Tessile sostenibile: alla scoperta della filiera del lino in Normandia

Il lino è la fibra naturale per eccellenza ma forse in pochi sanno che in Europa abbiamo il primato della coltivazione mondiale di questa pianta che dà vita a fibre e poi tessuti di grande pregio. Siamo volati in Francia, più precisamente in Normandia, la principale area di coltura mondiale del lino da fibra, per raccontare una filiera costituita da persone che credono nel lavoro che svolgono e che hanno passione e pazienza nel veder nascere dalle loro terre quelle fibre che poi costituiranno i tessuti e infine gli abiti che occuperanno le vetrine delle boutique di tutto il mondo. Ma la naturalezza di questa fibra va preservata in tutta la filiera ecco perché diventa importante capire come nasce, cresce e viene lavorato il terreno, il seme e poi la fibra di lino. Per spiegarci come avviene tutto il processo produttivo ci siamo lasciati guidare da Terre de Lin una cooperativa agricola specializzata nella coltivazione e nella trasformazione del lino da fibra che riunisce tutta la filiera del lino europeo. Il loro direttore è Thierry Goujon e mentre parla riesce a trasmettere la passione che ha per il suo lavoro. Ha a che fare tutti i giorni con i linicoltori, degli agricoltori che si occupano esclusivamente della coltivazione del lino da fibra. Ci spiega perché la Normandia, e la fascia costiera lungo la Manica, sono le zone principali di produzione del lino: “Qui il terreno di limo è estremamente accogliente per la semina del lino. In questo terreno, infatti, le radici del lino, che arrivano fino a un metro di profondità, possono affondare e crescere nel modo più naturale possibile. Il clima è un altro fattore, i semi di lino hanno bisogno di umidità, la semina avviene in marzo e in cento giorni si passa dal seme a una pianta alta un metro. Per questo tipo di raccolto si ha bisogno di un suolo pieno di nutrienti e di tanta pioggia durante la primavera, solo così il lino cresce in condizioni ottimali” Ci spiega che solo quest’anno hanno coltivato 175.000 ettari di lino in Normandia, 20.000 in Belgio, 3000 in Olanda e tra i due e i tre mila in Bretagna. In totale circa 100.000 ettari in Europa che costituiscono il migliore lino per il tessile al mondo. Un primato importantissimo per tutto il settore. Terre de Lin, cooperativa fondata nel 1940, rappresenta i suoi 780 membri, agricoltori che aderiscono a un certo tipo di processo produttivo che prevede un sistema agricolo di rotazione di cinque o sei anni che significa ravvivare il terreno con altre colture, come patate, barbabietole da zucchero, e per evitare le malattie infestanti. Anche questo tipo di coltivazione rispetta il ciclo di rotazione della coltivazione del lino in modo da ottenere una fibra il più naturale possibile, da sottolineare anche che vengono utilizzati pochissimi agenti chimici, si utilizzano solo alcuni diserbanti e in misura minima. Ma come avviene il processo di semina, raccolta e lavorazione della fibra? “La fioritura avviene a metà giugno, i fiori producono i semi, che vengono seminati a marzo. Nel frattempo, però, tra metà giugno e luglio, si passa alla raccolta. Gli steli di lino non vengono falciati ma estirpati, questo perché le fibre arrivano fino alla radice e, attraverso i macchinari per l’estirpazione, si può raccogliere tutta la fibra che poi verrà utilizzata nel sistema tessile. Il passaggio successivo prevede che gli steli vengano appoggiati al suolo in andane, fasci di fibre allineate, per permettere alla paglia di seccarsi. La fibra è cellulosa, di origine legnosa, e le fibre tra di loro aderiscono tramite la pectina, sostanza che ritroveremo anche durante la filatura. Dopo averla essiccata la paglia viene bagnata in modo da produrre batteri e funghi che fagocitino pectina e zuccheri così da permettere alla fibra di staccarsi dalla parte legnosa. Questo passaggio si chiama macerazione ed è una fase fondamentale per la realizzazione di fibre di alta qualità. Il linicoltore sorveglia costantemente il processo di macerazione, che deve essere omogenea per tutti i fasci di fibra. Questo è il vero know how del coltivatore del lino, la tecnica, la pazienza e la passione. Conclusa la macerazione si passa all’essiccazione, siamo tra metà agosto e metà settembre. Dopo un periodo che varia tra le quattro e le dieci settimane dall’estirpazione, tutto dipende dalle condizioni climatiche, le balle di lino vengono chiuse e lasciate a riposare finché non si passa alle fasi successive si stigliatura e pettinatura meccanica”. Quella del lino è una delle colture più complicate, bisogna continuare a sorvegliare il prodotto soprattutto nella fase di macerazione per questo i linicoltori sono molto appassionati al proprio lavoro e legati alla loro terra mantenendo sempre un contatto con la fibra. Molti linicoltori nella fase di macerazione portano campioni di fibra nello stabilimento di stigliatura di Terre de Lin per fare dei test sulla fibra, capirne la resistenza, testare l’efficacia della macerazione ed eventualmente adoperarsi per effettuare piccole modifiche alla produzione. Anche Thierry Goujon è un direttore molto appassionato, si capisce da come parla della sua terra e del rapporto che Terre de Lin ha creato negli anni con gli agricoltori. Il lino però è una coltura strettamente legata al clima, sul campo non abbiamo visto impianti di irrigazione ma il lino ha bisogno di moltissima acqua per