Fondi russi alla Lega, Vannucci non intende rispondere ai pm

Lombardia

L'ex bancario ha rivelato spontaneamente di essere stato presente al colloquio all'hotel Metropol di Mosca, dove si sarebbe svolta la presunta trattativa per un affare sul petrolio che doveva servire a far arrivare i soldi al partito e le tangenti ai funzionari russi 

L'ex bancario Francesco Vannucci, uno degli indagati nell'inchiesta milanese sui presunti fondi russi alla Lega, ha fatto sapere ai pm che non intende rispondere alle loro domande in un interrogatorio.

L'inchiesta sui fondi russi alla Lega

Vannucci ha rivelato spontaneamente di essere stato presente al colloquio all'hotel Metropol di Mosca (FOTO), dove si sarebbe svolta la presunta trattativa per un affare sul petrolio che doveva anche servire, stando a una registrazione, a far arrivare, da un lato, soldi alla Lega e dall'altro tangenti ai funzionari russi. L'ex bancario è indagato nell'inchiesta della Procura di Milano per corruzione internazionale. Giovedì 17 luglio, la guardia di finanza ha perquisito la sua abitazione, i militari hanno ispezionato anche il giardino, le cantine, le auto e un casotto in legno degli attrezzi ai margini della proprietà.

Il presunto accordo

Gli inquirenti, nel frattempo, da quanto si è saputo, ritengono di aver  trovato "tracce interessanti" della presunta trattativa al Metropol, a cui hanno partecipato anche tre russi, tra cui Ilya Yakunin, vicino all'avvocato Vladimir Pligin, quest'ultimo legato a Putin. Un presunto accordo su una compravendita di petrolio, un affare da 1,5 miliardi di dollari, che avrebbe dovuto garantire, stando a una registrazione audio, soldi alla Lega (65 milioni di dollari) per la campagna elettorale e 'stecche' ai funzionari russi (da qui l'ipotesi contestata di corruzione internazionale). Mentre nell'inchiesta dell'aggiunto De Pasquale e dei pm Ruta e Spadaro si cerca di ricostruire, anche attraverso rogatorie all'estero, presunti flussi di denaro legati alla trattativa (la compravendita, però, non è andata in porto), molte sono le persone che gli inquirenti devono ascoltare come testi.

Le cene di Mosca

Secondo la Procura in una cena che si sarebbe tenuta il 17 ottobre a Mosca, il giorno prima dell'incontro nell'albergo Metropol, sarebbero stati presenti, tra gli altri, il vicepremier Matteo Salvini, lo stesso Savoini, il presidente di Confindustria Russia e manager Eni Ernesto Ferlenghi e Luca Picasso, direttore di Confindustria Russia, oltre a Claudio D'Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del leader della Lega. Incontri e presunti accordi che, stando a fonti vicine all'inchiesta, avrebbero intrecciato, da un lato, personaggi importanti e, dall'altro, persone a caccia di soldi facili anche perché in difficoltà economiche, come l'avvocato Meranda. La stessa banca Euro-Ib, per cui l'avvocato avrebbe trattato l'affare, ha già smentito, anche con dichiarazioni del suo manager Glauco Verdoia, che il professionista stesse lavorando per l'istituto.

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