Charles Bukowski, un secolo dopo: le frasi celebri dell’autore irriverente

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Stefania Bernardini

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Tra i più citati artisti del Novecento, oggi avrebbe compiuto 100 anni. Da “Taccuino di un vecchio sporcaccione” a “Compagni di sbronze” fino a “Pulp”, ecco il ritratto del maestro del realismo sporco attraverso le sue espressioni più famose

“Se succede qualcosa di brutto, si beve per dimenticare. Se succede qualcosa di bello, si beve per festeggiare. E se non succede niente, si beve per far succedere qualcosa”, così scriveva Charles Bukowski nel romanzo “Donne”. Proprio la passione per l’alcol, le scommesse ai cavalli e il rapporto con le figure femminili sono i temi che più si ritrovano nella produzione dello scrittore, tra i più citati al mondo, che il 16 agosto 2020 avrebbe compiuto 100 anni. Attraverso le sue opere, in gran parte autobiografiche, il maestro del realismo sporco rivela se stesso e il suo mondo fatto di bassifondi, localini notturni e personaggi particolari al limite del grottesco. “Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita. Io ho preso parecchie lauree. Chiamatemi dottore”, è una delle frasi di “Confessioni di un uomo abbastanza pazzo da mettersi a vivere con le bestie” che tracciano uno dei migliori ritratti di Charles Hank Bukowski.

“L’amore è una forma di pregiudizio”

Il suo linguaggio alterna toni crudi, irriverenti e scurrili a frasi più delicate e cariche di riflessioni, in particolare quando parla di donne e sentimenti. “L’amore è una forma di pregiudizio - sentenziava in “Colpi a vuoto” - Ami ciò di cui hai bisogno, ami ciò che ti fa star bene, ami ciò che ti torna più utile. Come fai a dire di amare una persona, quando ce ne sono almeno diecimila al mondo che ameresti di più, se solo le incontrassi? Ma non le incontrerai mai”. Mentre in “Storie di ordinaria follia” lo scrittore si fa più profondo spiegando che, in fondo, “tutto si riduce all’ultima persona a cui pensi la notte, è lì che si trova il cuore”.

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“La vita non è che un mucchio di guai”

Un’infanzia segnata da un padre violento, l’alcol scoperto presto, a soli 14 anni con il primo bicchiere di vino, la vita di Charles Bukowski è stata tutt’altro che lineare e la sua visione del mondo sembra sul filo della sopravvivenza. “Gli eroi non esistono. I vincitori non esistono. È tutto una fregatura - scriveva in “Compagni di sbronze” - Ognuno cerca solo di tirare a campare e d'aver fortuna, se ci riesce”. La quotidianità dello scrittore, nei suoi racconti, sembra essere in continua attesa di nuovi eventi, positivi o negativi, che lo portano ad affermare, in “A Sud di nessun Nord” che “la vita non è che un mucchio di guai”.

“Il sesso è ovviamente tragicomico”

“I soldi sono come il sesso, sembrano molto più importanti quando non ce n’è”. In “Hollywood, Hollywood” Bukowski paragona il denaro al sesso e infatti l’artista non ha mai disdegnato le relazioni occasionali, alcune delle quali raccontate nelle sue poesie e romanzi. Ma Hank, questo era il soprannome dello scrittore, è anche capace di relazioni intense e durature. L’atto sessuale è visto come un insieme di comicità e drammaticità così da far dire in “Taccuino di un vecchio sporcaccione” che “il sesso è ovviamente tragicomico”.

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“Di nuovo con il vecchio amico, scotch con acqua”

Solitari e timidi, i personaggi di Charles Bukowski hanno sempre un legame molto stretto con birre, vino e bibite alcoliche. In perenne attesa di qualcosa, agiscono bevendo qualche sorso da un bicchiere. Il maestro del realismo sporco parla del rapporto con l’alcol in quasi tutta la sua produzione letteraria fino all’ultimo romanzo, “Pulp”, dove si legge: “Di nuovo con il vecchio amico, scotch con acqua”.

“Moriremo tutti. Già solo questo dovrebbe farci amare l'un l’altro”

Ma all’amicizia, non solo con l’alcol, in realtà, Hank ha dedicato parte dei suoi pensieri. Bukowski amava stare in solitudine, scrivere, ma allo stesso tempo aveva bisogno di un amico, una persona che gli facesse compagnia, perché “la cosa migliore è essere soli, ma non del tutto”. Netto, osé, realista e allo stesso tempo dall’animo sensibile, riteneva che “una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno e lui ricambia stringendoti più forte”. Ed è così che si arriva, in “Il capitano è fuori pranzo”, a leggere una delle più lucide dichiarazioni dello scrittore sull’umanità che sembra quasi un appello: “Moriremo tutti, proprio tutti, che circo! Già solo questo dovrebbe farci amare l'un l’altro”.

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