“Bianchi” e “rossi” d’Armenia, Caucaso per wine-lovers

Il vino armeno piace. Sempre di più. Dichiarato “priorità strategica per lo sviluppo economico e turistico” dal ministero dell’Economia della Repubblica d’Armenia, il comparto vitivinicolo del Paese caucasico sta vivendo un boom straordinario. Negli ultimi cinque anni il settore è letteralmente esploso. Numerose cantine si sono attrezzate per accogliere i visitatori con degustazioni guidate, tour nei vigneti, esperienze gastronomiche e strutture ricettive immerse tra i filari. Dopo aver accolto, nel settembre dell’anno scorso, gli “Stati generali” del turismo del vino mondiale, nel maggio del 2026 l’Armenia ospiterà la 33esima edizione del Concours Mondial de Bruxelles , competizione che riunisce oltre 370 degustatori professionisti provenienti da 49 nazioni nel mondo. Forte di una storia lunga oltre 6 millenni , il vino armeno vive una nuova era e si affaccia, con successo, sui mercati internazionali. Ne parliamo con Lusine Gevorgyan, direttrice dell’Armenian Tourism Committee e con Zara Mouradian, direttrice della Vine&Wine Foundation. Dottoressa Gevorgyan, quali sono i numeri dell’enoturismo in Armenia e quali le politiche in atto per il suo sviluppo? Il settore del turismo enologico in Armenia ha registrato una crescita straordinaria. Riconoscendone il potenziale, il Ministero dell’Economia ha reso il vino una priorità strategica per promuovere i produttori locali, valorizzare il profilo internazionale dell’Armenia nel settore vinicolo e posizionare il Paese come una destinazione di primo piano per l’enoturismo. La Vine&Wine Foundation of Armenia, istituita come ente governativo nel 2016, coordina questi sforzi, attuando programmi a sostegno delle cantine e migliorie delle infrastrutture legate al turismo del vino. L’Armenia offre percorsi enoturistici che consentono di visitare i vigneti, partecipare a degustazioni e incontrare i produttori. Inoltre, il Paese ospita festival enologici, come l’Areni Wine Festival e gli Yerevan Wine Days, che uniscono esperienze culturali alla degustazione di vini locali. Attraverso queste iniziative, miriamo a valorizzare l’antica tradizione vinicola dell’Armenia, le sue diverse regioni vitivinicole e i suoi paesaggi, promuovendo il Paese una meta imperdibile per gli appassionati di vino di tutto il mondo. Nel 2024 l’Armenia ha ospitato gli “Stati generali” del turismo del vino mondiale. Nel maggio del 2026 ospiterà il Concours Mondial de Bruxelles . Una scelta che riflette la crescente reputazione internazionale del settore vitivinicolo del Paese… Ospitare l’8ª Conferenza Globale sul Turismo del Vino dell’ONU a settembre 2024 è stato un momento storico per l’Armenia, che ha messo in evidenza la nostra crescente rilevanza nello scenario mondiale del turismo enologico. Guardando al futuro, siamo particolarmente orgogliosi di ospitare la 33ª edizione del Concours Mondial de Bruxelles . La scelta dell’Armenia come Paese ospitante sottolinea il riconoscimento internazionale del nostro settore vinicolo. Si tratta di un’opportunità unica per presentare al pubblico globale la nostra ricca tradizione vinicola, le varietà di uva autoctone e le nuove infrastrutture dedicate al turismo del vino. Eventi come questi non solo accrescono il profilo dell’Armenia nella comunità enologica internazionale, ma attraggono anche appassionati e turisti del vino, rafforzando ulteriormente la nostra posizione come destinazione d’eccellenza per il turismo enologico. L'enoturismo nel Paese è in rapida espansione. Quali gli investimenti in programma? La scoperta della cantina più antica del mondo nei pressi di Areni ha consolidato il ruolo dell’Armenia come destinazione d’eccellenza per il turismo enologico. La comunità allargata di Areni fa parte del nostro progetto nazionale di sviluppo dei cluster, un’iniziativa da 120 milioni di euro finanziata tramite un prestito della Banca Mondiale e cofinanziata dal Governo armeno. Altri investimenti comprendono la realizzazione di un Museo della Storia del Vino dell’Armenia che valorizzerà l’antico patrimonio vinicolo del Paese. Eventi di rilievo come gli Yerevan Wine Days e l’Areni Wine Festival beneficiano del sostegno sia pubblico che privato, riflettendo l’impegno del governo a posizionare l’Armenia come destinazione leader per il turismo enologico. Il Rinascimento dell’enologia armena è dovuto anche agli ingenti investimenti giunti dall’estero. Cosa può dirci a riguardo? Gli investitori internazionali hanno riconosciuto la ricca tradizione vinicola del Paese, le varietà di uva uniche e il clima favorevole, contribuendo a modernizzare le tecniche di produzione, ad ampliare le aree vitate e a innalzare gli standard di qualità. Di conseguenza, le cantine armene sono oggi in grado di competere sulla scena globale, attrarre un numero sempre maggiore di turisti internazionali e valorizzare le secolari tradizioni vinicole