Perché Natale in Islanda è la festa dei libri

In Islanda leggere è uno sport nazionale e anche a Natale non si rimane fuori allenamento. L’”isola di ghiaccio e di fuoco” si trasforma durante le feste in un vero paradiso per gli amanti della letteratura con una tradizione che affonda le radici negli anni Quaranta: il Jólabókaflóð, “l’alluvione di libri”. Secondo l’ultima indagine dell’Icelandic Literature Center, si leggono in media 2,6 libri al mese. Il 55% della popolazione trascorre 30 minuti o più a leggere ogni giorno. I romanzi sono il genere più diffuso e il 60% degli islandesi ha regalato un libro durante l'anno. I risultati della ricerca mostrano che l’interesse per la lettura è generalmente elevato nella maggior parte dei gruppi sociali.“I libri sono da secoli considerati in Islanda la cosa più bella che si possa regalare, il dono più prezioso. E gli islandesi si distinguono anche per la produzione di libri, che viene considerata una forma d’arte al pari di pittura e scultura”, sottolinea la leggendaria traduttrice Silvia Cosimini, che è un punto di riferimento per gli appassionati di letteratura nordica. Ha tradotto per Iperborea e per altre case editrici italiane i testi dei principali autori islandesi, da Halldór Laxness, Premio Nobel del 1955, al contemporaneo e acclamatissimo Jón Kalman Stefánsson. Con lei abbiamo cercato di capire il significato profondo del Jólabókaflóð. Cos’è e come funziona il Jólabókaflóð Tutto comincia a metà novembre quando l’Iceland Publishers Association pubblica un catalogo, il cosiddetto bollettino del libro, in islandese Bókatíðindi, che viene recapitato a tutte le famiglie per dare conto delle nuove uscite. Per un mese è caccia al regalo, o meglio al libro. Lo scambio dei doni si svolge alla Vigilia di Natale: scartati i pacchetti, è tradizione passare il resto della serata a leggere e anche i giorni a venire. Il Natale diventa così una vera e propria festa di lettura. Di conseguenza, il mercato librario islandese è proiettato al 25 dicembre. Tradizione sì, ma anche consumi che alimentano l’industria culturale. Come spiega il già citato Icelandic Literature Center, “con una popolazione di poco più di 330.000 abitanti, fino a poco tempo fa il mercato editoriale islandese non aveva le risorse per pubblicare e distribuire nuovi libri tutto l'anno: il Jólabókaflóð costituisce una pratica strategia di marketing oltre che una preziosa tradizione”. In questo periodo non si acquistano tascabili, ma edizioni speciali e preziose. “Cercano il classico libro rilegato con una bella copertina. L’idea è quella di regalare un oggetto prezioso e si possono tranquillamente raggiungere i 50-60 euro per un cadeau come questo. Insomma, edizioni chic”, conclude Cosimini. Oltre la tradizione Il binomio libri e Natale si consolida negli anni Quaranta del secolo scorso. Durante la Seconda guerra mondiale, la carta era uno dei pochi beni non razionati e il cui costo non era eccessivo. Un libro era il regalo perfetto: sostenibile a livello economico e gradito considerando l’attaccamento degli islandesi all’arte di leggere. Pensiamo alla kvöldvaka, una serata di lettura ad alta voce e di story-telling che ha rappresentato per secoli un appuntamento immancabile di fine giornata durante le lunghe notti invernali subartiche. Le famiglie si riunivano nelle loro case di torba per questo momento speciale che era insieme di gioco, di apprendimento - si insegnava a leggere e scrivere - e di spiritualità - la lettura dei testi sacri era il gran finale della veglia. “Non è solo un Paese che ama la lettura: in Islanda si celebra quella che viene definita la ‘felicità del narrare’. Raccontare è la loro attività culturale principale”, spiega Cosimini. Non è un caso se Borges disse: “Gli islandesi scoprono il romanzo, l’arte di Cervantes e di Flaubert, senza che il resto del mondo se ne accorga”. Cosimini che ha studiato anche la letteratura islandese antica ci spiega meglio questa citazione che viene spesso riportata: “Quando da noi c'era Dante, Boccaccio, fioriva in queste terre nordiche una letteratura ricchissima che narrava le vicende di eroi e di grandi famiglie. Mi riferisco a quelle che noi chiamiamo saghe, che è un termine che contiene un universo letterario sterminato e variegato. Borges che era uno studioso di letteratura nordica lo sapeva bene: in questi testi anonimi, in prosa, vedeva in nuce la nascita del romanzo moderno, che poi in realtà in Islanda è rimasto oscurato dalla poesia per tantissimi secoli, fino alla fine dell'Ottocento. Solo nel XXI secolo con Halldór Laxness la fiction torna definitivamente al centro della scena”. Ma perché proprio in Islanda? “Se lo sono chiesti in molti. In fondo, l'Islanda è parente di Norvegia, Svezia e Danimarca. Qui però si eccelle in fatto di lettura e scrittura. Tra le varie teorie, c’è chi sostiene che gli islandesi condividano per motivi storici parte del DNA i con i celti e quindi con l'Irlanda. Un patrimonio genetico comune che giustificherebbe l’abilità nel novellare di entrambi i popoli”. L’Irlanda di Joyce, terra di scrittori, sarebbe dunque legata da un filo invisibile con l’Islanda delle saghe che hanno posto le basi della narrativa contemporanea. Una storia luminosa che a Sud ignoriamo. “Io stessa non ne sapevo nulla prima di fare un corso di filologia germanica all’università - all’epoca studiavo inglese e tedesco - dedicato all’antico nordico, ovvero l'equivalente del latino per le lingue romanze. Dopo un viaggio di specializzazione in Islanda, ho capito che dovevo imparare l’islandese moderno. Mi sono innamorata e lavorativamente mi si sono aperte un sacco di porte, perché uscii dall’università a fine anni Novanta, quando esplose l’interesse per gli autori del Nord”. Consigli di lettura Per addentrarci in questo mondo che rimane ancora in gran parte sconosciuto, abbiamo chiesto a Cosimini consigli di lettura per chi è alla ricerca di qualcosa di nuovo da leggere o per chi vuole regalare un romanzo originale. In cima alla lista Jón Kalman Stefánsson, che con “Luce d'estate: ed è subito notte” ha vinto il Premio islandese per la Letteratura. Stefánsson dipinge affreschi dell’Islanda di ieri e di oggi, con uno sguardo esistenzialista sulla realtà. “Da recuperare anche Andri Snær Magnason, che ha scritto un testo di ecocritica che si chiama ‘Il tempo e l'acqua’ e Gudrún Eva Mínervudóttir che porta il lettore nel cuore di Reykjavik”, continua Cosimini. Tutti autori editi in Italia da Iperborea. Cosimini invita anche a guardare alla nuova generazione di scrittori che è rappresentata al meglio da Fríða Ísberg e dal suo romanzo distopico “Il marchio”, pubblicato da La nave di Teseo.

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