National Tattoo Day, storia e significato dei tatuaggi nelle diverse culture

Lifestyle
©IPA/Fotogramma

Introduzione

La parola "tatuaggio" deriva dal termine polinesiano tatau, che significa "toccare o segnare". La storia di questa disciplina è antica: fra le prime tracce ci sono i disegni ritrovati sulla pelle della mummia Ötzi, risalente a 5300 anni fa. In Europa hanno attraversato diverse fasi: i Celti si tatuavano immagini relative alle divinità, mentre i Romani li avevano vietati perché riservati ai carcerati o ai criminali. Il primo negozio di tatuaggi ad aprire negli Stati Uniti risale al 1846. Dalla posizione sul corpo alla scelta del disegno, fino alle diverse tecniche, da sempre hanno una valenza anche culturale e non solo estetica

Quello che devi sapere

La ricorrenza

  • Il 17 luglio, negli Stati Uniti, si tiene ogni anno il National Tattoo Day. È un’occasione per riconoscere la storia, la cultura e gli artisti che si dedicano a incidere l'inchiostro in modo permanente sulla pelle.

Per approfondireTatuaggi e trucco permanente, trovati batteri in un inchiostro su tre

Il primo negozio negli Stati Uniti

  • Il primo negozio di tatuaggi aperto negli Stati Uniti risale al 1846. Il proprietario era Martin Hildebrandt, che iniziò la sua attività a New York. Fra i clienti principali c'erano sia soldati dell'Unione che Confederati

 

Illegali a New York

  • Negli anni successivi i negozi di tatuatori non si diffusero molto sul territorio americano, anzi: il loro numero restò molto limitato (nel 1975 erano circa 40). La poca diffusione dei tatuaggi in quegli anni è sicuramente dovuta al fatto che questa pratica diventò illegale a New York nel 1961, in seguito al diffondersi dell'epatite B. La legge, in realtà poco rispettata, rimase in vigore fino al 1997

Tatau

  • La parola "tatuaggio" deriva dal termine polinesiano tatau, che significa "toccare o segnare". Le culture che conoscono e praticano l’arte dei tatuaggi in tutto il mondo sono diverse: in alcuni casi, il modo di realizzare disegni e incisioni è rimasto uguale alle origini

Primi esempi

  • Fra le prime testimonianze di corpi tatuati c’è la mummia Ötzi, la più antica rinvenuta in un ghiacciaio. Risale a circa 5300 anni fa ed è stata ritrovata da alcuni escursionisti nel 1991 nelle alpi dell’ Ötztal in Alto Adige. Sulla sua pelle sono stati contati 61 tatuaggi. Uno studio pubblicato sull'European Journal of Archeology ha spiegato che sono stati probabilmente realizzati a mano tramite uno strumento a punta singola come un ago o una spina

Quattro tecniche antiche

  • Sono state prese in considerazione quattro possibili tecniche antiche: hand-poking, hand-tapping, incision e subdermal tattooing. Sono fra loro diverse, e sono state utilizzate nel corso del tempo. La prima tecnica, per esempio, richiede l’uso di uno strumento tenuto con precisione tra pollice e indice e applicato direttamente sulla pelle. L'hand-tapping, invece, si pratica con alcune tecniche in cui alcune punte vengono inserite nella pelle utilizzando una sorta di martello. L’incision tattooing prevede il taglio superficiale della pelle in modo lineare, in genere utilizzando una lama metallica. Il pigmento viene poi strofinato sulla ferita

I tatuaggi nella storia/1

  • In seguito sono stati rinvenuti tatuaggi anche sulle pitture funerarie dell'antico Egitto e sulle stesse mummie femminili (datate 2000 a.C.). I Celti si disegnavano sulla pelle simboli raffiguranti divinità animali come toro, cinghiale, gatto, uccelli e pesci. Al contrario, nella Roma antica il tatuaggio era vietato: veniva usato solo come strumento per marchiare criminali e condannati. Nei primi secoli del Cristianesimo Papa Adriano ne vietò l’uso nel 787 d.C. Nei secoli successivi, i crociati iniziarono a farsi marchiare con la Croce di Gerusalemme: in questo modo potevano essere riconosciuti come cristiani in caso di morte (e ricevere così appropriata sepoltura)

