
I due fumettisti sono coautori della serie pubblicata in Italia da Saldapress. Un racconto fatto di sogni, conflitto, amore e dramma. Con una scrittura emozionante e un comparto grafico stupefacente. L'intervista
Un fumetto, due artisti. The Moon is Following Us è una di quelle storie capaci di rubare il cuore e gli occhi di coloro che la leggono, un racconto dove azione ed emozione si mescolano e confondono, disegnato e colorato in maniera stupefacente. Racconta di un uomo e una donna che cercano disperatamente di salvare la loro bambina da un oscuro male che l’ha fatta cadere in un lungo letargo, e per farlo devono calarsi all’interno dei suoi sogni. Le firme sulla copertina dei due volumi che saranno portati in Italia da Saldapress (il primo 120 pagine al prezzo di 22 euro in uscita il 27 giugno, in anteprima al Bergamo Comicon dal 20 giugno) sono quelle di Daniel Warren Johnson, autore anche dei testi, e Riley Rossmo.
Una collaborazione spettacolare
E la prima cosa che salta all’occhio, anche solo sfogliandolo, è il modo in cui gli stili così peculiari di due tra i disegnatori più interessanti della scena americana riescono a fondersi trovando una straordinaria coerenza all’interno del racconto. “Abbiamo stili molto diversi ed è una delle ragioni perché volevo collaborare con lui e che ci fossero elementi narrativi dietro al cambio di stile – spiega Daniel Warren Johnson -. La mia arte racconta un mondo, quella di Riley un altro. E quando si viaggia tra questi è tutto molto chiaro, il contrasto ci aiuta”. A entrare nel dettaglio di come abbia potuto funzionare questa collaborazione quasi simbiotica, è Rossmo: “Entrambi disegniamo su carta, lavoravamo sullo stesso foglio e ce lo passavamo di mese in mese. Io disegnavo una parte, magari la vignetta uno e due, e lui faceva la tre e la quattro. Poi, mentre scriveva lo script, Daniel disegnava a lato delle piccole iconcine, delle note, suggerendomi di fatto come interpretare la vignetta. Nelle ultime uscite soprattutto ci sono alcune pose che non avrei mai disegnato non fosse stato per lui.

"Senza Riley non esisterebbe"
Per Daniel Warren Johnson, The Moon is Following Us esiste solo perché c’è Rossmo, e il concetto viene rese esplicito anche nella prefazione al primo volume: “Non avrei mai potuto fare quest’opera con un altro artista – spiega -, Riley voleva fare una storia con me da tempo e a me piaceva molto l’idea, cercavo solo la storia giusta, e ho iniziato a scriverla proprio pensando che io potessi raccontare la parte più realistica e lui quella più onirica. L’obiettivo era proprio quello di mischiare le nostre arti”. Guai, però, a pensare a un mero esercizio di stile. The Moon is Following Us emoziona quanto intrattiene: “Penso sia questo il fattore che rende Daniel così interessante per tutti – commenta Rossmo -. Non importa quanto siano fantastiche o fuori dal normale le sue storie, c’è sempre una parte che ci fa relazionare con la esse. Io sono stato entusiasta di collaborare con lui proprio per questo”.

Il rapporto con la tecnologia
In The Moon is Following Us si parla tanto di tecnologia e di come, forse, ci affidiamo troppo a essa: “Nella prima parte ci siamo sbilanciati molto su come la tecnologia sia una soluzione per tutto – dice Rossmo - e nel mezzo ho fatto riflettere coi miei disegni sul fatto che a volte non è la tecnologia ma qualcosa di più fisico a poterci aiutare a trovare una soluzione”. Naturalmente, grande protagonista è anche la luna: “Ho voluto usare la sua presenza come una base per la mia storia, ed è anche per questo motivo che il titolo è questo – spiega Daniel Warren Johnson -. La luna ha qualcosa di magico anche nella vita reale e nella storia ho voluto utilizzarla per sottolineare quei punti in cui volevamo staccarci dall’uso delle armi e trovare soluzioni diverse per prenderci cura di noi e dei nostri figli”.
E allora è difficile non pensare a come la tecnologia impatti sempre di più sulle nostre vite e non finire a parlare del convitato di pietra in ogni discussione sul fumetto e l’arte, l’intelligenza artificiale. Sul punto, Rossmo pare avere idee complesse: “Ogni volta che arriva una tecnologia nuova si pensa che distruggerà ciò che l’ha preceduta, è successo con la fotografia e la pittura, ora accade coi modelli 3d e digitali. La tecnologia però può produrre cose perfette e lucide, ma non ha dietro il cuore umano. Oggi tanti artisti sono estremamente spaventati dall’IA, a una IA puoi dire di fare qualsiasi cosa e la fa in pochi minuti, ma le manca il cuore, non ha difetti, e i difetti rendono l’arte più bella. Io amo i film horror e non amo troppo gli effetti digitali. Gli strumenti digitali sono importanti, ma è importante saperli usare”.

