Su e giù dall’Himalaya con un team di sole donne, l’impresa di Marion Hearty

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Federico Leoni

Federico Leoni

©MathisDumas

Prima donna a raggiungere la vetta himalayana del Lobuche Peak per ridiscendere freeride in snowboard, presenta il documentario "Didi" in cui, oltre alla sua impresa, racconta a Sky TG24 anche la storia delle cinque donne che hanno fatto parte del suo team di sherpa: "Era importante dare loro visibilità. Fanno un lavoro duro, ma non hanno la possibilità di essere viste e di ottenere il giusto riconoscimento"

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Didi in nepalese significa "donna" o "sorella maggiore". Didi è anche il soprannome di Marion Haerty, prima donna a raggiungere la vetta himalayana del Lobuche Peak (6.117 metri) per ridiscendere poi sullo snowboard. Alla sua impresa - che è anche un inno alla natura selvaggia, all'esplorazione e all'emancipazione - è stato ora dedicato un documentario di The North Face intitolato per l'appunto "Didi". Tra le snowboarder più premiate di sempre, Marion Haerty ha deciso di abbandonare l'agonismo puro per sfidare sé stessa: "Lo snowboard non è solo collezionare medaglie, ma anche incontrare persone e vivere momenti straordinari. Dopo quattro titoli mondiali volevo esprimermi altrove". 

"Un progetto per dare visibilità al lavoro delle donne"

Scalare il Lobuche Peak ha significato per Marion anche immergersi nella straordinaria cultura himalayana. Ad accompagnarla un team di sherpa tutto al femminile: cinque donne fortissime che in montagna superano gli stereotipi di genere, decisamente radicati in Nepal. "Nel realizzare questo progetto", spiega Marion a Sky TG24, "era importante dare visibilità a donne che spesso restano nell'ombra, in tutto il mondo. Donne che fanno un lavoro duro, ma non hanno la possibilità di essere viste e di ottenere il giusto riconoscimento".  

 

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"Lo sport può aiutare le ragazze a essere indipendenti"

Un team vincente che si propone anche come fonte d'ispirazione. "Sono fermamente convinta che lo sport in generale possa aiutare le donne e le ragazze a essere più indipendenti. Soprattutto quando praticando una disciplina sportiva si crea un sentimento di sorellanza: lo sport diventa così un vero strumento di crescita personale". Nel mondo di oggi, dove tutto sembra già visto e ogni luogo è a portata di click, c'è ancora spazio per l'esplorazione? "Sicuramente! L’esplorazione è legata indissolubilmente alla nostra creatività, alla nostra immaginazione. Ci sono così tante opportunità, basta avere una mentalità aperta e lasciarsi incuriosire". 

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Nella foto, Marion Haerty (in ginocchio al centro) assieme alle sherpa con cui a scalato il Lobuche Peak in Nepal - ©MathisDumas

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