I tatuaggi nella storia/2

  • Secoli dopo, nel 1700, i marinai europei entrano in contatto con le popolazioni indigene delle isole del Centro e Sud Pacifico: scoprono così il grande valore culturale dei tatuaggi per questi popoli. Gli Hawaiani per esempio si tatuano tre punti sulla lingua a significare uno stato di sofferenza. In Borneo era invece diffuso il disegno di un occhio sul palmo delle mani come guida spirituale. A Samoa era celebre il “pe’a”, un tatuaggio che ricopriva tutto il corpo: per realizzarlo erano necessari cinque giorni. In Nuova zelanda i Maori firmavano i loro trattati disegnando i loro "moko", tatuaggi facciali personalizzati

I significati dei tatuaggi polinesiani

  • Secondo quanto riferito da Icon Magazine, i principali disegni tatuati nelle isole della Polinesia hanno ciascuno un significato diverso. Nella tradizione di questo arcipelago, per esempio, gli uccelli rappresentano la libertà e la capacità di elevarsi oltre le cose terrene. Spesso, per rappresentare unicità e orgoglio, si decide di raffigurare un esemplare diverso degli altri al centro di uno stormo. L’amo da pesca rappresenta invece prosperità e fortuna, dato che per i polinesiani la pesca è una delle principali fonti di sostentamento. E ancora, la balena equivale a famiglia e abbondanza mentre il cerchio – come anche in altre culture – è l’unità tra i popoli e le origini dell’uomo

I tatuaggi nella cultura giapponese

  • I tatuaggi giapponesi sono chiamati Irezumi o Horimono, con connotazione negativa o decorativa o spirituale. La pratica in Giappone ha origini antiche, esistono rappresentazioni del 5000 a.C. di uomini col volto tatuato. Nel VII secolo le influenze cinesi importarono l’accezione “negativa” del tattoo, per molto tempo visto come distintivo di condannati e criminali. In seguito diventò anche simbolo dell’amore segreto e passionale, e gli amanti di tatuavano un puntino nero sulle mani che diventava un punto di unione intimo nella famosa “stretta di mano”. Anche l’abitudine di tatuarsi in una zona del corpo il nome dell’amato era già comune nell’antico Giappone. I tatuaggi Horimono, come li conosciamo oggi, si sono sviluppati a partire dalla fine dell’800, e hanno vissuto periodi di popolarità alternati a momenti di illegalità. I tattoo non erano infatti diffusi nell’alta società. La pratica è diventata legale solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e per molto tempo è stata comunque considerata immorale o vicina al mondo della yakuza. Oggi tra i simboli più comuni ci sono leoni, serpenti, carpe, dragoni, fiori di ciliegio, onde

I tatuaggi nell’Islam

  • Sia la religione ebraica che quella musulmana vietano i tatuaggi permanenti. L’Islam consentite solo i tatuaggi temporanei fatti con l'henna, pigmento organico di color rosso-amaranto, ricavato da una pianta. Nella tradizione araba e anche in quella indiana sono le donne a usare questa tecnica (ad esempio le spose). Gli uomini musulmani, in particolare i praticanti sunniti, usano l'henna per tingersi capelli, barba, mani e piedi. In alcune zone dell’Egitto e tra i nomadi musulmani sciiti le donne e i bimbi vengono tatuati in maniera permanente con piccoli cerchietti o sottili linee verticali, sia sul mento che tra le due sopracciglia

Le diverse parti del corpo

  • C’è un significato anche nella posizione scelta per i singoli tatuaggi: secondo Amanda Pate, tatuatrice veterana, quelli sul lato sinistro sono più significativi per si trovano sul lato del cuore. Tatuarsi l’avambraccio, secondo alcune interpretazioni, sarebbe segno di grande sicurezza perché può essere nascosto solo con le maniche lunghe. Il disegno è posizionato sul collo, invece, segnalerebbe apertura verso il prossimo. I tatuaggi sulla schiena sono percepiti come discreti perché non possono essere visti facilmente. Il tatuaggio in questa parte del corpo simboleggia le nostre fondamenta, la stabilità che abbiamo.

Per approfondireVaticano, nuove regole per i dipendenti: vietati piercing, tatuaggi e convivenze