Nato a Firenze nel 1826, è morto nello stesso capoluogo toscano il 26 ottobre 1890. Scrittore e giornalista, è noto a livello internazionale per aver scritto il libro dedicato al burattino più famoso del mondo, opera tradotta in più di 100 lingue e trasposta in numerose versioni al cinema e in tv
Carlo Collodi è uno degli autori italiani più noti e tradotti a livello intenazionale. Una fama dovuta al successo planetario del suo personaggio più popolare, Pinocchio, il burattino di legno più famoso del mondo. Il libro di Collodi, giornalista e scrittore, è stato tradotto in oltre 100 lingue. Nato a Firenze nel 1826, l'autore è morto nello stesso capoluogo toscano il 26 ottobre del 1890. A distanza di oltre cento anni, il suo romanzo continua a influenzare il panorama culturale e a essere tra i più letti da piccoli e meno giovani. Nei decenni Pinocchio è stato adattato per il cinema e la tv in numerose (e spesso indimenticabili) versioni.
L’infanzia e gli studi in seminario
Il vero nome dell’autore è Carlo Lorenzini. Era figlio di un cuoco, Domenico, e di una sarta, Angiolina. Entrambi i genitori lavoravano presso i marchesi Ginori che finanziarono la formazione del futuro scrittore. Dal 1837 fino al 1842 resta in seminario a Colle di Val d’Elsa ma senza diventare prete. Tra il 1842 e il 1844 segue lezioni di retorica e filosofia a Firenze, presso un'altra scuola religiosa degli Scolopi. Nel frattempo inizia a lavorare come commesso in una libreria e la sua buona reputazione gli permette di ottenere una dispensa ecclesiastica per poter leggere i libri messi all’indice dei testi proibiti.
Le collaborazioni giornalistiche e il nome "Collodi"
Abbandonati gli studi, Carlo inizia a collaborare con "L’Italia Musicale", un giornale milanese di cui diventa una delle firme di maggior richiamo, per poi arruolarsi volontario durante la prima guerra d’Indipendenza nel 1848. Tornato a Firenze, fonda uno dei maggiori giornali umoristico-politici: "Il Lampione", soppresso poco dopo la fondazione. L’esperienza con il giornalismo umoristico mette in mostra le sue capacità e gli apre le porte per successive collaborazioni con varie testate umoristiche che trattano di argomenti artistici, teatrali e letterari, come "L’arte, la scena" e "La Lente". Nel 1856, proprio su quest'ultimo giornale, firma per la prima volta un articolo con lo pseudonimo "Collodi", come il paese di nascita della madre.
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Le fiabe e la letteratura per bambini
Al mondo delle favole e alla letteratura per bambini, Collodi si rivolge solo verso la fine degli anni ’70, dopo aver ricevuto l’incarico di tradurre delle fiabe francesi dall’editore Felice Paggi. Lo scrittore, però, non si limita alla traduzione ma ricrea in italiano, inserendovi una morale, un corpus di storie dal titolo “I racconti delle fate”, tratte dall'edizione Hachette del 1853 che conteneva testi di Charles Perrault, Marie-Catherine s’Aulnoy e altri autori. A questo fanno poi seguito i libri “Giannettino” e “Minuzzolo”, preludi di quello che diventerà il capolavoro di Collodi: “Le avventure di Pinocchio”
“C’era una volta… un pezzo di legno”
“C’era una volta… Un re! Diranno i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”, è l’incipit del libro entrato nella storia dei miti da leggere. In realtà, prima di essere riunite in un unico testo, “Le avventure di Pinocchio” fanno la loro comparsa, a puntate, sul Giornale per i Bambini. È il 7 luglio del 1881 quando sul primo numero del periodico, con il titolo “Storia di un burattino”, compare la prima puntata del racconto sulle peripezie del pezzo di legno scolpito da Geppetto. Tradotto in oltre cento lingue, Pinocchio unisce fiaba, commedia dell’arte, favola, realismo e romanzo di formazione. Amato da piccoli e grandi lettori, Pinocchio è stato letto, riletto e trasposto in opere teatrali, cinematografiche e televisive. La fortuna del personaggio, per alcuni studiosi, sta nell’essere sintesi dell’uomo comune. Benedetto Croce ha detto che il legno in cui è tagliato Pinocchio è "l'umanità".
Il successo e la morte di Collodi
“Le avventure di Pinocchio” vengono rilegate in un unico libro solo nel 1883. Sette anni dopo, all’apice del successo, Carlo Collodi muore per un aneurisma mentre rientra a casa il 26 ottobre del 1890. A 130 anni dalla scomparsa, il suo burattino continua a essere ricreato, rinnovato e raccontato, in vario modo, come è avvenuto nel film omonimo del 2019 di Matteo Garrone, vincitore di 5 David di Donatello.