Perché i Pokémon sono un fenomeno globale senza tempo

“Sono nata l’anno dell’uscita di Pokémon Oro e Argento, il 1999. Da quando sono bambina, con me ho il mio Tododile. Ricordo quando da piccola ero seduta ai sedili posteriori e lo guardavo dal monitor del mio Game Boy, il mio migliore amico”. Jazzy è arrivata ad Anaheim, in California, tenendo tra le braccia il pupazzo del suo Pokémon, un piccolo e impacciato coccodrillo azzurro, di cui porta un gemello in miniatura sulla spalla, un gesto ripetuto dalla maggior parte degli appassionati presenti ai Mondiali di Pokémon, i campionati che chiudono un’intera stagione di tornei. Qui i principali campioni di videogiochi e del gioco di carte collezionabili si sfidano in diretta mondiale nel gioco di carte collezionabili e in diversi videogame. “So giocare a tutti i giochi che ci sono in competizione, ho partecipato a qualche torneo regionale e qualche internazionale. Ho scoperto i Pokémon grazie ai miei cugini e gioco da quando ho otto anni” racconta la ventiseienne Jazzy. “Dal 2021 mi chiamano professoressa Jazzy, in quell’anno sono stata scelta per ricoprire il ruolo di professore Pokémon, è una figura molto importante nell’ambito competitivo. Per diventarlo bisogna fare una richiesta formale e passare degli esami in cui si dimostra di conoscere bene i Pokémon e le regole di gioco. Durante le competizioni, un professore può fare da giudice, da arbitro e diventa un punto di riferimento per gamer e per appassionati. Questo lavoro mi permette di viaggiare, di incontrare persone da tutto il mondo. Ho costruito i più bei legami di amicizia con persone con cui condividevo la passione per Tododile”. Come Jazzy, anche Joseph è un professore Pokémon. “Ho iniziato nel 1998 con il mio primo Game Boy e Pokémon Giallo. Da quel momento, non ho mai smesso. Ho iniziato perché mi piaceva Pikachu. Avevo 6 o 7 anni e quel Pokémon era la cosa più straordinaria di sempre. Mi sono appassionato, guardavo il cartone tutti i weekend. La community era molto piccola all’inizio, potevi incontrare gli altri giocatori in un McDonald’s o in libreria. Adesso puoi andare in tutto il mondo e trovare nuovi amici”. Era il 1996 quando in Giappone usciva il primo videogioco, Pocket Monsters Rosso e Pocket Monsters Verde, arrivato in Occidente nel 1998 con il nome di Pokémon Rosso e Blu. In quasi 30 anni, i piccoli animaletti nati dall’intuizione creativa di Satoshi Tajiri non sono mai passati di moda. Molti di coloro che oggi giocano a livello competitivo sono stati accompagnati sin dai primi anni dell’infanzia dai videogiochi, evolutisi poi nel gioco di carte e in diverse serie animate e film. Di esempi simili negli anni ‘90 ce ne sono diversi: Yu-Gi-Oh!, serie animata da cui poi è nato anche il gioco di carte, o l’amatissima serie Dragon Ball Z. Negli stessi anni, a intrattenere i bambini l’idea di collezionare e allevare creature di fantasia, c’erano anche giochi come Tamagotchi o Digimon World . Tuttavia, nessuno di questi ha mai raggiunto le dimensioni dell’universo Pokémon, oggi il franchise multimediale più prezioso, al mondo con vendite stimate di 100 miliardi di dollari, che ogni anno vede riunirsi in presenza oltre 250 mila persone provenienti da oltre 60 Paesi solo per i campionati mondiali, come riporta il Presidente degli eSport Pokémon, Chris Brown. UN FENOMENO CULTURALE PLANETARIO Trovarsi ad Anaheim tra il 12 e il 18 agosto voleva dire attraversare la strada insieme a persone vestite da Pikachu, mettersi in fila dietro decine di ragazzi accompagnati da una miniatura Pokémon sulla spalla, chiedersi dove quel tizio potesse aver comprato una camicia con la fantasia a forma di Bulbasaur, scambiare due parole con una donna arrivata dalle Hawaii per il suo workshop su come realizzare le orecchie di Eevee con cartoncini colorati. Per un adolescente dei primi anni Duemila, niente di nuovo. All’epoca si parlava di Pokémania per descrivere l’ondata di entusiasmo che ha travolto il mondo trasformando Pokémon da semplice videogame giapponese in un fenomeno culturale planetario. Dei primi giochi, arrivati in Nord America e in Europa tra il 1998 e il 1999, Pokémon Company vendette oltre 76 milioni di copie. In Arabia Saudita, i leader religiosi arrivarono a vietare Pokémon sostenendo che il gioco promuovesse sionismo e gioco d’azzardo. Nei media occidentali comparvero storie sensazionalistiche sui ‘crimini delle carte Pokémon’, tra cui il caso di un