Alicia Giménez-Bartlett: "Se non si vive davvero, non si scrive bene"

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Filippo Maria Battaglia

Filippo Maria Battaglia

©Getty

Una delle più apprezzate scrittrici spagnole torna in libreria con un'indagine con protagoniste due giovani poliziotte. E durante "Incipit", la rubrica di Sky TG24, dice: "Oggi  molti autori di gialli pensano che sorprendere il lettore sia la cosa più importante. Io non sono d'accordo: il giallo è un modo per spiegare la realtà"

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Alicia Giménez-Bartlett è tornata, ma stavolta Petra non c'è. Nel suo nuovo romanzo ("La presidente",  trad. di Maria Nicola, Sellerio, pp. 146, euro 16), una delle scrittrici spagnole più lette degli ultimi anni, amata in Italia anche grazie al personaggio dell'ispettrice che ha ispirato diverse storie firmate Sky Original, ha deciso stavolta di raccontare la prima indagine di due sorelle, fresche di diploma all’accademia e alle prese con la morte di una politica che molti hanno voglia di derubricare a semplice fatalità.

"Avevo voglia di cambiare, portando nella pagina due poliziotte al loro debutto professionale", racconta a "Incipit" Giménez-Bartlett. Che in questa intervista parla anche del rapporto tra vita e scrittura ("se uno non vive davvero, non scrive bene"), dell'importanza della pazienza ("serve sempre far raffredare le cose") e dei rischi e delle tentazioni del mestiere di scrittore: "Oggi  - spiega - molti autori pensano che sorprendere il lettore sia la cosa più importante. Io non sono d'accordo: il giallo non è un circo, ma un modo per spiegare la realtà".

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