Dating app e mondo LGBTQIA+, le etichette possono diventare limiti?

Quello del dating online può essere un mondo faticoso. Ma oltre alle fatiche che hanno a che fare con incomprensioni relazionali o desideri diversi che spesso si manifestano quando si esce dalle chat per incontrarsi dal vivo, le persone che appartengono all’universo LGTQIA+ spesso si trovano a porsi domande più complesse. Il modo in cui ci definiamo in termini di identità e sessualità influenza la comprensione di noi stessi e degli altri, e in questo senso il report 2025 di Hinge, l’app di dating "pensata per essere cancellata" dove nel mondo viene fissato un appuntamento ogni due secondi, mostra un cambiamento in corso. Dopo aver intervistato oltre 14 mila persone LGBTQIA+ e persone eterosessuali, gli esperti hanno rilevato che molte persone si sentono stanche di dover incasellare sé stesse o le proprie scelte sentimentali in categorie predefinite, mostrando quindi un crescente senso di insofferenza verso le classificazioni rigide. Che cos'è la "label fatigue" Un dato chiave emerso nel report D.A.T.E. LGBTQIA+ "è la crescente fluidità tra i membri della community in diverse aree del mondo, con un numero sempre maggiore di persone che tendono a considerare l'individuo piuttosto che l'etichetta che lo distingue. Questo è particolarmente vero per le generazioni più giovani”, spiega a Sky TG24 Insider Moe Ari Brown, Love and Connection Expert di Hinge e terapeuta. “Il report ha rilevato che il 28% degli utenti LGBTQIA+ che frequentano siti di incontri sperimenta una "label fatigue", cioè si sente sotto pressione nel definirsi con etichette che trova limitanti o non autentiche, soprattutto nel caso dei più giovani. Per questo motivo, gli utenti LGBTQIA+ che utilizzano le dating app stanno dando la precedenza all'alchimia e alla connessione rispetto alle categorie, ispirando le persone a cambiare le proprie etichette o ad abbandonarle del tutto". Un cambiamento che però in alcune aree come l'Italia "è più silenzioso, anche a causa delle dinamiche familiari, delle aspettative sociali e della paura di non essere compresi”. L’aumento della “label fatigue”, sostiene Brown, su Instagram @loveoutproud è un segno che i giovani stanno scegliendo la connessione rispetto alla categorizzazione quando frequentano qualcuno: “e questo è un cambiamento radicale”. “Lesbica” e “gay”, “queer” ed “eterosessuale”: le categorie ci aiutano a descrivere chi ci attrae, ma possono allo stesso tempo diventare una limitazione? Serve una riflessione per capire quando un'etichetta è ormai diventata limitante e non riguarda più la celebrazione delle nostre identità. Le etichette sono state a lungo utilizzate come un modo per evidenziare e celebrare le nostre identità uniche all'interno della comunità LGBTQIA+: quando le nostre identità non erano percepite come centrali, le etichette ci hanno aiutato a dare loro un linguaggio in modo che rimanessero visibili nelle conversazioni e nella comunità. Allo stesso tempo, però, erano pensate per descrivere, non per prescrivere. Nel momento in cui sentiamo di dover essere all'altezza delle aspettative di un'etichetta, significa che questa probabilmente ha superato il suo scopo originario. La Generazione Z sta scoprendo che questi confini sono più labili di quello che si pensava? Assolutamente sì, la Gen Z sta chiarendo questo aspetto: l'attrazione non è sempre lineare, il linguaggio non riesce sempre a tenere il passo e l'identità è qualcosa in cui viviamo, non qualcosa che dobbiamo finalizzare. E sebbene le etichette possano essere strumenti preziosi per l'espressione di sé, non sempre catturano la piena complessità dell'identità e dell'attrazione. Come terapeuta di coppia ho visto come le etichette possono aiutarci a coltivare un senso di appartenenza radicato nell'autenticità, ma non dovrebbero dettare chi possiamo o non possiamo frequentare. In definitiva, siamo noi a decidere le etichette, non dovrebbero essere loro a decidere per noi. Il 28% delle persone LGBTQIA+ ha dichiarato di sentirsi sotto pressione nel doversi definire secondo schemi prestabiliti: come si può superare questo tipo di stress? Apportando piccoli cambiamenti al nostro modo di vivere la vita relazionale, iniziando da piccoli passi: ad esempio, ampliare le proprie preferenze su un'app di dating può essere un primo step per uscire dalla propria zona di comfort, ma senza pressioni. Può essere utile anche concentrarsi sulla personalità, chiedendoci cosa conta per noi davvero in una relazione? E poi sintonizzare le proprie emozioni: interagire con qualcuno ci fa sentire bene? Ci sentiamo a nostro agio? Il corpo e le emozioni spesso comunicano più delle etichette. Non ultimo, è importante mantenere una mente aperta, perché la chimica non segue regole fisse. Non rivelare il proprio orientamento sessuale prima di un appuntamento può causare disagio o complicazioni? Quando farlo è una scelta personale. Tuttavia, scegliere intenzionalmente di rivelare il proprio orientamento sessuale sul profilo o nelle prime fasi può aiutare a individuare più rapidamente le situazioni in cui si interagirebbe con persone che non approvano o non supportano le nostre scelte. Condividere l’orientamento sessuale fin da subito può anche favorire conversazioni: se stiamo esplorando e non siamo ancora sicuri o sicure di come definirci, possiamo