bambino inglese di otto anni che chiamò una radio locale per provare a scambiare la sorellina con una carta olografica di Vaporeon. ADRENALINA SENZA SANGUE O VIOLENZA I Pokémon sono ispirati ad animali del mondo reale, arricchiti dalla fantasia dei migliori illustratori giapponesi. Sono teneri ma anche molto potenti, capaci di risvegliare le forze della natura e sfruttare i poteri per evolversi in nuove forme. I giocatori possono affrontarsi in videogame o nel gioco di carte, l’obiettivo, in estrema sintesi, può essere di catturare e collezionare nuovi Pokémon oppure affrontare quelli di altri allenatori. A differenza di altri giochi, non ci sono violenza né sangue. I Professori Pokémon ci tengono sempre a specificarlo: “Nessune delle creature muore, vengono solo messe KO e devono ritornare nella pokeball per riposare”. Questo però non toglie l’adrenalina di giochi fatti di strategia, tanto da essere paragonati a tornei di scacchi. Ad alimentare la fantasia dei fan ci sono anche oltre 20 film e otto grandi saghe, l’ultima, “Pokémon Horizons”, iniziata nel 2023 e ancora in corso. Si aggiunge poi l’uscita, ogni tre o quattro anni, di nuove generazioni: cicli di giochi che introducono nuovi Pokémon, nuove ambientazioni e inedite meccaniche di combattimento. L’ultima verrà svelata a ottobre 2026, aggiungendo nuove creature alle oltre mille già esistenti, senza contare tutte le varianti periodicamente rilasciate. Tra collezionismo e bisogno di comunità Lo slogan famoso in tutto il mondo Gotta catch 'em all! viene preso alla lettera, anche dopo 30 anni. Il mix di sfide, narrazioni avvincenti, da vivere in prima persona o da guardare in tv, e di novità continue ha reso i Pokémon un prodotto adatto a tutte le età. Intorno alle avventure delle creature giapponesi non c’è solo un perenne stato di attesa per la prossima novità in arrivo, ma anche un legame emotivo che affonda le radici nei primi anni dell’infanzia, capace di trasformare gli appassionati nei più determinati collezionisti. Pokémon Company ha saputo sfruttare l’effetto nostalgia, rinnovato di anno in anno attraverso remake, giochi speciali e articoli esclusivi. Ad Anaheim non hanno trovato posto solo i migliori giocatori qualificati per i Mondiali, ma anche fan arrivati da ogni parte del mondo con in mano un biglietto di ingresso per il Pokémon Center, un enorme negozio dove poter acquistare prodotti di ogni tipo, resi preziosi dalla irripetibile grafica del mondiale: un Pikachu con una giacca da baseball rossa. La fila iniziava già dal mattino presto e la quantità di folla era sempre la stessa a ogni ora del giorno fino alla chiusura. “Ho speso seimila dollari oggi, sono contento, ho trovato tutte le cose che volevo” ha raccontato un ragazzo appena uscito dallo store. Magliette, peluche, cover per il telefono: l’articolo più costoso era uno skateboard elettrico da 300 dollari. In cassa, davanti a uno scontrino di “soli” 60 dollari, il responsabile di cassa non ha trattenuto il commento: “Il totale più basso che ho visto oggi”. Chi non è riuscito ad accaparrarsi un biglietto per il Pokémon Center poteva comunque dirigersi all’interno della fiera, dove poteva trovare uno spazio allestito per scambiarsi carte collezionabili o acquistarle per prezzi che vanno da poche decine fino a migliaia di dollari, a seconda di fattori come la rarità della carta, l’edizione e la tiratura, le condizioni, la firma dell’artista e tanto altro. Se si veniva fermati da sconosciuti era per una sola richiesta: “Vuoi scambiare quella spilla?”. I mondiali 2025 sono infatti stati l’occasione per inserire una nuova attività, il pin rally, una sorta di caccia al timbro in cui ai partecipanti veniva data una scheda con tappe da completare e scambi di spille da portare a termine per ottenere gadget esclusivi. Un’attività che ha permesso di creare nuove amicizie e rafforzato i legami all’interno della community. “Ho iniziato a giocare nel 2015. Ero un adolescente con tanti problemi di autostima e i Pokémon mi hanno dato l’opportunità di sentirmi migliore in qualcosa - racconta William Bassolino, giocatore competitivo di videogiochi -. Grazie ai Pokémon ho viaggiato e conosciuto tantissime persone. Gli eventi dal vivo sono il momento più bello. È come trovarsi in una grandissima festa: gli invitati sono i tuoi amici e le persone che condividono la tua stessa passione”.

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Federica De Lillis