Morti in corsia a Saronno: confermata la condanna a 30 anni per l'infermiera

Lombardia
Foto di archivio (Agenzia Fotogramma)

Secondo le accuse, gli omicidi della madre e del marito sarebbero avvenuti in concorso col medico ex amante della donna 

Confermata la condanna a 30 anni in abbreviato per Laura Taroni, l'infermiera di Saronno accusata di aver ucciso sua madre e suo marito, tra il 2013 e il 2014. A deciderlo è stata la Corte d'Assise d'Appello di Milano. Secondo le accuse, gli omicidi sarebbero avvenuti in concorso con Leonardo Cazzaniga, medico ed ex amante della donna. Il processo a carico di quest'ultimo, con al centro 12 morti in corsia, è ancora in corso a Busto Arsizio.

Le condanne

La donna è stata ritenuta responsabile dell'omicidio di suo marito Massimo Guerra, morto nel giugno 2013 avvelenato da farmaci per il diabete, e del delitto di sua madre Maria Rita Clerici, nel gennaio 2014. La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha anche confermato le condanne, fino a 1 anno e 4 mesi di carcere, per due medici e per due dirigenti dell'ospedale, accusati a vario titolo di favoreggiamento, omessa denuncia e falso ideologico. La conferma della sentenza di primo grado, per tutti gli imputati, era stata chiesta la scorsa udienza dal sostituto pg di Milano Annunziata Ciaravolo.

L'infermiera: "Sono innocente"

"Non ho mai avuto intenzione di uccidere nessuno, né l'ho mai fatto. Tantomeno avrei ucciso il padre dei miei bambini che sono ancora qui a lottare", ha detto in mattinata Laura Taroni, rendendo dichiarazioni spontanee nel processo abbreviato. Monica Alberti, difensore di Taroni, ha commentato così la sentenza: "Per noi è stato un duro colpo, leggeremo le motivazioni e certamente faremo ricorso in Cassazione".

La sorella della vittima: "Ci ha traditi"

"Laura Taroni ci ha traditi come familiare e come professionista. Non posso non pensare al male che ha fatto ai miei nipoti, a noi e a tutte le persone che continueranno a soffrire per colpa sua", ha affermato Gabriella Guerra, cognata di Laura Taroni. "Non possiamo provare soddisfazione di fronte a una famiglia che è stata devastata", ha detto l'avvocato Luisa Scarrone, la quale assiste la famiglia di Massimo Guerra che si è costituita parte civile. "Ringraziamo però la Procura generale - ha aggiunto l'avvocato - perché ha fatto di tutto per restituire l'immagine di Guerra come quella di una vittima, e non più di un persecutore".

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