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Salone del Libro, Erin Doom: "Convivo con l'ansia e combatto i pregiudizi sul romance"

Lifestyle

Ludovica Passeri

Abbiamo incontrato la regina italiana del genere rosa al Salone del Libro di Torino, in cui ha un ruolo di primo piano come curatrice di una delle sette sezioni. Il passaggio dall'anonimato alla notorietà, la timidezza e qualche elemento sul prossimo libro

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Un anno fa Erin Doom, l’autrice del Fabbricante di lacrime, il libro più venduto del 2022, era ancora sotto anonimato. Oggi cura una delle sette sezioni del Salone di Torino, quella dedicata al Romance e si aggira tra gli stand della kermesse circondata da schiere di giovani lettori. Matilde - il cognome non è stato rivelato - ci ha parlato della sua battaglia contro i pregiudizi sul genere rosa e delle sue fragilità. “Non avere paura della emozioni” è il suo motto. Un principio che applica sia alla lettura sia alla sua vita personale. L'abbiamo incontrata a Torino.




Come sono stati gli ultimi mesi?

È stata una svolta drastica. L'ultima volta che sono stata al Salone del Libro non sono riuscita a entrare allo stesso evento in cui si parlava di me, perché la mia identità era ancora segreta ed era pieno di gente. Oggi sono qui in questa veste ufficiale.



Perché hai scelto di continuare a tenere nascosto il tuo cognome?

Non è un segreto di stato, ma mi permette di restare sia Matilde sia Erin Doom con tutta la serenità del caso. Non sono pronta a gettare totalmente la maschera. Per ora non penso di rivelarlo. Ho sempre cercato di affrontare questo percorso in un modo confacente al mio modo di essere e alla mia indole.

 

Come hai vissuto ed elaborato questi grandi cambiamenti?

Sono molto ansiosa. L'ansia è una compagna fedele e ha accompagnato anche il mio ultimo anno. Certe volte mi blocca, mi ostacola; altre mi dà la carica. Ho imparato a conviverci. Ho ancora paura delle interviste per la TV ad esempio.

 

Sei stata travolta dalla popolarità, è difficile avvicinarti anche qui al Salone perché sei circondata da schiere di lettori, spesso giovanissimi. Eri pronta a tutto questo?

No, ma ho fatto un grande lavoro di preparazione. Per qualcun altro lo svelamento di identità poteva essere uno sbocco naturale. Per me no, io sono timida e insicura fino al midollo. Non mi sono pentita però di averlo fatto. 



Come vivi il fatto di essere una Millennial circondata da Gen Z?

Vedo nei loro occhi lo stesso smarrimento, la stessa paura di non trovare la propria strada che ha caratterizzato la mia generazione, è un problema universale. Quello che li rende diversi è la loro immersione totale nei socal, perché, anche se è vero che queste piattaforme rappresentano un’opportunità, possono diventare trappola. Nessuno sottolinea abbastanza quali siano i pregi della GenZ: hanno meno tabù nei sentimenti e sulla gestione delle emozioni di quanti ne avessimo noi. Sanno esprimere le loro emozioni. Penso che per questo siano avidi lettori di romance.

 

Il romance è già entrato al Salone del Libro ma lo spazio dedicato quest’anno a questo genere è senza precedenti. Come lo interpreta?

Direi che nell'edizione precedente è stato riconosciuto, ma quest'anno è stato istituzionalizzato. Ho deciso di insistere su una definizione semplice ma efficace di romance: un genere che parla di emozione e che non si vergogna di farlo.

 

 

Possiamo parlare di una rivincita?

Si è sempre portato dietro una scia di pregiudizi, considerato quasi frivolo e delegittimato in quanto “cosa da donne”, marchiato come non all'altezza. Ancora oggi, nonostante abbia conquistatoto una fetta importante di mercato, fa fatica ad essere percepito per la sua complessità. Ho costruito incontri che esaltassero le varie sfumature del romance che non è un genere rigido, ma contempla tantissime varianti e abbiamo voluto rappresentarle tutte.

 

Prossimo libro?

Sto scrivendo.

 

Un séguito?

Magari un séguito. Ci aggiorniamo in autunno.