnosi, si deve considerare che qualunque corretta terapia immunosoppressiva, con o senza trapianto di midollo osseo, avrebbe richiesto molte settimane prima di poter modificare la storia clinica naturale di questa malattia". Per tali considerazioni, scrivono ancora, "non vi sono elementi indicativi di profili di colpa medica", né "è ipotizzabile una responsabilità dell'equipaggio intervenuto a casa della ragazza qualche giorno prima del ricovero".
Chiesta l'archiviazione
I pm di Milano Tiziana Siciliano, Antonia Pavan e Luca Gagio hanno chiesto l'archiviazione dell'inchiesta per omicidio volontario sulla morte di Fadil. Siciliano ha spiegato che c'è la "certezza" che la testimone del caso Ruby è morta per aplasia midollare. I pm hanno anche escluso responsabilità mediche. I familiari della modella stanno valutando di opporsi alla richiesta di archiviazione. Solo pochi giorni fa, è arrivato il nulla osta alla sepoltura della modella, deceduta alla clinica Humanitas lo scorso marzo.
Fadil al suo legale: “Volevano farmi fuori”
Risale al 12 febbraio scorso la telefonata tra Imane Fadil, allora ricoverata alla clinica Humanitas di Rozzano, e il suo avvocato Paolo Sevesi, poco prima della morte avvenuta in ospedale lo scorso marzo "Paolo, preparati - dice la giovane -. Io lo sapevo già, ma non ho detto niente finché non è arrivato il dottore stamattina a dirmelo. Dai risultati sembra che qualcuno mi abbia avvelenato... Lo sai cosa significa vero?". Il legale: "Sì, lo so". "Ok. Lui mi ha chiesto - prosegue la donna parlando del medico -: 'Ma lei ha avuto questa sensazione?' Gli ho detto: 'Sapevo che mi sarei sentita dire questo, che volevano avvelenarmi e farmi fuori'. Però non ho detto niente a voi perché era giusto che vi rendeste conto dagli esami di tutto. Lui mi fa - prosegue Imane riferendosi al medico -: 'Lei è stata avvelenata e noi pensiamo che ci sia una sorta di complotto nei suoi confronti'". L'avvocato l'ha poi interrotta: "Devo parlare con i medici Imane, al più presto. L'importante è che prendi nota di nome e cognome del medico. A parte che è tutto scritto, non scappa niente. Facciamo tutte le cose che dobbiamo fare, Imane. Non ti preoccupare". "Hanno aspettato a dirmelo perché volevano essere certi dei risultati, hai capito? - dice Imane -. Non hanno detto nulla ai miei perché è la prima volta che li vedono. Però è venuto a dirlo a me questa mattina, il medico con un'altra dottoressa". "Decisamente non me l'aspettavo" afferma Sevesi. "Io invece sì, lo sapevo - spiega la modella -. Perché stavo morendo, eh! Io sapevo che qualcuno mi aveva fatto qualcosa. Te l'ho anche un po' fatto capire solo che non volevo esagerare. E poi era giusto che i medici avessero la certezza di questo, che non lo dicessi io".
Dalla consulenza medico legale sulla morte di Fadil è emerso anche che "le scelte terapeutiche non sono state azzeccate, la consulenza ha sì escluso la colpa medica, ma questo fronte delle terapie deve essere approfondito e la famiglia farà di tutto per sapere come è morta Imane". Lo ha spiegato il legale dei familiari della testimone del caso Ruby, l'avvocato Mirko Mazzali.
La testimonianza di un amico di Imane Fadil
A seguito di una cena con un avvocato, il 13 dicembre scorso, "il suo stato di salute è andato progressivamente e rapidamente degenerando nelle due settimane successive. Non dormiva di notte, sudava molto, lamentava forti dolori muscolari". E' la testimonianza di Giuseppe Pisano, un amico di Imane Fadil, riportata nella consulenza medico legale come uno dei molti elementi che avevano portato i medici e gli inquirenti, inizialmente, ad ipotizzare un "possibile avvelenamento". Lo stesso testimone ha raccontato che dopo il ricovero il 25 gennaio scorso Fadil "arrivò ad ipotizzare che potesse essere stata avvelenata".
Assenza di sostanze di interesse tossicologico
Tutti gli esami che sono stati effettuati in questi mesi, però, riportati nelle 100 pagine di consulenza medico legale e in "particolare le indagini tossicologiche sui prelievi effettuati in vita e su quelli del cadavere hanno mostrato l'assenza di qualsiasi sostanza esogena di interesse tossicologico per quanto riguarda l'ipotesi di avvelenamento". Né la presenza di cromo e nichel, metalli pesanti nel suo sangue, nelle concentrazioni rivelate può aver causato, secondo i medici, "la sequenza mortale degli eventi patologici da lei subiti". Imane, concludono i medici, è morta per aplasia midollare "di tipo idiopatico", ossia non se ne conosce la causa che l'ha generata. "Virale, batterica, non si sa - ha spiegato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano - i medici e gli scienziati non sono in grado di dirlo".
Escluse “tracce di radioattività”
Dai primi accertamenti su un campione di urine di Imane Fadil era stato "individuato un movimento positivo relativo alle onde alfa con una frequenza radioattiva vicina a quella del polonio", ha spiegato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che ha ripercorso l'allarme, poi rientrato, di un possibile avvelenamento "da radiazioni" come causa della morte della modella. Siciliano ha spiegato poi che i successivi e ripetuti accertamenti hanno poi escluso qualsiasi "traccia di radioattività". Inoltre, nel ripercorrere le tappe degli esami che hanno portato ad accertare come causa della morte l'aplasia midollare, ha sottolineato che in tutti gli organi della ragazza fu trovata anche "in quantitativi elevati una sostanza tossica, la piridina".