Un fantasy peculiare
Difficile inquadrare la storia in un genere definito: “Non volevamo fare l’ennesimo fantasy – spiega Johnson - il nostro modo di approcciarlo è stato diverso. Tutto è dentro la mente di un bambino, non è esattamente Alice nel Paese delle Meraviglie né un fantasy puro. Penso ci abbia aiutato molto la struttura su due diversi mondi. Volevamo qualcosa che fosse al di fuori del mondo reale ma quasi per bambini”. Per Rossmo la particolare location della storia ha aiutato a concedere libertà: “Non dovevamo attenerci a un particolare modo di disegnare, trovandoci nella mente di un bambino potevamo essere più fuori dagli schemi possibili: potevamo avere carri armati, un uomo rana, un serpente che spara raggi. Non avevamo un canone da seguire ed è stato molto liberatorio”.

Sorpresa ed emozioni
Il tentativo è quello di sorprendere sempre il lettore: “Cerco sempre di fare qualcosa di diverso da ciò che ho già fatto, La maggior parte dei fumetti sono divertenti ma non tutti ti sorprendono e secondo me non è bello fare sempre la cosa più facile. È come quando ascolti una canzone, ti sembra tutta uguale, da un momento all’altro c’è un cambio e ti sorprende. Ed è questa sorpresa che genera la parte emotiva di ciò che scrivo e disegno”, spiega Johnson. Come già capitato per altre sue opere, anche The Moon is Following Us ha una colonna sonora ascoltabile sulle piattaforme streaming: “La maggior parte della musica è venuta dopo che avevo scritto la storia e dopo che avevo visto le parti oniriche disegnate da Riley – racconta -. Per questo la musica è diversa rispetto a quella di Murder Falcon, che è rumoroso e rock”. Anche Rossmo racconta di essersi lasciato ispirare e trasportare dalle note durante il lavoro: “Disegnavo ascoltando la mia playlist personale, e magari anche questo ha influito sul mio stile. Di solito ascolto roba tipo gli Slayer, i Raining Blood, e magari questo impatta su scene come quelle di combattimento”.
World building, dramma e conflitto
Una delle cose che colpiscono del fumetto è il world building legato all’universo onirico della mente di una bambina. Per crearlo, Rossmo dice di essersi fortemente ispirato alle cose che amava da piccolo: “I G.I. Joe, Transformers, i giocattoli degli anni 80. E poi siamo fan dello Studio Ghibli, ci sono molte influenze da quello, e mi piaceva immaginare i miei personaggi come se si potessero vedere dentro la confezione di una action figure: Sam nella scatola con i suoi accessori sul mio scaffale”.
Ma perché raccontare, seppur in versione fantasy, un dramma familiare? “Scrivo quello che sento e in questo momento sento che sto invecchiando, e con me i miei genitori e i miei bambini”, spiega Johnson. E poi: “Nessuna storia è buona senza conflitto e quale conflitto migliore se non quello tra moglie e marito? Questa è una storia fantastica ma ha alla base qualcosa in cui tutti ci possiamo rivedere: salvare i propri figli. È una storia universale”. “Ci ha aiutato tanto il fatto di avere entrambi figli”, aggiunge Rossmo, che poi, sulla collaborazione, aggiunge: “Abbiamo lavorato entrambi per DC e siamo amici da tanto tempo”. Di solito le storie di Daniel hanno un linguaggio visivo molto specifico e se l’avesse disegnata interamente lui, la storia sarebbe stata diversa. Ne parlavamo, io gli mandavo le mie pagine, lui mi diceva cosa aggiungere e cambiare. È stato un lavoro di squadra e sono sicuro che la storia sarebbe stata diversa se l’avesse disegnata qualcun altro”. “Avevo in mente delle immagini specifiche e dicevo a Riley cosa volevo esattamente – prosegue Johnson -, ma il come sono arrivato alle immagini e alla storia, il ponte di tutto questo, mi ha aiutato a costruirlo Riley. Tutto quello che riguarda il world building è opera sua, sono riuscito a lavorare molto meglio agli script degli albi 2 e 3 perché ho visto con che tipo di argilla stavo lavorando e potevo costruire una storia più forte. Avevo bisogno di Riley per farlo”. Lo sceneggiatore riconosce al collega anche meriti importanti sulla caratterizzazione dei protagonisti: “Riley ha iniziato a lavorare al design di Sam e Duncan dando un aspetto più spigoloso a Sam e facendo Duncan più rotondo, interpretando molto bene i loro caratteri e sentimenti”.

I colori di Mike Spicer
Ad accompagnare la coppia, nel ruolo di colorista, è Mike Spicer, da tempo sodale di Johnson: “È un grande professionista – dice Rossmo - quello che sta facendo su Transformers, l’audacia dei suoi colori, è straordinario per me. E il modo in cui colora le tavole di Dan o i suoi vecchi libri è diverso da come ha colorato le mie parti. Quando mi ha rimandato le mie pagine con questi colori così vivaci e quell’unico colore sullo sfondo che dà la misura della dimensione sogno, ho pensato fosse esattamente come il libro doveva essere”. E Johnson chiosa: “Ha fatto tutto lui, senza indicazioni, e ha messo le fondamenta per questo mondo”.
