La fotografia di Mario Giacomelli conquista Milano e Roma

Milano e Roma celebrano, contemporaneamente, la figura di un maestro della fotografia italiana del secolo scorso: Mario Giacomelli. Lo fanno attraverso due mostre, che – nel centenario della sua nascita, indagano principalmente due aspetti della sua storia artistica: da una parte il suo rapporto con i poeti, il rapporto tra immagine e parola, tra fotografia e poesia, come accade al Palazzo Reale di Milano; dall’altra quelli con cinque importanti artisti suoi contemporanei, e questo è il focus dell’esposizione romana. Abbiamo intervistato i curatori di entrambe le esposizioni: Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli. Katiuscia Biondi Giacomelli - Curatrice della mostra Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista è una mostra molto particolare e, direi, coraggiosa e inedita, nel modo di presentare questo artista, questo fotografo sui generis, che ha reinventato il linguaggio della fotografia, stravolgendone le regole. Quindi, Bartolomeo Pietromarchi e io ci siamo posti inizialmente, la questione: Come presentare un artista del genere? Una mostra di fotografia di un fotografo che diceva “io non sono un fotografo, non so farlo, sono solamente uno che cerca godimenti”; oppure, diceva “la macchina fotografica è una scatola che tiene dentro la mia memoria”. È evidente che, da queste sue due semplici affermazioni, si capisce il suo essere al di là della fotografia stessa. Lui che, agli esordi, venne subito osannato dalla critica ma, invece, criticato dai suoi colleghi perché la sua fotografia sporca, di questi contrasti inediti, allora, che bruciavano con il bianco i frammenti di realtà, oppure, con il nero chiuso offrivano uno scenario – per quelli che erano i canoni della fotografia degli anni ’50, completamente sbagliati. Come presentare, quindi, un artista del genere, un fotografo del genere? Intanto, ci siamo attenuti proprio alle sue direttive, lasciate tramite la sua opera, i suoi scritti e tramite i ricordi personali, tenendo sempre fede alla sua personalità, alla sua concezione della fotografia. Quindi, i due focus ai quali ci siamo attenuti, sono la sua concezione della fotografia come unità; per cui, non abbiamo optato per un allestimento che seguisse un ordine cronologico, una divisione in serie, come tradizionalmente si presenta una mostra fotografica ma abbiamo tenuto proprio fede alla sua concezione della fotografia di considerarla come un tutt’uno. Quindi, in alcuni casi, come in questa sala, dedicata a Enzo Cucchi, al rapporto e alla vicinanza con l’opera di Enzo Cucchi, in questa sala - per esempio – abbiamo mescolato le fotografie di diverse serie, proprio per accentuare i legami, gli intrecci, gli innesti, che esistono tra una foto e l’altra e questo proprio perché, per Giacomelli, la fotografia non era un pezzo di carta statico e fatto una volta per tutte ma una parte, un piccolo elemento, in correlazione con tutti gli altri piccoli elementi, in questo grande sistema organico. Giacomelli stesso pensava al suo corpus fotografico come un organismo vivente che lui dovesse sempre tenere in vita, attraverso le visioni continue, spostamenti, perché per lui esisteva la materia in metamorfosi. Com’anche una serie dei paesaggi, di una sua ricerca sui paesaggi, testimonia, il titolo è Metamorfosi della terra. Per dire, la terra è la materia, la materia è tutto quello che esiste in una continua metamorfosi; quindi, anche il suo corpus fotografico e la concezione che aveva della fotografia era mettere in scena questa materia che si trasforma continuamente, sotto lo sguardo dell’osservatore. Non c’è niente di oggettivo per lui, nella realtà. Quindi, la fotografia non ha lo scopo di immortalare qualcosa di oggettivo, anzi, lui diceva “la fotografia è lo specchio della mia interiorità, attraverso il reale che vedo nelle mie fotografie, io posso specchiarmi”: la mostra si focalizza proprio su questo, su cosa fosse la fotografia per Giacomelli. Siamo nel centenario della nascita di Mario Giacomelli, quindi, l’archivio ci teneva a far emergere la sua personalità, di sentirlo presente, di farlo sentire presente al pubblico di questa mostra. Credo che ci siamo riusciti perché le sue fotografie sono pezzi vividi di reale, pezzi di Giacomelli stesso; penso che sarà molto emozionante. Bartolomeo Pietromarchi - Curatore della mostra In occasione della nascita di Mario Giacomelli, uno dei più grandi artisti italiani del ‘900, prima che fotografi, il Palazzo delle Esposizioni di Roma e il Palazzo Reale di Milano, hanno realizzato, insieme con l’Archivio Giacomelli, una grande celebrazione di questo artista, a cura mia e di Katiuscia Biondi Giacomelli, che ripercorrono l’intera carriera del grande maestro; con due prospettive differenti: a Milano la mostra si intitola Il fotografo e il poeta e si concentra sui suoi rapporti con i poeti, mentre a Roma si concentra sui rapporti con cinque grandi artisti contemporanei, di diversi periodi, con i quali Giacomelli ha condiviso o una personale amicizia, o cui Giacomelli ha guardato per ispirarsi per il suo lavoro: Kounellis, Cucchi, Ballen, Burri, Afro. MArco Delogu - Presidente Azienda speciale PAlaexpo È un grandissimo onore aver prodotto questa mostra. Io sono fotografo, quindi, mi fa ancora più piacere. È un fotografo che è sempre stato libero, indipendente, ha avuto altre attività, da un campeggio a una tipografia e ha fatto un lavoro che è esclusivamente suo. È un maestro del ‘900 e qui mostriamo 300 fotografie, tutte vintage, stampate da lui; tra l’altro, ci sono tutta una serie di esperimenti sulla materia. Spesso, la maggior parte dei fotografi non affronta questo problema, c’è anche la riproduzione della sua camera oscura e la cosa meravigliosa è che è messo anche a confronto con cinque grandi artisti del ‘900, quattro italiani e un grande fotografo americano, che da anni vive in Sudafrica, che è Roger Ballen. Giacomelli e lo stesso Enzo Cucchi, marchigiano come Giacomelli e tutta una serie di confronti e dialoghi con Jannis Kounellis, Afro e Alberto Burri, fanno capire come – una certa fotografia, che non è documentazione o un reportage basico, oppure una fotografia applicata – sia un’Arte così importante nella Storia del ‘900.

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