crescere in cento giorni e quindi gli abbiamo chiesto come riescono a tenere bagnati i terreni. “Il terreno non deve essere troppo bagnato o troppo asciutto perché questo costituirebbe un forte stress per le piante di lino, non è tanto la quantità in termini assoluti di acqua che si utilizza ma la frequenza. A maggio solo attraverso l’irrigazione naturale, quindi derivata dalle piogge, si utilizzano 50 litri di acqua per metro quadrato”. Ma il cambiamento climatico sta modificando le colture di lino? “Al momento no, i nostri campi in Normandia sono molto vicini al mare e questo ancora ci garantisce un clima molto piovoso soprattutto durante le fasi di semina e macerazione. Ma già da 25 anni, non per motivi legati al cambiamento climatico, abbiamo sviluppato delle varietà di lino invernale. Grazie al nostro lavoro sugli aspetti genetici della pianta, senza usare ogm, abbiamo creato un lino invernale che si semina a ottobre, la crescita comincia a febbraio quando non c’è carenza di acqua. Questo lino adesso rappresenta una risorsa contro il cambiamento climatico. Stiamo facendo degli incroci per migliorare la qualità del lino invernale ma lavoriamo sulla naturalità della pianta per ottenere sempre una fibra naturale”. Ma quanto lino produce un ettaro di terreno coltivato? “In media 1.500 kg di fibra, la resa può variare da 500kg a 2000kg” Il lino è una pianta di cui si utilizza tutto: un terzo è costituito dalla fibra, il 50% è residuo legnoso utilizzato per creare pannelli di legno, il 10% è costituito dai semi che vengono ripiantati. Il resto sono foglie e pectine recuperate per produrre compost. Quindi siamo nell’ordine di rifiuti zero. Questo per quanto riguarda la fase agricola della produzione della fibra di lino ma l’attività industriale legata alla produzione è attiva tutto l’anno. La fase di stigliatura è quella lavorazione meccanica che permette alla fibra di staccarsi dalla parte legnosa degli steli, consiste nello spezzare il nucleo legnoso degli steli, dopo la macerazione, per separare il tiglio cioè le fibre librose, dai canapuli, gli steli legnosi. In questa fase è importante il controllo qualità dei lotti che devono essere omogenei. Se il lino è stato bene macerato, le fibre si separeranno in maniera più semplice. Qui entra in gioco la maestria di chi fa questo mestiere. Per capire se le fibre sono di qualità bisogna avere il “tocco” allenato, le mani sapienti dei linicoltori sanno capire quando la fibra è stata ben trattata. Ma come si valuta la qualità? A questa domanda Goujon risponde mentre tiene in mano una matassa di lino appena stigliata, la gira e la rigira mostrandoci ogni singolo dettaglio. “La qualità del lino dipende dal colore se è brillante la macerazione è avvenuta con successo e c’è stata una buona divisione delle fibre. Poi si controlla la resistenza, si guarda come le fibre si distribuiscono per valutarne la finezza e l’omogeneità generale. Maggiore è la finezza della fibra più si produrrà un filo sottile che equivale a maggior valore aggiunto per tutta la filiera. La qualità della fibra e poi del tessuto, dipende dal lavoro del linicoltore sul campo. Una volta arrivati in fabbrica, non si può più operare sulla qualità della fibra”. Terre de Lin ha censito tutti i campi di lino, ogni campo ha un identificativo dal quale arrivano 2 o 3 lotti di fibra, in funzione dalla differenza della parcella di terreno, che significa tracciare l’origine di quella determinata fibra. Una volta finita la parte di stigliatura le fibre vengono pettinate per separare le fibre più lunghe da quelle più corte, le prime sono circa il 20% e sono quelle utilizzate per la filatura. Le fibre più corte, le cosiddette stoppe, vengono lavorate in maniera diversa e per utilizzi sia tessili, magari con innesti di cotone, sia per altri utilizzi, basti pensare che la banconota da 1 dollaro americano contiene fibre di lino! Le fibre di lino sono pronte per la filatura. Terre de Lin e Linificio e Canapificio Nazionale, azienda italiana fondata nel 1873 con sede a Bergamo, sono partner. Questa partnership mira a conservare il know how e la creatività europea nella filatura. Terre de Lin è l’unico fornitore che prepara la fibra pettinandola per la filatura degli stabilimenti italiani. Alcuni macchinari per la pettinatura, presenti nello stabilimento in Normandia, sono stati acquistati dal Linificio e Canapificio Nazionali proprio per supportare e garantire un livello che rispecchi il made in Italy richiesto poi dai brand. Ma l’80% della fibra prodotta in Normandia sarà mandata e filata in Cina che poi esporterà a sua volta il filato, il 15% in India che usa la fibra per realizzare tessuti ma non esporta in altri paesi, e solo il 5% rimane in Europa. L’ultima tappa nello stabilimento di Terre de Lin riguarda la pulizia delle sementi, Thierry Goujon ci ha mostrato come il macchinario che hanno acquistato pulisca le sementi con il vapore acqueo, senza utilizzo di agenti chimici aggiunti, questo per rispettare sempre la naturalità del prodotto. Il direttore di Terre de Lin Thierry Goujon ci lascia con questa suggestione: “Non vendiamo fibre ma l’immagine di un prodotto naturale e dobbiamo fare il massimo per coltivare un prodotto che sia il più naturale possibile ed è questo che diciamo ai nostri linicoltori, i consumatori comprano dai brand, pagano per la qualità e la fibra naturale è di qualità”.

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