La storia del topo cattivo, un fumetto per raccontare il trauma

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Gabriele Lippi

Gabriele Lippi

L'opera di Bryan Talbot torna in una nuova edizione pubblicata da Tunué. L'occasione perfetta per riscoprire un lavoro essenziale

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Il fumetto ha storicamente fatto fatica per imporsi come forma di racconto di pari dignità rispetto alla letteratura. Eppure esistono casi eccezionali in cui un’opera risulti talmente meritoria da finire persino nei percorsi formativi ufficiali dei giovani. È il caso, per esempio, di La storia del topo cattivo, fumetto pubblicato nel 1994 dal maestro britannico Bryan Talbot e oggi riproposto in Italia in una nuova elegante edizione cartonato da Tunué (144 pagine a colori, 19,90 euro).

La fuga di una giovane senzatetto

Si tratta di una graphic novel che segue la fuga di Helen, una giovane senzatetto che vaga per Londra priva di riferimenti, segnata dai traumi di un passato troppo doloroso, con un ratto come unico vero amico. La morte del ratto porterà Helen a lasciare la grigia e opprimente Londra per cercare rifugio e pace nel verde del Lake District, a Nord dell’Inghilterra, dove piano piano riuscirà a costruirsi una nuova vita trovando la forza per affrontare il suo passato e chiudere i conti con esso.

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Un espediente narrativo

La storia del topo cattivo ha una genesi particolare. Oggi è un testo utilizzato come strumento didattico in molti centri antiviolenza inglesi, ma inizialmente la violenza sessuale subita dalla piccola protagonista a opera del padre doveva essere solo un dettaglio di trama in grado di mettere in moto i meccanismi del viaggio di Helen. Volontà primaria di Talbot era quella di rendere omaggio alla bellezza del Lake District e alla scrittura di Beatrix Potter, autrice sulle tracce della quale si muove la protagonista.

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Il cambio di rotta nel racconto

La scelta di questo espediente narrativo portò Talbot ad approfondire e documentarsi sul tema degli abusi su minori, fino a deviare il flusso naturale del racconto a cui stava lavorando. “Questo tema era troppo importante per tenerlo ai margini: avevo bisogno di cambiare la natura della storia per trattarlo”, racconta in una interessantissima postfazione che chiude il libro pubblicato da Tunué (la prefazione è invece firmata da Neil Gaiman ed è presente anche una seconda postfazione di Jennifer Guerra).

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I disegni

Profondo anche il lavoro di adattamento del suo stile grafico alle esigenze della storia che Talbot ha voluto affrontare per rendere La storia del topo cattivo più facilmente fruibile possibile anche a chi avesse poca dimestichezza col medium del fumetto. Il tratto è lineare e favolistico, si avvicina alle illustrazioni di Beatrix Potter, la composizione della tavola agevola certamente l’esperienza di lettura, contribuendo a fare de La storia del topo cattivo un fumetto che tutti dovrebbero leggere.

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Bryan Talbot, La storia del topo cattivo
Bryan Talbot, La storia del topo cattivo, Tunué, 144 pagine a colori, copertina rigida, 19,90 euro

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