Truffa delle false onlus per accoglienza dei migranti: 11 arresti, legami con 'ndrangheta

Lombardia
Fermo immagine tratto da un video della Guardia di Finanza di Lodi relativo all'operazione Fake Onlus

L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Milano, ha al centro un consorzio di quattro organizzazioni che avrebbe partecipato, tra il 2014 e il 2018, a bandi indetti dalle Prefetture di Lodi, Parma e Pavia, ricavando guadagni illeciti per oltre 7 milioni di euro 

Undici misure cautelari a carico di altrettante persone, che avrebbero fatto parte di "un'organizzazione criminale dedita alla truffa e all'autoriciclaggio", sono state eseguite in Lombardia e in Campania nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla guardia di finanza di Lodi e coordinata dalla procura milanese, denominata 'Fake Onlus'. Le indagini del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Gianluca Prisco vedono al centro, spiegano i finanzieri, "un pericoloso sodalizio criminale che si è stabilmente inserito nelle gare pubbliche per la gestione dell'emergenza migranti indette dalle Prefetture di Lodi, Pavia e Parma". Coinvolto nell'inchiesta un consorzio di quattro onlus, 'Volontari senza frontiere', 'Milano Solidale', 'Amici di Madre Teresa' e 'Area solidale', tutte operanti tra Lodi, Pavia e Parma.

La struttura del sodalizio criminale

A dirigere il 'sistema' delle quattro onlus era Daniela Giaconi, scrive il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi nelle oltre 600 pagine di ordinanza cautelare, figura di spicco all'interno dell'organizzazione malgrado i suoi "numerosissimi" precedenti penali, tra cui tre per "bancarotta". Nelle indagini durate due anni è stata accertata "la progressiva costituzione di Onlus Cooperative, collegate tra loro da mirati interscambi di cariche amministrative, appositamente costituite" per "partecipare ed aggiudicarsi le gare" indette dalle Prefetture. L'alternarsi delle cariche rappresentative all'interno delle onlus, inoltre, nasceva "dalla necessità di partecipare ai bandi in modo da evitare che emergessero i precedenti penali di alcuni indagati", che avrebbero rappresentato "una causa ostativa".

I guadagni illeciti

Le onlus coinvolte nell'inchiesta avrebbero quindi utilizzato falsi documenti per partecipare ai bandi pubblici relativi alla gestione dei servizi connessi all'accoglienza di centinaia di migranti. Dal 2014 ad oggi, le onlus e le cooperative sociali indagate così "hanno beneficiato, complessivamente, di somme pubbliche per oltre 7 milioni di euro ma la gestione economico-finanziaria ha permesso di far luce su un articolato e complesso sistema distrattivo di fondi pubblici". Di questi, 4 milioni e mezzo di euro sarebbero stati utilizzati per "scopi personali" dai rappresentanti legali delle onlus indagate. In sostanza, le onlus incassavano fondi pubblici, vinti "offrendo, spesso, il prezzo più conveniente a ribasso, producendo a supporto documentazione non veritiera sui servizi offerti ai migranti", senza erogare molti servizi. Di conseguenza, una decina di migranti ospiti di una casa di accoglienza gestita da una delle cooperative al centro delle indagini, il 7 febbraio scorso, "si sono presentati presso la Prefettura di Lodi per protestare sulla mancata corresponsione del cosiddetto 'pocket money' e sulla mancata retribuzione degli operatori presso il centro", scrive il gip di Milano De Marchi. Tra le contestazioni dell'inchiesta, infatti, c'è anche quella di "aver falsamente indicato di offrire servizi di integrazione a favore degli immigrati" come "psicologi, criminologi ed avvocati che non risultano aver prestato attività lavorativa". 

I legami con la 'ndrangheta

Inoltre, le onlus "risultano essere collegate a noti pluripregiudicati appartenenti alla 'ndrangheta, i quali le hanno sfruttate per far ottenere a persone recluse, attraverso il rilascio di documentazione falsa, la concessione della misura alternativa alla detenzione da parte del magistrato di sorveglianza". Veniva "attestata, falsamente, la possibilità-necessità di poter accedere ai benefici di legge attraverso l'assunzione presso le cooperative", spiega la guardia di finanza. Un legame che affonda le proprie radici nel tempo: "il soggetto che è stato raggiunto da misura cautelare, ovvero l'indagata principale che è anche la promotrice e organizzatrice dell'associazione per delinquere, nel tempo aveva avuto contatti con pluripregiudicati in occasione dello svolgimento di lavori socialmente utili, intorno al 2002 e al 2003. E di lì i contatti si sono mantenuti", ha spiegato Vincenzo Andreone, comandante provinciale della guardia di finanza di Lodi. "Successivamente - ha aggiunto - abbiamo notato come le onlus indagate siano state utilizzate per permettere ad altri detenuti, segnalati dai pregiudicati, di produrre documentazione atta per farsi rilasciare dal magistrato di sorveglianza misure alternative alla detenzione". Inoltre, secondo il gip De Marchi, "tra le varie finalità illecite c'era anche quella di garantire supporto economico ad alcuni soggetti colpiti da condanne per reati, tra gli altri, di associazione a delinquere di stampo mafioso", garantendo a questi ultimi "sia uno stipendio senza alcuna prestazione lavorativa, sia consentendo loro di richiedere" con documenti falsi "le misure alternative alla detenzione" perché figuravano come lavoratori, appunto, delle onlus. Secondo quanto scrive il gip, sono stati effettuati dei "pagamenti anomali" in favore di Salvatore Muia (oltre 20 mila euro dalla onlus Milano Solidale), Santo Pasquale Morabito (51 mila euro dalla onlus 'gli amici di Madre Teresa Giuliani') e Salvatore Camerino (oltre 20 mila euro sempre dalla onlus 'gli amici di Madre Teresa Giuliani').

