Cosa dicono le vendite di Gigaciao sull'editoria del fumetto italiano

Nel 2022, durante Lucca Comics and Games, Simone “Sio” Albrigi, Francesca “Fraffrog” Presentini, Giacomo “Keison” Bevilacqua e Davide “Dado” Caporali hanno annunciato l’apertura di Gigaciao, una nuova casa editrice di fumetti. La risposta iniziale degli addetti ai lavori si è divisa quasi equamente tra una curiosità genuina e un certo scetticismo. Dopo alcuni mesi, nel 2023, Gigaciao ha cominciato a stampare i primi titoli e a raccogliere i primi risultati. Il neonato Scottecs Gigazine, figlio di Scottecs Megazine, ha rapidamente coinvolto un pubblico largo e appassionato di lettori. La storia di Gigaciao, però, comincia molto tempo prima rispetto all’annuncio di Lucca Comics and Games. Come racconta Davide “Dado” Caporali: “Ci è voluto almeno un anno per dare alla nostra idea una forma definitiva, e ci sono voluti ancora altri mesi per andare in stampa. Volevamo essere sicuri di fare bene; non ci siamo dati delle scadenze”. Alla base di tutto, spiega Giacomo “Keison” Bevilacqua, ci sono sempre stati due elementi: l’amicizia che unisce gli autori-editori che hanno fondato la società e la voglia di coinvolgere le persone. “Sono stato contattato da Dado e Sio”, racconta Bevilacqua, “che erano convinti che fosse il momento giusto per provarci. Non lo nascondo: all’inizio anche io ero piuttosto scettico. Sono entrato in società in punta di piedi. Però c’era anche la consapevolezza che solo loro potevano riuscire in un’impresa del genere. Ho capito rapidamente che non c’era nessuna presunzione. Dove non arrivano le nostre competenze, Gigaciao è pronta di affidarsi ad altri professionisti”. La società, continua Bevilacqua, “è stata fondata da noi quattro, però la persona che si sta impegnando di più nell’organizzazione e nella gestione è Dado: è lui che segue tutti i processi. L’editoria è una macchina enorme, che ha i suoi meccanismi e le sue regole; gestirla è tosta e non è per niente facile, ma impegnandosi si possono avere dei risultati”. “Sapevamo già tante cose prima di iniziare”, continua Caporali, “altre le abbiamo dovute scoprire da soli. E ci siamo scontrati con una serie di questioni”. Per esempio? “Per esempio, tutte le dinamiche che ci sono dietro la distribuzione, dal punto di vista economico e organizzativo. O le tante zone grigie che riempiono l’editoria, che burocraticamente è un sistema fermo a decine e decine di anni fa”. Per questo ci è voluto tanto per partire: “Noi abbiamo iniziato a stampare quando la carta aveva già raggiunto un prezzo molto alto, e ciò nonostante ce l’abbiamo fatta. Ci siamo adeguati”. L’editoria, però, rimane un mondo pieno di contraddizioni. “Il conteggio delle copie per le royalties degli autori è totalmente demandato agli editori”, spiega Caporali, “e ogni editore, volendo, può dare una risposta non corrispondente alla realtà. Noi aspettiamo di sapere dalla distribuzione quanto è stato venduto e ci rifacciamo a quel numero. Gli autori non hanno alcun tipo di tutela; si devono fidare e basta”. Al momento, con Gigaciao lavorano circa “dieci collaboratori”, e se alcuni sono più regolari altri sono a progetto. “Abbiamo un dipendente”, dice Caporali, “e contiamo di assumerne presto altri due. Parallelamente, stiamo lavorando con diversi autori, tra i sei e i dieci, se escludiamo noi quattro. E l’anno prossimo siamo decisi ad aumentare ulteriormente i libri firmati da altri fumettisti”. Un discorso interessante è quello che riguarda il target di riferimento di Gigaciao. Pochi mesi fa, è stato pubblicato Tutto un altro Lupo Alberto, un volume che celebra i cinquant’anni del personaggio creato da Silver. “Ed è un titolo che dimostra chiaramente che Gigaciao non vuole seguire una sola direzione”, dice Bevilacqua. “Faccio un esempio. Ho scritto il mio ultimo fumetto insieme a un neuroscienziato ricercatore della Sapienza, e per quanto possa essere letto da chiunque è chiaro che ci sono diversi piani e livelli di approfondimento. Quindi, insomma, vogliamo spaziare. Non ci facciamo guidare solamente dal dato dell’età, che conta e che ha un suo fondamento con alcuni dei nostri libri; raccontiamo le storie che abbiamo in mente, sapendo chi le leggerà e sapendo soprattutto che verranno capite. Come autori e come autrici, noi abbiamo sempre variato