Scandalo Csm, il procuratore di Milano Greco: “Sconcertano logiche di Roma”

Lombardia

“Abbiamo capito che le logiche sono altre. Sono quelle di un mondo che vive nel buio degli alberghi, nei corridoi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord", ha aggiunto il magistrato

Apprendere del presunto metodo per l'assegnazione degli incarichi direttivi all'interno degli uffici giudiziari, emerso nell'ambito dell’inchiesta sull'ex presidente dell'Anm Luca Palamara, "ci ha lasciato sconcertati, umiliati". E’ quanto ha dichiarato il procuratore capo di Milano Francesco Greco, a margine della commemorazione a Milano di Walter Mapelli, il procuratore di Bergamo morto lo scorso aprile. "Abbiamo capito che le logiche sono altre. Sono quelle di un mondo che vive nel buio degli alberghi, nei corridoi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord", ha aggiunto Greco.

Le precisazioni seguite alla polemica

"E' sorta una polemica per la distinzione fatta tra magistrati del Nord e del Sud che non era mia intenzione sollevare. L'uso della parola 'nord' aveva un valore metaforico. Quello che mi premeva sottolineare è che il lavoro svolto negli uffici non viene adeguatamente valutato in quanto prevalgono altre logiche. E questo avviene sia per i magistrati del Nord che per quelli del Sud che faticano quotidianamente". E' la precisazione che ha voluto fare in serata il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco a proposito delle proprie precedenti dichiarazioni.

La risposta dell'Associazione nazionale magistrati

"Le parole del procuratore di Milano, per come riportate dagli organi di stampa, non rendono merito alla risposta immediata e sincera delle migliaia di magistrati italiani che, anche negli uffici più gravati del meridione, amministrano la giustizia in condizioni assai critiche. In momenti gravi come quello che stiamo vivendo bisogna fare ricorso ai valori che ci uniscono". Lo sottolinea un comunicato dell'Anm che replica al procuratore Francesco Greco. "L'onda di sdegno per i gravissimi fatti riportati in queste settimane dalla stampa ha travolto tutti gli uffici giudiziari italiani, dal nord al sud, provocando immediate reazioni tra i magistrati che, riuniti in assemblee spontanee e gremite, hanno dato voce alla loro incredulità ed al loro sconcerto", sottolinea la nota dell'Anm. A quanto si è appreso, l'Anm non ha ritenuto sufficienti le precisazioni di Greco rispetto a quanto detto alla commemorazione del magistrato Walter Mapelli. 

Il ricordo del procuratore Walter Mapelli

Il procuratore Greco ha ricordato Mapelli fin da quando era uditore a Milano raccontando che "già allora si capiva la sua passione per la finanza" e per i temi economici e sottolineando la "sua intelligenza capace di interconnettere saperi e culture diverse che gli hanno permesso di approcciare il lavoro" in modo completo "e di vedere oltre", "capire cosa accadeva dopo". Greco ha ricordato anche la capacità di "organizzare" gli uffici di Mapelli e la sua "disponibilità e generosità", spiegando che lo avrebbe voluto come aggiunto a Milano. Il procuratore di Bergamo invece aveva fatto domanda per Piacenza e altre procure, richieste che erano state respinte. "Io penso che una domanda come la sua - ha sottolineato Greco - avrebbe dovuto portare i consiglieri del Csm a stappare bottiglie di champagne. Invece non è stato facile. Ci siamo resi conto che il suo lavoro di recuperare soldi per l'erario non era un lavoro utile per ottenere un incarico direttivo". Poi il riferimento alle "logiche" che vigono nel buio degli alberghi, nei corridoi e nelle retrovie della burocrazia romana.

La cerimonia di commemorazione

Oggi nell'aula magna del Palazzo di Giustizia milanese, alla presenza di molti colleghi, del procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco, della figlia e della moglie, è stato ricordato Walter Mapelli, il procuratore di Bergamo morto lo scorso aprile. Presente tra gli altri Luisa Zanetti, procuratore di Monza, dove il pm aveva lavorato per moltissimi anni: "un pilastro della procura monzese - ha detto Zanetti - sempre aperto al dialogo, con la capacità di trasmettere entusiasmo e con un orgoglioso senso di appartenenza a una comunità, all'ufficio" di cui era stato "timoniere" per aver apportato "novità organizzative". Infine il ricordo di Cristina Rota, procuratore della Repubblica facente funzione di Bergamo a cui Mapelli ha lasciato il testimone: "quando è arrivato ha portato una ventata di entusiasmo e voglia di condividere. E' stato capace di rafforzare i rapporti tra i colleghi tra cui non c'era molta solidarietà. Ha saputo riorganizzare l'ufficio, individuando le persone giuste da mettere al posto giusto e, tra l'altro, ha introdotto l'importanza della specializzazione dei sostituti procuratori". Cristina Rota ha evidenziato il suo "grande senso di responsabilità al punto da accollarsi quello degli altri colleghi che non lasciava mani da soli. E in questo momento di buio per le note vicende a cui anche Greco poco fa ha fatto cenno mi sono chiesta cosa avrebbe detto. Lui che ha sempre visto il magistrato come un lavoratore che deve rendere servizio alla collettività avrebbe detto 'andiamo avanti, facciamolo con senso di responsabilità e giustizia e diamo il servizio alla collettività: 'tiremm innanz'!".

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