del Paese. Dottoressa Mouradian, lei dirige la Vine and Wine Foundation of Armenia che è la principale istituzione nazionale dedicata alla conservazione, allo sviluppo e alla promozione del patrimonio vinicolo armeno. Quali i vostri obiettivi? Da un lato onorare l’antico patrimonio dell’Armenia come culla del vino, dall’altro rendere il vino armeno un attore dinamico e competitivo sulla scena mondiale. I nostri principali obiettivi sono preservare e proteggere le incredibili varietà di uva autoctone dell’Armenia, sostenere i produttori con tecnologie moderne, formazione e sistemi di qualità e promuovere il marchio “Wines of Armenia” sia a livello nazionale che internazionale. La nostra visione è chiara: fare del vino armeno non solo una fonte di orgoglio e identità nazionale, ma anche un simbolo di amicizia e di connessione con il mondo. Cosa ha di speciale il vino armeno? Il vino armeno riflette ciò che siamo: resilienti, profondamente radicati nella nostra storia eppure sempre capaci di rinascere, come una fenice dalle sue ceneri. Il nostro Paese custodisce un patrimonio vinicolo che abbraccia millenni, con oltre 350 varietà di uve autoctone ed endemiche. A questo si aggiungono i nostri terroir diversificati: montagne, suoli vulcanici, sole e vento. Tutti questi elementi creano vini di straordinaria profondità e anima. Ma la vera magia risiede nelle persone dietro questa arte. I produttori armeni sono appassionati, audaci e profondamente legati al loro patrimonio. La maggior parte delle cantine è a conduzione familiare, dove la viticoltura non è solo un’attività economica: è un atto d’amore, un modo di preservare l’identità e trasmetterla alle generazioni future. Siamo radicati in una tradizione millenaria che trasformiamo in qualcosa di nuovo, dinamico e rilevante per il mondo del vino di oggi. Non restiamo ancorati al passato — lo utilizziamo come fondamento per creare vini vibranti, robusti, ricchi di diversità e pieni di carattere. Dai vostri dati emerge una crescita delle esportazioni del 50% negli ultimi anni. In poco tempo, il numero di produttori di vino è cresciuto da 25 a 160 e la superficie totale dei vigneti armeni è di circa 16.000 ettari per una produzione che supera i 14 milioni di litri di vino . Quali i motivi di questo successo? Primo, il terroir. L’Armenia è benedetta da condizioni naturali uniche: vigneti ad alta quota, sopra i 1.000 metri, suoli vulcanici e viti molto antiche, non innestate. Secondo: le persone. I nostri produttori di vino sono appassionati, audaci e uniti da una missione comune. Con la Fondazione Vite e Vino dell’Armenia che riunisce tutti sotto un unico “tetto”, l’attenzione non è sulla competizione, ma sul sostegno reciproco per costruire qualcosa di duraturo per il futuro del vino armeno. Oggi possiamo dirlo con orgoglio — siamo uno dei settori più solidali del Paese, dove non ci sono concorrenti, ma un’unica grande famiglia del vino armeno. La sua Zara Muradyan Wines è diventata un caso all’ingresso sul mercato in Armenia, nel 2012. Da allora, nel settore, l’imprenditoria femminile è esplosa. Come vede il futuro del settore vino in Armenia e, soprattutto, quello del vino “al femminile”? Per fortuna o sfortuna, non provengo da una famiglia di viticoltori. Se avessi seguito la tradizione di famiglia, probabilmente oggi lavorerei nel settore sanitario. Ma grazie a quello che posso descrivere solo come un mix di guida divina, casualità e destino, sono diventata una produttrice di vino. Di fatto, la prima donna in Armenia ad aver fondato una propria produzione e un marchio registrato. Ciò che per primo ha catturato il mio cuore sono state le rovine della viticoltura rimaste dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Ho provato quasi una gelosia nel voler restaurare ciò che era stato spezzato, ridargli vita e dichiarare a gran voce al mondo: siamo qui, siamo resilienti e stiamo rivendicando il nostro patrimonio vinicolo. Quella missione è diventata la mia passione e il lavoro della mia vita. Oggi sono incredibilmente ottimista riguardo al futuro del vino armeno. Ogni vendemmia ci rende più forti, i nostri vini più raffinati e il nostro Paese più riconosciuto sulla mappa mondiale. Quando ho lanciato Zara Muradyan Wines nel 2012, c’erano pochissime donne produttrici in Armenia. Oggi vediamo giovani donne guidare vigneti, cantine, laboratori e imprese. La leadership femminile porta creatività, coraggio e una sensibilità che arricchiscono l’intero settore. Sono certa che il “volto femminile” del vino armeno continuerà a brillare e a svolgere un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro della nostra industria. Il vino armeno non riguarda solo uve e terroir — riguarda resilienza, passione e cuore. E quando lo assaggi, assapori proprio quello spirito.

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“Bianchi” e “rossi” d’Armenia, Caucaso per wine-lovers

Costanza Ruggeri