tanto. E questo è un fatto. Basta dare un’occhiata alle nostre pubblicazioni. Non faremo mai un fumetto erotic-horror. Ma questo non significa che non possiamo sperimentare”. Rispetto ad altri editori, Gigaciao continua a puntare ancora molto sulla distribuzione in edicola. “Sostanzialmente”, dice Caporali, “per due ragioni. La prima è il riscontro economico più immediato, la seconda la capillarità che c’è nella distribuzione. Grazie alle edicole è più facile raggiungere i lettori che vivono in un comune più o meno isolato. E poi vendere tante copie in edicola è un vantaggio. Noi avevamo esperienze pregresse e sapevamo quanto potevamo fare. Per qualcuno, è stato un azzardo. Per noi, invece, è stata la scelta più sicura”. Il titolo di Gigaciao che vende di più, Scottecs Gigazine, gode proprio della distribuzione in edicola. “Parliamo di circa 15mila copie vendute al mese”, sottolinea Caporali. “Poi ci sono i canali di Amazon, delle librerie e delle fumetterie. In fumetteria, Scottecs Gigazine va molto bene. Meglio delle nostre previsioni. Vende circa 2000 copie al mese. E noi, alle fumetterie, ci teniamo tanto: facciamo effettuare anche i resi e stampiamo copertine variant. Su Amazon, vengono vendute altre 2000 copie. In libreria, invece, vendiamo i cofanetti. E anche il cofanetto, che esce ogni quattro mesi, si tiene su questi numeri: tra le 2000 e le 3000 copie”. Il secondo titolo più venduto di Gigaciao è Evviva che bello!: “Al lancio sono stati effettuati circa 10mila ordini. In estate, abbiamo distribuito Evviva che ridere!, che è una raccolta tematica di strisce di Sio; lo abbiamo distribuito in due edizioni: una più economica per le edicole e una leggermente più costosa, con contenuti extra, per Amazon e le librerie. E pure questo è andato bene: solo in edicola, ha venduto circa 11mila copie”. “Nei primi sei mesi di attività”, si inserisce Bevilacqua, “abbiamo fatturato un milione di euro. E anche i più scettici, davanti a questo risultato, hanno dovuto ricredersi. Grazie a questa liquidità, abbiamo potuto reinvestire immediatamente sia nelle persone che hanno lavorato con noi sia in altri fumetti. La cosa principale, per noi, è rendere la casa editrice un ponte, un ponte equo, tra il pubblico e tra gli autori. Non vogliamo tradire nessuno, e ci stiamo impegnando tantissimo su questo. E chi ci legge lo sa”. “Chi lavora con noi”, continua Caporali, “gli autori che – per esempio – firmano storie per il Gigazine, ricevono 100 euro a tavola. Ed è uno standard molto, molto alto per il nostro mercato. Non credo che ci siano tanti editori pronti a pagare la stessa cifra”. Gigaciao, però, resta una società in fase di crescita. E quindi per ora è importante andare alle fiere. “Sia per il contatto con il pubblico”, dice Caporali, “che per il grande riscontro economico. Non dobbiamo aspettare i sei mesi della grande filiera. E ci siamo solo noi e i lettori, senza intermediari. Fare tante fiere, soprattutto nel nostro primo anno, ci ha permesso di reinvestire”. E anche questo, sottolinea Bevilacqua, rappresenta l’ennesima conferma della bontà dell’idea di fondare una nuova casa editrice. “All’ultimo Salone del Libro di Torino, la fila che c’era per me e Fraffrog ha bloccato tutto. Quando siamo andati per la prima volta al COMICON di Napoli siamo riusciti a fare guadagni molto, molto consistenti vendendo piccola gadgettistica”. Il prossimo anno Gigaciao conta di continuare sulla stessa strada, di stampare nuovi titoli dei suoi fondatori e di allargare ulteriormente la propria offerta di storie. “Forse”, dice Caporali, “pubblicherò una raccolta delle storie che firmo per Gigazine, Dragon Village. E poi ci saranno autori che vengono dall’estero: vorremmo pubblicare le strisce online che ci piacciono di più. Siamo intenzionati a continuare a collaborare con Lupo Alberto. Dobbiamo solo capire come”. Usciranno, con buone probabilità, due nuovi libri di A panda piace. Uno, dice Bevilacqua, sicuramente per il Salone del Libro. “Vogliamo impegnarci anche nell’animazione”, conclude Caporali. “A Lucca abbiamo deciso di raccogliere il budget per produrre un cortometraggio totalmente nostro. Ci piacerebbe portarlo alla prossima edizione, nel 2025. L’animazione, rispetto all’editoria, è un terreno ancora più rischioso. Ma noi, ai rischi, ci siamo abituati”.