“I Demoni” di Joe Abercrombie: il fantasy che riscrive il Medioevo

Con i suoi libri, Joe Abercrombie si è specializzato in un sottogenere piuttosto popolare negli ultimi anni: il grimdark. Nello specifico, le storie di Abercrombie si sono fatte notare per la loro crudezza, per la violenza dei loro personaggi e soprattutto delle situazioni raccontate. Per Abercrombie il fantasy non è mai stato un modo per allontanarsi dalla concretezza cruenta della realtà; semmai, è stato un modo per allargare la propria visione e per rivolgersi a un pubblico potenzialmente più ampio. I suoi mondi sono mondi con delle regole precise, a volte fortemente penalizzanti, dove la magia – per fare un esempio – non è né assoluta né alla portata di chiunque, ma richiede un impegno costante e sacrifici abbastanza estremi. Con “I Demoni”, pubblicato recentemente da Ne/oN, imprint di e/o edizioni, Abercrombie è tornato nel passato, in un medioevo alternativo, e si è divertito a riscrivere la storia che conosciamo. Innanzitutto, in questo universo narrativo non c’è stato nessun Impero romano: i cartaginesi hanno vinto, e sono stati loro a conquistare buona parte del Mediterraneo e dell’Europa. E poi Troia non è mai stata sconfitta. Anzi, ne “I Demoni” è la capitale di una delle nazioni più ricche e potenti del mondo. La chiesa non venera un Salvatore ma una Salvatrice, e la sua guida suprema non è un uomo ma una donna, la Papessa. A parte la geopolitica, “I Demoni” si contraddistingue anche per la presenza di esseri fuori dal comune e di mostri. Il gruppo che seguiamo, infatti, è composto da una licantropa, un vampiro, un negromante, un cavaliere immortale, una tuttofare dall’incredibile talento, un’elfa e un monaco che non vuole essere un monaco. Il loro compito è quello di accompagnare a Troia la legittima erede al trono: una ragazzina che è stata ritrovata per puro caso, tra le vie della Città Santa, e che prima di essere riconosciuta come principessa sopravviveva rubando e truffando. La cosa più interessante di questo gruppo, però, è la specificità dei poteri e delle capacità dei suoi appartenenti. Per esempio: la licantropa non può controllare il mostro che vive dentro di lei; le basta perdere il controllo, arrabbiarsi, per diventare una minaccia per chiunque, compresi i suoi compagni. Oppure prendiamo il cavaliere immortale, che può resistere alle ferite e ai colpi più tremendi, ma che non ringiovanisce né riacquista la sua forza e le sue energie. Il peso del tempo, su di lui, ha un effetto completo, a tratti – quando, per esempio, si tratta di combattere avversari più giovani o abili – debilitante. Insomma, Abercrombie ha sempre preferito circondarsi di personaggi interessanti e non per forza invincibili o capaci di risolvere qualunque situazione con il minimo sforzo. La bellezza dei suoi libri sta proprio qui: nel suo saper creare mondi straordinari, più o meno simili al nostro, e nel suo desiderio profondo di renderli credibili grazie al ritmo del racconto e all’unicità dei protagonisti. I personaggi che seguiamo ne “I Demoni” non sono eroi; non hanno scelto spontaneamente di impegnarsi in questa missione. Sono stati scelti – diciamo pure condannati – dalla Papessa, una bambina di appena dieci anni, e dalla sua curia. Ciò che caratterizza fortemente i libri di Abercrombie, però, non sono né le ambientazioni né tantomeno l’utilizzo che decide di fare dell’elemento fantastico . Sono il tono della sua scrittura, il ritmo che riesce a raggiungere, la musicalità con cui presenta dialoghi o brevi monologhi interiori. Ci sono dei botta-e-risposta, ne “I Demoni”, assolutamente esilaranti. E così intensi e veloci da rendere la lettura un vero piacere. Abercrombie non si limita a mettere in scena piattissimi confronti a due; fa sempre intervenire qualcun altro, e lo fa tanto per poter inserire delle battute quanto per caricare ulteriormente le chiuse più ironiche o, a volte, più drammatiche. “I Demoni” è un libro che parla di ultimi, di mostri, di pregiudizi e di bigottismo, che rilegge splendidamente la nostra storia; è un libro che non si accontenta, che sfrutta al massimo il potenziale dei suoi personaggi e che rende l’universo narrativo concreto e – a suo modo – verosimile. Ci spostiamo in Europa, in Italia, quindi dall’altra parte del Mediterraneo. Eppure, non c’è mai un pressapochismo fastidioso nei dettagli o nelle descrizioni. Anzi. È tutto ricco, studiato e coinvolgente.

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“I Demoni” di Joe Abercrombie: il fantasy che riscrive il Medioevo

Gianmaria Tammaro