Le accuse

Nei confronti delle 11 persone arrestate, di cui una è finita in carcere, 5 ai domiciliari e 5 con obbligo di dimora, le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e all'autoriciclaggio. Allo stesso tempo, sono state eseguite numerose perquisizioni e anche il sequestro di un immobile. L'indagine nasce dall'analisi delle movimentazioni bancarie sui conti correnti intestati al un consorzio di onlus, le quali "dal 2014 al 2018, a fronte dei bonifici ordinati dai citati Uffici Territoriali del Governo in conseguenza degli appalti aggiudicati, hanno ottenuto illecitamente 7.497.256,26 euro di cui 4.586.981,27 utilizzati per scopi personali dai rappresentanti legali delle medesime Onlus", spiega la guardia di finanza.

Il gip: "Controlli carenti sui vecchi bandi"

Le anomalie sulle "somme in uscita dalle singole onlus traggono origine" dal "carente controllo esercitato da organi prefettizi in considerazione della scarna rendicontazione richiesta" alle stesse organizzazioni "all'atto della aggiudicazione della convenzione o della gara", spiega De Marchi nell'ordinanza cautelare. Il giudice, però, evidenzia anche che negli ultimi bandi, ovvero dal 2017, al centro dell'indagine le procedure di controllo si sono fatte più "stringenti".  "Le onlus e le cooperative sociali" al centro dell'inchiesta milanese sono state "appositamente costituite solo per lucrare della situazione di emergenza e fare così ingresso in maniera illecita nel canale della distribuzione delle risorse pubbliche istituite per l'accoglienza dei migranti", si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. "Deve essere rilevato - annota il gip - che nel periodo 2014/2015, in cui l'afflusso di migranti sul territorio nazionale è stato maggiore, l'emergenza è stata fronteggiata con convenzioni dirette e con bandi pubblici di gara ove l'unica certificazione/rendicontazione richiesta per i controlli da parte delle prefetture era una attestazione relativa alla presenza dei migranti e dei giorni di ospitalità, attestazione sufficiente per vedersi riconosciuti i rimborsi previsti dai bandi".

Le intercettazioni

"C'è la situazione del fratello di... del cugino di Pasquale (Pietro Mollica, cugino di Santo Pasquale Morabito, ndr), mo' che esce dove lo mettiamo ... a Lodi, come siamo messi? Una stanza, quella di sotto col bagno non la possiamo utilizzare?". È un passaggio di una conversazione telefonica intercettata, del 29 ottobre 2018, tra Daniela Giaconi e Letizia Barreca (ai domiciliari), ritenuta "prestanome" di Giaconi in quanto legale rappresentante della cooperativa 'Volontari senza frontiere'. La conversazione continua con Giaconi che dice a Barreca: "e quello della Sicilia c'è (...) sta aspettando gli arresti domiciliari, e quindi li vuol far quassù (...) il giudice gli ha detto 'se tu te ne vai al nord io te li faccio fare subito'". In un'altra intercettazione Katia Pinto, una delle 11 persone colpite da misura cautelare, parlava con un'altra indagata di come, riassume il gip De Marchi, "si sarebbero inventati qualche cosa da scrivere" dopo una richiesta della Prefettura relativa a "rendicontazione" carente. "Ce lo inventeremo gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio e agosto ... capisci cosa ti voglio dire ... loro vogliono quel modulo lì, va bene noi gli facciamo quel modulo lì". Secondo il gip, quando nel 2017 è stato introdotto un "obbligo di rendiconto più serrato", la presunta associazione a delinquere ha deciso, tra l'altro, di "costituire una nuova cooperativa col solo scopo di fatturare spese fittizie".

Salvini: "La pacchia è finita"

"Undici arresti con l'accusa di truffa aggravata, autoriciclaggio e associazione a delinquere. Il business dell'immigrazione ha fatto gola ad alcune onlus di Lodi: stamattina è scattata l'operazione con l'impiego di più di cento finanzieri. Meno sbarchi e meno soldi per i professionisti dell'accoglienza: così risparmiamo, difendiamo l'Italia e investiamo per assumere più Forze dell'Ordine. La pacchia è finita". Lo dice il ministro degli Interni Matteo Salvini, commentando l'operazione.

Il commento del pm di Milano: "Eccezioni"

Durante la conferenza stampa, il pm di Milano Gianluca Prisco ha comunque sottolineato che le 4 onlus indagate costituiscono "eccezioni", su cui comunque occorre fare valere il "principio di non colpevolezza". "Non bisogna sottovalutare - ha aggiunto Prisco - che ci sono altre onlus che invece hanno ben gestito la accoglienza di migranti"

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