Metamorfosi verde, Lacan e Besançon: "Riconciliarsi con l'ambiente è un obbligo"
LifestyleI due fumettisti francesi, ospiti di Tunué a Lucca Comics & Games, raccontano il loro ultimo lavoro. Un'opera dai toni ambientalisti e profondamente umani, in cui il rispetto per il diverso si intreccia con la necessità per l'uomo di ritrovare un dialogo pacifico con l'ambiente e la natura. L'intervista
Un giorno, in una tranquilla comunità, una bambina nasce con una strana mutazione: dalla punta del suo naso, infatti, emerge un germoglio. È l’inizio di quella che sembra una pandemia, che semina il panico tra la gente, che pian piano diventa una condizione sempre più diffusa e innocua, ma che genera disordini e divisione. Metamorfosi verde, fumetto di Patrick Lacan (testi) e Marion Besançon (meravigliosi disegni), pubblicato in Italia da Tunué (cartonato, 272 pagine, 34,90 euro). Una storia che parla di ecologia, convivenza e rispetto della diversità, di ambiente e di riconciliazione con esso. Lacan e Besançon sono stati ospiti di Tunué a Lucca Comics & Games 2025, qui li abbiamo intervistati.
Questa storia è un po’ un coming of age, un po’ un romance, ha un pizzico di horror. Che genere di libro è?
Marion Besançon: Difficile dirlo.
Patrick Lacan: Buona domanda… è una rappresentazione di noi due, alla fine. Io ho origini più legate alla tradizione francese ed europea, Marion è un mix di influenze manga ed europee più moderne. E poi è un’unione tra generazioni diverse. Questo mix ha creato qualcosa di originale, ma mentre lo facevamo non ce ne rendevamo conto.
Marion Besançon: Penso che entrambi abbiamo uno stile molto emotivo, penso sia quel tipo di fumetto.
È anche un libro che sembra parlare di tante paure umane. La prima che ci ho trovato è la paura del diverso.
Patrick Lacan: Sì, parla esattamente di questo, del tema dell’accettazione dell’altro, della paura dell’altro e del cambiamento, specialmente in una società violenta con chi è fuori dalla norma. Volevamo aiutare i giovani, ma non solo loro, a comprendere il rapporto con il diverso ed elaborarlo.
Marion Besançon: Penso che la relazione con l’alterità sia centrale, sia in rapporto col mondo vegetale e animale, sia con gli esseri umani. Il significato è un po’ che siamo tutti una sola cosa.
Un altro tema molto importante è quello ambientalista. È un fumetto ecologista.
Patrick Lacan: Sì sì. Ho lavorato tanto in passato a fumetti politicamente impegnati, in particolare sulle tematiche ecologiste, che sono sempre state al centro dei miei fumetti in passato. Si tratta di qualcosa che rappresenta le mie paure personali riguardo il futuro del nostro mondo.
Marion Besançon: Sì, le tematiche ecologiste sono centrali nella mia vita e nelle nostre vite. Volevamo parlarne in un modo che non fosse didascalico. Il libro prende il cammino del fantastico per trattare l’argomento.
Come avete lavorato insieme sulla sceneggiatura e l’aspetto grafico e artistico del libro?
Patrick Lacan: È stato un cammino lungo. Ho avuto la prima idea 10 anni fa ed è arrivata da un sogno. Ho sognato che leggevo un fumetto e quando mi sono svegliato ho pensato che la storia fosse così buona che era un vero peccato l’avesse già scritta qualcun altro perché avrei voluto farlo io. Poi ho realizzato che non esisteva davvero e l’ho scritta in dieci minuti. Avevo tutto pronto tranne i personaggi.
Marion Besançon: All’inizio avevamo contattato l’editore per delle storie brevi ma lui ci ha detto che gli interessava solo questa, nel caso fossimo riusciti a farne una versione lunga.
Patrick Lacan: Così lo abbiamo fatto, ho contattato Marion, lei stava a Nantes, io a Tolosa, ed era la prima volta che ci sentivamo, non ci conoscevamo. Ci siamo scritti su internet, tante cose, un po’ alla volta. Io le mandavo le scene e lei adattava lo storyboard, io scrivevo la sceneggiatura. Così, avanti e indietro. Abbiamo ottenuto una prima versione di 100 pagine e l’editore ci ha dato una lista di cose che avremmo potuto migliorare, ci abbiamo lavorato sopra un’estate intera e siamo arrivati a 260 pagine. Così abbiamo firmato il contratto.
Marion, cosa ti ha ispirata nel design delle tue creature? Io ci ho visto un po’ di Poison Ivy, un po’ di Swamp Thing.
Marion Besançon: Ho tantissime influenze ma non ho fatto grandi ricerche per la metamorfosi, è stato tutto molto naturale, mi sono concentrata più sulle sensazioni che avevo mentre leggevo la sceneggiatura di Patrick, poi ho disegnato. Però tanti autori mi ispirano, come Daisuke Igarashi, che fa manga basati tanto sulle sensazioni e la fisicità. Non sono una grande appassionata di fumetto americano, però posso capire il parallelo coi personaggi che ha citato.
Quali altri artisti ti hanno ispirata nel tuo percorso professionale?
Marion Besançon: Tantissimi. Oltre al già citato Igarashi, anche Natsuki Takaya per il suo storytelling, il ritmo delle sue pagine e l’interiorità dei suoi personaggi. Mi ispira moltissimo.
Patrick Lacan: Benjamin Flao?
Marion Besançon: Mi piace moltissimo ma l’ho scoperto un po’ tardi, non credo mi abbia ispirato. Richard Powers, invece, col suo romanzo “Il sussurro del mondo” è stato, credo, un’ispirazione maggiore. Ma è difficile fare nomi.
L’ultima domanda è un po’ filosofica e ha a che fare con quello che mi pare essere il messaggio più profondo di Metamorfosi Verde: secondo voi l’umanità ha bisogno di evolversi e connettersi maggiormente alla natura per evitare la propria estinzione?
Patrick Lacan: Penso sia evidente, non un’ipotesi, non esiste alternativa. La natura è più forte di noi e, continuerà a ricordarcelo e richiamarci all’ordine in modo anche violento ma anche per proteggerci da noi stessi.
Marion Besançon: Io penso, ed è solo la mia opinione, che se non accettiamo l’idea di cambiamento, e parlo anche del cambiamento climatico, ci rendiamo partecipi della nostra stessa scomparsa. Non è una scelta. Certamente un giorno ci estingueremo, ma questo giorno arriverà molto presto se non iniziamo a comunicare con la natura, con l’ambiente che ci circonda, integrandoci con esso.
Patrick Lacan: Noi siamo parte della natura, solo una piccola parte.
Marion Besançon: Credo che dovremmo ricordarcelo sempre. Non siamo sopra o sotto essa, ci siamo dentro.