Andrea Vitali: "Un buon giallista fa come Pollicino, ma al posto del pane lascia indizi"

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Filippo Maria Battaglia

CONSIGLI DI LETTURA Lo scrittore di Bellano torna in libreria con un romanzo ("Il metodo del dottor Fonseca") ambientato in una comunità immaginaria. E durante la rubrica di Sky TG24 dice: "I sogni hanno spesso un valore decisivo, non solo nelle storie"

"Se non proprio come Pollicino, ci siamo quasi".  Così Andrea Vitali racconta a Sky TG24 il criterio d'indagine del protagonista del suo ultimo libro ("Il metodo del dottor Fonseca", da qualche giorno in libreria per Einaudi). Un romanzo che ruota attorno a un omicidio che sembra risolto in partenza, con un colpevole già designato. Pare una formalità, ma in realtà il caso si rivelerà assai più complesso di quanto si possa a prima vista immaginare e a sbrogliarne i fili penserà un ispettore riesumato da un lavoro di ufficio routinario che, anche grazie al "metodo Pollicino", verrà a capo di una storia frastagliata  ( leggi la recensione). 

 

Questo metodo - spiega Vitali durante i 'Consigli di lettura' (qui le puntate precedenti) - si rivela utile non solo nella vicenda del romanzo ma in generale nella costruzione di una storia. "Pur non essendo un noirista, di tanto in tanto mi capita di investigare questi piccoli misteri di provincia. E, come mi è già accaduto in un'altra occasione, faccio fare ai miei personaggi la stessa cosa che faceva il personaggio di Perrault,  sostituendo però alle molliche di pane delle tracce a prima vista abbastanza fumose ma che in realtà si rivelano decisive".

Una comunità immaginaria ma verosimile

Vitali ambienta il suo ultimo romanzo in una comunità, Spatz,  "che  - precisa - esiste solo nel mio immaginario ma che spero diventi familiare anche in quello del lettore. E' un mondo  inesistente ma verosimile, tant'è che molte delle suggestioni paesaggistiche che ho tentato di raccontare arrivano dalla frequentazioni di posti che ho davvero visitato".

 

"I sogni hanno spesso un ruolo decisivo"

Una storia nella quale il sogno ha un ruolo decisivo, ereditato, spiega ancora Vitali, "da ciò che gli antichi dicevano, e cioè che noi non facciamo sogni ma che vediamo i sogni. E' una differenza importante: se vediamo cose di un'altra realtà è perché queste hanno un significato, e se hanno un significato è perché noi dobbiamo comprenderle. Non è un caso che proprio grazie a un sogno il protagonista del romanzo trarrà delle conclusioni che lo aiuteranno a portare avanti la sua storia. Ora, è chiaro che quest'inserto, come ogni inserto narrativo, è un po' surreale, eppure non credo si distacchi molto da ciò che può capitare nella vita quotidiana , come del resto la psicoanalisi ha ampiamente dimostrato".

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