condividerlo con l'altra persona. Il 45% degli utenti LGBTQIA+ di Hinge ha preso in considerazione l'idea di uscire con qualcuno al di fuori del genere o dell'espressione di genere da cui si sente tipicamente attratto. Cosa ci dicono questi dati? Ci mostrano che gli utenti vogliono esplorare connessioni con persone diverse dal proprio "tipo" abituale, ma il dubbio e lo scetticismo sociale creano delle barriere. Considerando il proprio "tipo" con una percezione rigida anziché fluida, si rischia di perdersi connessioni inaspettate. Lo vediamo in particolare con la Generazione Z, che come dicevamo è cresciuta con una maggiore esposizione alle dinamiche LGBTQIA+. Incontrarsi nella vita reale sembra essere sempre più difficile. Perché? Di persona non è sempre facile capire se una persona è interessata a una relazione, un appuntamento o solo a un'amicizia. E va ricordato che ancora esistono idee sbagliate e stigmi sull'orientamento sessuale e sulle minacce alla sicurezza per le persone LGBTQIA+ che possono impedire a qualcuno di avvicinarsi di persona. Le app di incontri invece aiutano a fare chiarezza. Hinge offre uno spazio in cui le persone possono condividere apertamente e in modo intenzionale la propria identità e chi vogliono incontrare sui propri profili. Questo elimina ogni dubbio su chi sia interessato a un appuntamento o a una relazione, consentendo loro di entrare in contatto con altri utenti che condividono i loro desideri. Per le persone che si avvicinano per la prima volta alla propria identità LGBTQIA+, sicurezza e privacy sono fondamentali. Quali componenti dovrebbe avere un primo appuntamento per essere funzionale e positivo per entrambe le persone? Per iniziare è necessario trovare un posto in cui ci si sente entrambi a proprio agio e al sicuro. Le persone LGBTQIA+ non sempre si sentono accettate in certi spazi e le "energie negative" possono compromettere la connessione. Confrontarsi a vicenda su dove ci si sente sicuri e apprezzati può aiutare a creare un primo appuntamento rilassante. E poi è importante ascoltare in modo attivo. Il 91% degli utenti LGBTQIA+ di Hinge ha affermato che non andrebbe a un secondo appuntamento con qualcuno che parla solo di sé al primo appuntamento. Praticare l'ascolto attivo, essendo presenti e curiosi con il partner è essenziale. Stabilire quindi un contatto visivo, eliminare le distrazioni togliendo il telefono dal tavolo e usare un linguaggio del corpo positivo, come annuire e sorridere. Organizzare l’appuntamento senza pressioni. Come e dove si dovrebbe svolgere idealmente un appuntamento per essere "senza pressioni"? Un appuntamento senza pressioni, o "LPD" si svolge in un ambiente più sicuro e rilassato in cui gli utenti possono valutare la potenziale alchimia nella vita reale prima di esplorare ulteriormente il legame. Ad esempio si può pensare a una passeggiata nel proprio quartiere preferito, senza il rumore di un bar affollato o di una cena eccessivamente formale. È anche un ottimo modo per mostrare autenticità fin dall'inizio. Può essere utile anche dire all'altra persona qualcosa come: "Di solito mi sento più a mio agio in un primo appuntamento tranquillo, mi piacerebbe portarti in un locale. Non è lontano", per creare il tono per una connessione radicata nel comfort reciproco, non nella performance. Quando un appuntamento fallisce, invece, ci si sente spesso inadeguati. Sì, quando un incontro non va come speravamo, la nostra mente tende a chiedersi: cosa è successo? Cosa mi sono perso? È un istinto di sopravvivenza che cerca di proteggerci. Tuttavia, se non stiamo attenti, possiamo rimanere bloccati nell’insicurezza o tendere a evitare, aspettando il momento perfetto invece di accettarci per come siamo. Il cambiamento avviene quando passiamo dal semplice sopravvivere all’essere soddisfatti, anche nelle relazioni. Questo significa portare compassione nella nostra riflessione. E vedere ogni esperienza non come un fallimento, ma come informazione, direzione e, in definitiva, preparazione per qualcosa di più in linea con i nostri obiettivi. Qual è la difficoltà principale dell'amore moderno? Nelle relazioni, e in generale quando si esce con qualcuno, ci sono da sempre delle difficoltà cicliche che assumono forme diverse per ogni generazione. Ciò che rende gli appuntamenti e le relazioni così difficili in questo momento è che non cerchiamo più solo compagnia, ma qualcuno che ci capisca davvero, ci veda e possa crescere con noi. E questo richiede forte intenzionalità. In un mondo che si muove velocemente e ci chiede di dare il massimo in ogni momento, desideriamo fortemente qualcuno che ci veda nel presente. Quando ci frequentiamo, gestiamo più cose contemporaneamente. Cerchiamo di rimanere fiduciosi mentre allo stesso tempo portiamo il peso del nostro passato: i dolori che abbiamo vissuto, le delusioni che non abbiamo ancora completamente elaborato, le domande che aleggiano nei nostri momenti di tranquillità. Ma se vogliamo essere soddisfatti, dobbiamo anche diventare molto consapevoli di noi stessi, essere in sintonia con i nostri sentimenti e affinare la "fluidità emotiva": la nostra capacità di comunicare le emozioni anche quando è difficile, o quando per paura dell’abbandono o del rifiuto tendiamo a dire il contrario di ciò che sentiamo.

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Giulia Mengolini