Omicidio a Rozzano, il killer: “Fu vendetta ma non programmata”
LombardiaNell’interrogatorio di convalida del fermo, il 35enne, fermato per aver ucciso l'ex suocero indagato per abusi sulla nipotina, ha parlato di una reazione “istintiva”, di un “blackout mentale”
Una reazione "istintiva", d'impeto e di "vendetta", causata da un "blackout mentale" e non un'azione già decisa e preordinata. Con questa versione, la stessa già resa nell’interrogatorio davanti a investigatori e inquirenti, il 35enne fermato per aver ucciso lunedì scorso a Rozzano, con quattro colpi d'arma da fuoco, l'ex suocero, indagato per abusi sulla nipotina, ha cercato di giustificare l'omicidio davanti al Gip di Milano, Elisabetta Meyer. Il killer ha reso le dichiarazioni in occasione dell’interrogatorio di convalida del fermo tenutosi oggi nel carcere di San Vittore. L'uomo, difeso dal legale Lucio Antonio Abbondanza, ha provato a respingere l'accusa di "premeditazione" del delitto che l'aggiunto Letizia Mannella e il pm Monia Di Marco gli hanno contestato come aggravante (porta la pena fino all'ergastolo) nella richiesta di convalida e di custodia in carcere. Sulla richiesta il Gip deciderà domani, anche se è scontato che il killer rimanga in carcere perché ha confessato. Il 35enne ha cercato, però, di liberare dalle responsabilità il suo presunto complice, che guidava lo scooter (anche lui interrogato), affermando che l’amico non era a conoscenza di ciò che lui avrebbe fatto.
Le indagini
Intanto proseguono le indagini e i carabinieri hanno continuato a sentire numerose persone per ricostruire ciò che è accaduto lunedì scorso in quel piccolo parco vicino al supermercato della catena “Il Gigante” a Rozzano (Milano) e solo due ore dopo che, nel Palazzo di Giustizia di Milano, si era concluso un incidente probatorio nel quale la nipotina della vittima aveva parlato degli abusi che avrebbe subito dal nonno. Da quell'incidente probatorio, davanti al Gip Teresa De Pascale, a cui era presente anche la madre della piccola, figlia del 63enne ucciso, era arrivata, in sostanza, la conferma dei racconti già resi dalla bambina alla polizia in un'audizione protetta. E poco dopo il nonno è stato ucciso come in una "esecuzione" e proprio su questa vicinanza temporale sono in corso approfondimenti.
L’ipotesi della trappola
Gli inquirenti, allo stesso tempo, stanno anche vagliando l'ipotesi che la vittima potrebbe essere stata attirata in una "trappola" per portare a termine la "vendetta" contro di lui, ed essere stato, dunque, invitato appositamente a tornare da Napoli a Rozzano, dove non passava più da mesi ormai, solo pochi giorni prima di essere ucciso.